Per rendere abitabile un luogo, l' uomo si serve di strumenti. I
Greci chiamavano «Téchne» l' arte di usarli bene. All' inizio l' «Abitare» è il
fine di ogni agire umano; la «Téchne» è il mezzo. Anche quando ha attraversato
oceani, deserti e cieli, l' uomo si è mosso per rendere più desiderabile il
proprio modo di abitare la Terra, cioè il proprio modo di essere. Poi la «Téchne»
dei Greci è divenuta la «Tecnica della Scienza Moderna».
Oggi la salvezza presenta tratti sempre più terreni.
Piuttosto che da Dio «gli uomini» la attendono dalla Tecnica. La
salvezza è la desiderabilità del luogo da essi abitato. Ma quanto più la
Tecnica diventa indispensabile all' «Abitare» , quanto più diventa necessario
non ostacolarne la crescita e la «Potenza» , tanto più essa si allontana dal
proprio carattere di strumento e diventa lo scopo dell' uomo, ciò a cui tutto è
subordinato. Gira la ruota dei mezzi
e dei fini: i mezzi salgono in alto e diventano fini; i fini discendono
e diventano mezzi, strumenti. Prima, l' «Abitare» si serve della Tecnica per
diventare sempre più desiderabile; poi la «Tecnica» incomincia a servirsi dell'
«Abitare» per essere sempre più «Potente». E diventa sempre meno necessario
abitare la Terra.
Gli strumenti si
logorano; gli scopi vengono salvaguardati. Abitando oltre la Terra, l'
uomo si illude di diventare l' abitatore e il padrone della «Potenza» crescente
della Tecnica. Invece è la Tecnica che, inevitabilmente e a ragione, diventa la
nuova abitatrice e padrona dell' «Essere» e si serve delle vecchie abitazioni
dove l' uomo crede ancora di aver trovato la salvezza. Esiste un gigantesco piano inclinato lungo il quale vanno
scivolando, verso la propria fine, le grandi forze dell’ occidente (Capitalismo,
Democrazia, Cristianesimo). In breve: è inevitabile che il piano inclinato, che
sta facendo cadere tutte le forme della nostra civiltà, faccia scivolare e
cadere anche l' Islam, conducendolo alla sua fine. Ciò che inclina quel piano
è, da un lato, il cuore della modernità, ossia il pensiero filosofico degli
ultimi duecento anni, che mostra l' inevitabilità e irrefutabilità della «Morte
di Dio»; dall' altro lato è la Tecnica guidata dalla Scienza Moderna.
Al di là della concezione
Scientistico-Tecnicistica della Tecnica, la dimensione autentica della
Tecnica è l' unità dei due lati. Il piano inclinato conduce tale dimensione al «Dominio
sul mondo». Le forze che oggi intendono servirsi della Tecnica sono infatti
destinate a servirla. Non devono intralciarne il funzionamento, e quindi è inevitabile
che la «Potenza» della Tecnica divenga il loro scopo ed esse divengano il mezzo
perché cresca tale «Potenza». Lungo il piano inclinato, stiamo andando verso
un' epoca in cui la Tecnica non serve più per realizzare il Profitto, la
Democrazia, il Cristianesimo; ma... Profitto, Democrazia, Cristianesimo (come il
Socialismo reale) servono per aumentare la «Potenza» della Tecnica.
Della Tecnica intende servirsi
anche l' Islam. Intende servirsi della razionalità Scientifico-Tecnologica,
tipica figlia della nostra civiltà, per salvaguardare e rafforzare i propri
valori (il che ha dunque un significato ben più profondo della circostanza,
terribile ma banale, che gli integralisti islamici si servono di prodotti dell'
industria occidentale per colpire l' Occidente).
L' affinità tra Islam e Cristianesimo, poi, è accentuata dal
comune fondamento filosofico. Per la Chiesa Tommaso d' Aquino rimane il
principale punto di riferimento; ma Tommaso è estremamente vicino ad Avicenna
che è tra i maggiori filosofi dell' Islam. In Occidente il Cristianesimo è però
andato incontro a una critica sempre più serrata da parte della cultura
moderna, innanzitutto filosofica. È per questa critica , la quale si rivolge
insieme ai fondamenti filosofici tradizionali del Cristianesimo , che, in
quest' ultimo, integralismo e intolleranza si son fatti sempre più in disparte
o hanno assunto forme sempre meno violente. Alla cultura islamica è invece mancata l' esperienza della
Filosofia moderna. Se per l' Islam esiste un Satana contro cui combattere, esso
non è l' edonismo occidentale, ma è il pensiero filosofico degli
ultimi due secoli, che mostra l' inevitabilità della «Morte di Dio» , laddove
Islam significa sottomissione al volere di Dio .
La Filosofia del nostro tempo non ha legittimato soltanto le
forme di vita che risultano intollerabili alla coscienza islamica, ma ha
spianato il terreno dove la volontà di «Potenza» della Tecnica è legittimata a
progettare il dominio crescente sul mondo.
