A partire dalla Filosofia Greca , una
«Cosa» è ciò che si mantiene in un provvisorio equilibrio tra l’ «Essere» e il
«Non Essere», e quindi come oscillante tra l’ «Essere» e il «Niente». Queste
due ultime parole, certo, esistono già nella lingua più antica dei Greci , ma
soltanto con la comparsa della Filosofia il «Non Essere» viene pensato come
negazione di ogni aspetto del «Tutto» e il «Tutto» viene pensato come «Essere»,
ossia come ciò che ha «Niente» fuori di sé .
A partire dalla Filosofia Greca, e
una volta per tutte, una «Cosa» è ciò di cui si dice che è, ma non era e non
sarà. Ossia è, ma era «Niente». Appunto questo è il suo equilibrio provvisorio
tra l’ «Essere» e il «Niente». Solo col pensiero Greco viene condotta per la
prima volta nel linguaggio quella rete di rapporti che unisce in modo
determinato l’ «Essere» e il «Niente» ai colori, ai suoni, qualità, aspetti,
forme del mondo, e che da questa unione ottiene ciò che noi, «Uomini dell’
Occidente» intendiamo per «Cosa».
Ma proprio
perché le «Cose» sono pensate come equilibrio provvisorio, e come
oscillazione tra l’ «Essere» e il «Niente», e dunque come «Divenire» (Uscire
dal «Niente» e ritornarvi), proprio per questo il proposito di dominarle, «Producendole
e Distruggendole», acquista una radicalità mai prima posseduta . Infatti,
«Produrre» significa ora «Far passare dal “Niente” all’ “Essere”» e
«Distruggere» significa «Far passare dall’ “Essere” al “Niente”». Ed è appunto
secondo questi significati che, un poco alla volta, si costituiscono tutte le
forme della «Cultura» e della «Vita» nella Civiltà Occidentale.
All’ inizio della Storia dell’ Occidente
la forma più alta di questa capacità estrema di «Produzione e Distruzione» è
assegnata a «Dio»; al culmine della nostra storia questa capacità estrema si
esprime nella «Tecnica» anche se la civiltà della «Tecnica» tende a dimenticare
la propria radice Greca.
La
«Repubblica» di Platone non è la grande e vana Utopia di uno Stato
governato dai filosofi : la «Civiltà Occidentale» (la gigantesca vicenda di
fatti e di eventi che costituiscono la «Civiltà» oggi dominante sulla terra) è
la «Repubblica» fondata da Platone e dal pensiero Greco.
Tale pensiero è il «Seminatore dell’ Occidente», il «Custode»
che apre lo «Spazio» in cui cresce la nostra Civiltà. Il «Senso» dell’
«Esser-Cosa», stabilito dal pensiero Greco , è appunto lo «Spazio» all’ interno
del quale, un poco alla volta, si sono portate tutte le azioni e le opere dei
popoli. La Civiltà della «Tecnica» è il modo in cui oggi domina il «Senso»
Greco della «Cosa» (Vedi Pubbl. Gennaio
2014 Tecnica-Introduzione).
Tale «Senso», però, appare all’ inizio
congiuntamente alla volontà di manifestare la «Verità» di esso e quindi la
«Verità» dell’ «Ordinamento» secondo cui si costituisce la totalità delle
«Cose». Anche qui, appare per la prima volta, con i primi filosofi greci, l’
«Idea» di un sapere che sia «Innegabile»: «Innegabile» non perché la società e
gli individui abbiano fede in esso, o vivano senza dubitare di esso (come era
accaduto nei millenni precedenti, dove l’ esistenza dell’ uomo era guidata dal
mito), ma perché esso stesso è capace di respingere ogni suo avversario e ogni
sua negazione: l’ «Idea» di un sapere che non può essere negato né da uomini,
né da dei, né da mutamenti di tempi e di costumi. Un sapere assoluto, definitivo,
incontrovertibile, necessario, indubitabile: la «Verità». E’ all’ interno di
questa volontà di «Verità» che, nella Civiltà Occidentale, emerge il «Senso»
della «Cosa»
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