sabato 1 febbraio 2014

LA «POTENZA» DELLA TECNICA (CAP. 1)


Per rendere abitabile un luogo, l' uomo si serve di strumenti. I Greci chiamavano «Téchne» l' arte di usarli bene. All' inizio l' «Abitare» è il fine di ogni agire umano; la «Téchne» è il mezzo. Anche quando ha attraversato oceani, deserti e cieli, l' uomo si è mosso per rendere più desiderabile il proprio modo di abitare la Terra, cioè il proprio modo di essere. Poi la «Téchne» dei Greci è divenuta la «Tecnica della Scienza Moderna».
Oggi la salvezza presenta tratti sempre più terreni. Piuttosto che da Dio «gli uomini» la attendono dalla Tecnica. La salvezza è la desiderabilità del luogo da essi abitato. Ma quanto più la Tecnica diventa indispensabile all' «Abitare» , quanto più diventa necessario non ostacolarne la crescita e la «Potenza» , tanto più essa si allontana dal proprio carattere di strumento e diventa lo scopo dell' uomo, ciò a cui tutto è subordinato. Gira la ruota dei mezzi e dei fini: i mezzi salgono in alto e diventano fini; i fini discendono e diventano mezzi, strumenti. Prima, l' «Abitare» si serve della Tecnica per diventare sempre più desiderabile; poi la «Tecnica» incomincia a servirsi dell' «Abitare» per essere sempre più «Potente». E diventa sempre meno necessario abitare la Terra. 
Gli strumenti si logorano; gli scopi vengono salvaguardati. Abitando oltre la Terra, l' uomo si illude di diventare l' abitatore e il padrone della «Potenza» crescente della Tecnica. Invece è la Tecnica che, inevitabilmente e a ragione, diventa la nuova abitatrice e padrona dell' «Essere» e si serve delle vecchie abitazioni dove l' uomo crede ancora di aver trovato la salvezza. Esiste un gigantesco piano inclinato lungo il quale vanno scivolando, verso la propria fine, le grandi forze dell’ occidente (Capitalismo, Democrazia, Cristianesimo). In breve: è inevitabile che il piano inclinato, che sta facendo cadere tutte le forme della nostra civiltà, faccia scivolare e cadere anche l' Islam, conducendolo alla sua fine. Ciò che inclina quel piano è, da un lato, il cuore della modernità, ossia il pensiero filosofico degli ultimi duecento anni, che mostra l' inevitabilità e irrefutabilità della «Morte di Dio»; dall' altro lato è la Tecnica guidata dalla Scienza Moderna. 
Al di là della concezione Scientistico-Tecnicistica della Tecnica, la dimensione autentica della Tecnica è l' unità dei due lati. Il piano inclinato conduce tale dimensione al «Dominio sul mondo». Le forze che oggi intendono servirsi della Tecnica sono infatti destinate a servirla. Non devono intralciarne il funzionamento, e quindi è inevitabile che la «Potenza» della Tecnica divenga il loro scopo ed esse divengano il mezzo perché cresca tale «Potenza». Lungo il piano inclinato, stiamo andando verso un' epoca in cui la Tecnica non serve più per realizzare il Profitto, la Democrazia, il Cristianesimo; ma... Profitto, Democrazia, Cristianesimo (come il Socialismo reale) servono per aumentare la «Potenza» della Tecnica. 
Della Tecnica intende servirsi anche l' Islam. Intende servirsi della razionalità Scientifico-Tecnologica, tipica figlia della nostra civiltà, per salvaguardare e rafforzare i propri valori (il che ha dunque un significato ben più profondo della circostanza, terribile ma banale, che gli integralisti islamici si servono di prodotti dell' industria occidentale per colpire l' Occidente). 
L' affinità tra Islam e Cristianesimo, poi, è accentuata dal comune fondamento filosofico. Per la Chiesa Tommaso d' Aquino rimane il principale punto di riferimento; ma Tommaso è estremamente vicino ad Avicenna che è tra i maggiori filosofi dell' Islam. In Occidente il Cristianesimo è però andato incontro a una critica sempre più serrata da parte della cultura moderna, innanzitutto filosofica. È per questa critica , la quale si rivolge insieme ai fondamenti filosofici tradizionali del Cristianesimo , che, in quest' ultimo, integralismo e intolleranza si son fatti sempre più in disparte o hanno assunto forme sempre meno violente. Alla cultura islamica è invece mancata l' esperienza della Filosofia moderna. Se per l' Islam esiste un Satana contro cui combattere, esso non è l' edonismo occidentale, ma è il pensiero filosofico degli ultimi due secoli, che mostra l' inevitabilità della «Morte di Dio» , laddove Islam significa sottomissione al volere di Dio . 
La Filosofia del nostro tempo non ha legittimato soltanto le forme di vita che risultano intollerabili alla coscienza islamica, ma ha spianato il terreno dove la volontà di «Potenza» della Tecnica è legittimata a progettare il dominio crescente sul mondo. 
Se Dio è morto, non può esistere alcun limite alla Volontà di trasformare il mondo. Un legame profondo e indissolubile unisce la Tecnica e la Filosofia del nostro tempo; e l' Islam si illude di servirsi della Tecnica contro quella civiltà dell' Occidente che, anche quando lo ignora, ha nella Filosofia del nostro tempo la propria punta di diamante! Si illude, l' Islam, di potersi servire dell' arma contro la mano che saldamente la impugna. La Tecnica rispecchia la «Morte di Dio» ed è quindi il cavallo di Troia contro chi vuole servirsene affinché sia fatta la Volontà di Dio.