Se Dio è morto, non può esistere alcun limite alla Volontà di trasformare
il mondo. Un legame profondo e indissolubile unisce la Tecnica e la Filosofia
del nostro tempo; e l' Islam si illude di servirsi della Tecnica contro quella
civiltà dell' Occidente che, anche quando lo ignora, ha nella Filosofia del
nostro tempo la propria punta di diamante! Si illude, l' Islam, di potersi
servire dell' arma contro la mano che saldamente la impugna. La Tecnica rispecchia la «Morte
di Dio» ed è quindi il cavallo di Troia contro chi vuole servirsene affinché
sia fatta la Volontà di Dio.
All' inizio della sua vicenda
terrena l' uomo è
oppresso dall' angoscia. Dolore e morte lo avvolgono e lo attraversano. È impotente.
Accade altro da ciò che egli brama. Tenta allora di salvarsi: cibo, riparo,
vesti, armi. Usa le cose della natura che gli toccano in sorte: le assume come
mezzi per produrre altre cose che gli diano quel che egli brama. L' antica
lingua Greca chiama «Tyche» ciò che tocca in sorte ai mortali, e «Téchne» l'
organizzazione di mezzi per la produzione di scopi. Da «Téchne» proviene la parola
«Tecnica». Quel che tocca al mortale proviene dalle «Potenze» più alte e divine.
Ma esse avvolgono anche la «Téchne»: solo esse le consentono di essere «Potente».
Mezzo millennio prima di Cristo, però, la Filosofia spinge il mito al tramonto.
Dolore e morte angosciano perché imprevedibili. Il Mito stabilisce sì il «Senso»
supremo del mondo, e pertanto è previsione degli eventi, che a tale «Senso»
debbono sottostare; ed è rimedio contro l' angoscia.
La Filosofia evoca un «Senso» inaudito della «Verità», E
scorge che il Mito non ha «Verità». D' altronde, se l' aura di «Tyche» è il
Divino, «Tyche» significa anche «Caso», evento fortuito e imprevedibile. La
casualità si riversa quindi anche sulla «Téchne» e sulla sua efficacia.
Esigendo che la salvezza dall' angoscia sia «vera» e che «veri» siano la
previsione e il Divino che essa manifesta, la Filosofia esige che anche la «Téchne»
sia liberata dal caso e guidata dalla «Verità». Una «Verità» che non è quella
assolutamente innegabile, chiamata «Episteme» dai Greci; e che tuttavia non è «Prevaricazione»,
perché evita di violare i «Limiti» dell' agire umano, stabiliti dall' «Episteme».
E lo evita non solo rispetto all' agire tecnico, ma anche a quello etico e
politico.
Non intende violare
i limiti stabiliti dall' «Episteme», nemmeno la forma di Tecnica che è resa
possibile dalla Scienza Moderna, da Galilei alla scienza del XIX secolo.
Volendo essere «filosofo» naturale, Galilei respinge sì la Fisica aristotelica,
ma non si occupa, pertanto non mette in questione, il quadro epistemico
globale, dove si manifesta l' «Essere immutabile e divino», «Sempre salvo» dal
nulla, come dice Aristotele.
Per la
Scienza Moderna la previsione può avere «Potenza» solo se è
primariamente costituita da una ragione che conosce il carattere «matematico» della
natura. Vera Tecnica è pertanto quella matematicamente fondata. Ma è per avere «Potenza»
(per salvarsi dal dolore e dalla morte) che l' uomo dà alla Tecnica un
fondamento matematico: non è per avere una conoscenza matematica del mondo che
l' uomo vuol essere «Potente».
La «Potenza»,
non la matematicità del sapere, definisce cioè la Tecnica Moderna. La Tecnica
matematica è il mezzo più «Potente» , anche della «Fede» che muove le montagne (che
dunque è essa stessa, come il mito arcaico, una forma di Tecnica). L' evento
decisivo della storia moderna è il tramonto dell' «Episteme» e della tradizione
occidentale. Nel sottosuolo della Filosofia si forma, negli ultimi due secoli,
il pensiero capace di distruggere la convinzione che esista una «Verità
assoluta», «Epistemica», in cui si mostri l' Essere immutabile e sempre salvo dal
nulla. Quel sottosuolo è cioè la conferma di fondo di quanto accade nelle
scienze matematiche e fisiche, che si rendono conto non solo di non essere «Episteme»,
ma di avere «Potenza» proprio in quanto non lo sono. La «Verità» della tradizione
rende impotenti. La «Potenza» non è più separata dal caso.
La Tecnica, quindi, non può più essere sottoposta a limiti ,
dunque viola limiti che non devono essere violati. Ma se la verità dell' «Episteme»
e il Divino immutabile non esistono, perché «Non si deve» oltrepassare qualsiasi
limite che impedisca alla Tecnica di accrescere indefinitamente la propria «Potenza»?
La cultura dell' Occidente (a maggior ragione dell' Oriente) non può arginare
il «Dominio della Tecnica». Perché la Tecnica sia condotta essa stessa al
tramonto occorre ben altro.
Le grandi
forze dell' Occidente (Democrazia, Capitalismo, Cristianesimo, Islam,
ecc.) si illudono ancora di servirsi della Tecnica per realizzare i loro valori.
Ma una Tecnica che ha come scopo la realizzazione di uno di questi valori è essenzialmente
«più debole» della Tecnica che invece ha come scopo l' incremento indefinito
della propria «Potenza», e che sta facendosi avanti a grandi passi.
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