venerdì 28 febbraio 2014

TECNICA E IL «SENSO» GRECO DELLA «COSA» (CAP. 2)



In tutta la tradizione del pensiero filosofico, dalle origini al XIX secolo, il «Divenire delle Cose» (ossia «L’ Esser-Cosa», come oscillazione tra «L’ Essere» e il «Niente») viene inteso non come l’ aspetto definitivo e conclusivo, ma come l' aspetto originario e originariamente manifesto del «Senso» della «Cosa»: come l’ aspetto che, per quanto indubitabile e prioritario, deve essere però integrato dall’ affermazione dell’ esistenza di una realtà «Indiveniente», «Eterna», «Immutabile», «Divina», e deve essere così integrato, appunto perché è la «Verità» stessa a richiederlo.
L’ evocazione Greca del «Senso» della «Cosa» sprigiona cioè la «Volontà di Dominio», ma questa «Volontà» è circondata dai limiti invalicabili della «Divina Realtà Immutabile» e delle sue proiezioni nel mondo (le Leggi di natura, Fisiche, Psichiche, Morali, Politico-Giuridiche, ecc.). 
Con la Filosofia Contemporanea incomincia, invece, ed è tuttora in atto, un processo di autocritica della Filosofia, dove vien messa sempre più in questione ogni «Verità» che presuma presentarsi come «Incontrovertibile e Immutabile», e ogni «Realtà» «Indiveniente ed Eterna». Ma anche nella Filosofia Contemporanea continua a rimanere fermo il «Senso» Greco della «Cosa»; anzi si presenta nella sua maggiore purezza e radicalità, in quanto l’ oscillazione delle «Cose» tra «l’ Essere» e il «Niente» non è più intesa soltanto come l’ aspetto originario e originariamente evidente delle «Cose», ma anche come il loro aspetto definitivo. In questo modo la «Volontà di Dominio» non trova più alcun limite nell’ esistenza di una realtà «Immutabile» , ma può spingersi sino a progettare il «Dominio» della totalità stessa delle «Cose». Un «Dominio» che sembra tanto più concreto e lontano dall’ utopia quanto più efficace e potente si presenta il Sapere Scientifico, che forse più di ogni altro fattore ha contribuito a mettere in questione l’ idea di una  «Verità» o di una «Realtà» «Immutabili». La Filosofia Contemporanea è pertanto completamente solidale con la «Scienza Moderna» e con la Civiltà della «Tecnica». 
Ma è ancora completamente aperta la questione di fondo, sulla quale nessuno si interroga, ma dalla quale dipende il «Destino dell’ Occidente e dell’ Intero Pianeta»:
Qual’ è la «Verità» del «Senso» Greco della «Cosa»? e dunque: Qual’ è la «Verità» della nostra Civiltà? Queste domande ne portano con sé un' altra: Qual’ è la «Verità» della negazione della «Verità»?

Sino a che queste domande restano senza risposta, ogni pretesa di comprendere il «Senso» della nostra esistenza nella Civiltà della «Tecnica» è destinata a fallire; come lo sono tutti i tentativi di risolvere i problemi concreti del nostro tempo. Se alla loro radice si trova la «Volontà di Dominio» e di «Potenza» (la Volontà che oggi si presenta come possibilità di distruzione della Terra) e se la «Volontà di Potenza» si sprigiona dal «Senso» Greco della «Cosa», allora la possibilità del tramonto della «Volontà di Potenza» è affidata innanzi tutto alla possibilità del tramonto di quell’ evento gigantesco che è l’ apertura del «Senso» Greco della «Cosa». 
Ma affinché questa possibilità sia autentica, è innanzi tutto necessario conoscere gli «Abissi» e le «Altezze» del pensiero filosofico, e la sua crescita storica, e il suo incarnarsi negli eventi e nelle forme della nostra civiltà .    
    

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