All' inizio della sua vicenda terrena l' uomo è oppresso dall' angoscia. Dolore e morte lo avvolgono e lo attraversano. È impotente. Accade altro da ciò che egli brama. Tenta allora di salvarsi: cibo, riparo, vesti, armi. Usa le cose della natura che gli toccano in sorte: le assume come mezzi per produrre altre cose che gli diano quel che egli brama. L' antica lingua Greca chiama «Tyche» ciò che tocca in sorte ai mortali, e «Téchne» l' organizzazione di mezzi per la produzione di scopi. Da «Téchne» proviene la parola «Tecnica». Quel che tocca al mortale proviene dalle «Potenze» più alte e divine. Ma esse avvolgono anche la «Téchne»: solo esse le consentono di essere «Potente». Mezzo millennio prima di Cristo, però, la Filosofia spinge il mito al tramonto. Dolore e morte angosciano perché imprevedibili. Il Mito stabilisce sì il «Senso» supremo del mondo, e pertanto è previsione degli eventi, che a tale «Senso» debbono sottostare; ed è rimedio contro l' angoscia. 
La Filosofia evoca un «Senso» inaudito della «Verità», E scorge che il Mito non ha «Verità». D' altronde, se l' aura di «Tyche» è il Divino, «Tyche» significa anche «Caso», evento fortuito e imprevedibile. La casualità si riversa quindi anche sulla «Téchne» e sulla sua efficacia. Esigendo che la salvezza dall' angoscia sia «vera» e che «veri» siano la previsione e il Divino che essa manifesta, la Filosofia esige che anche la «Téchne» sia liberata dal caso e guidata dalla «Verità». Una «Verità» che non è quella assolutamente innegabile, chiamata «Episteme» dai Greci; e che tuttavia non è «Prevaricazione», perché evita di violare i «Limiti» dell' agire umano, stabiliti dall' «Episteme». E lo evita non solo rispetto all' agire tecnico, ma anche a quello etico e politico. 
Non intende violare i limiti stabiliti dall' «Episteme», nemmeno la forma di Tecnica che è resa possibile dalla Scienza Moderna, da Galilei alla scienza del XIX secolo. Volendo essere «filosofo» naturale, Galilei respinge sì la Fisica aristotelica, ma non si occupa, pertanto non mette in questione, il quadro epistemico globale, dove si manifesta l' «Essere immutabile e divino», «Sempre salvo» dal nulla, come dice Aristotele. 
Per la Scienza Moderna la previsione può avere «Potenza» solo se è primariamente costituita da una ragione che conosce il carattere «matematico» della natura. Vera Tecnica è pertanto quella matematicamente fondata. Ma è per avere «Potenza» (per salvarsi dal dolore e dalla morte) che l' uomo dà alla Tecnica un fondamento matematico: non è per avere una conoscenza matematica del mondo che l' uomo vuol essere «Potente». 
La «Potenza», non la matematicità del sapere, definisce cioè la Tecnica Moderna. La Tecnica matematica è il mezzo più «Potente» , anche della «Fede» che muove le montagne (che dunque è essa stessa, come il mito arcaico, una forma di Tecnica). L' evento decisivo della storia moderna è il tramonto dell' «Episteme» e della tradizione occidentale. Nel sottosuolo della Filosofia si forma, negli ultimi due secoli, il pensiero capace di distruggere la convinzione che esista una «Verità assoluta», «Epistemica», in cui si mostri l' Essere immutabile e sempre salvo dal nulla. Quel sottosuolo è cioè la conferma di fondo di quanto accade nelle scienze matematiche e fisiche, che si rendono conto non solo di non essere «Episteme», ma di avere «Potenza» proprio in quanto non lo sono. La «Verità» della tradizione rende impotenti. La «Potenza» non è più separata dal caso. 
La Tecnica, quindi, non può più essere sottoposta a limiti , dunque viola limiti che non devono essere violati. Ma se la verità dell' «Episteme» e il Divino immutabile non esistono, perché «Non si deve» oltrepassare qualsiasi limite che impedisca alla Tecnica di accrescere indefinitamente la propria «Potenza»? La cultura dell' Occidente (a maggior ragione dell' Oriente) non può arginare il «Dominio della Tecnica». Perché la Tecnica sia condotta essa stessa al tramonto occorre ben altro. 
Le grandi forze dell' Occidente (Democrazia, Capitalismo, Cristianesimo, Islam, ecc.) si illudono ancora di servirsi della Tecnica per realizzare i loro valori. Ma una Tecnica che ha come scopo la realizzazione di uno di questi valori è essenzialmente «più debole» della Tecnica che invece ha come scopo l' incremento indefinito della propria «Potenza», e che sta facendosi avanti a grandi passi.

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