giovedì 4 febbraio 2016

GUARIGIONI, MIRACOLI ED ESORCISMI DI GESU'




















Dopo le parole di Gesù, espresse all’interno del grande “Discorso della Montagna”, ecco entrare in azione le mani di Cristo che lottano contro il male fisico e quello spirituale e storico (Cap. 8). Si presentano innanzitutto «tre» racconti di guarigione. Il primo riguarda un lebbroso: le mani di Gesù lo toccano, contro le norme di purità allora vigenti, quasi per assumere su di sé quel male così da cancellarlo. Ed è la parola efficace e creatrice di Cristo che riporta in quel lebbroso, raffigurato ai piedi del suo salvatore, la salute: «Lo voglio, sii sanato». La seconda guarigione si compie a distanza. Ormai la discriminante non è più storica e razziale ma interiore: il centurione che riceve il dono della salute per il suo servo è pagano ed è esaudito in base alla sua fede. Per due volte, infatti, si ribadisce questo tema: «Presso nessuno in Israele ho trovato una fede cosi grande….Sia fatto secondo la tua fede» (versetti 10 e 13). 

Dall’universalismo del secondo miracolo si passa all’intimità familiare del terzo: di scena, infatti, è la suocera di Pietro. Diversamente da quanto farà Marco, che introduce anche i discepoli, qui al centro domina solo Cristo che ha di fronte la malata, la quale, una volta guarita, si dedicherà a servire il suo salvatore. In finale a questo trittico, come non di rado si ha nei vangeli, un sommario evoca una serie di guarigioni operate da Cristo. Matteo, però, le interpreta alla luce del cosiddetto quarto canto del Servo del Signore, un testo letto in chiave messianica e contenuto nel libro di Isaia (53,4): «Egli si è fatto carico delle nostre infermità e si è addossato i nostri dolori». Ancora una volta si esalta il rapporto tra Cristo e la profezia biblica. 

Si ha poi un intervallo con un dialogo nel quale vengono messe in luce le esigenze radicali del “regno di Dio”, cioè la povertà e il distacco dalle cose e dagli affetti, esigenze espresse in forma paradossale e radicale, come si era già notato nel “Discorso della Montagna”. Continua poi la serie delle azioni salvifiche di Cristo con un altro dittico di miracoli. Ecco la tempesta sedata, nella quale Matteo introduce anche l’aspetto ecclesiale: la comunità dei discepoli è in difficoltà nelle tempeste della storia perché essi sono «uomini oligopistoi», cioè di poca e debole fede. E’ solo con la fiducia in Cristo, Signore dell’universo, che si avrà salvezza. 

Segue l’episodio degli indemoniati di Gadara, al di là del lago di Tiberiade: Marco e Luca, che hanno un racconto più lungo, parlano di un solo indemoniato e ambientano l’episodio nel territorio di Gerasa, intendendo forse la stessa area geografica. Il demonio, i sepolcri, i porci, il lago-mare sono nel linguaggio biblico la rappresentazione del male. Ciò che Gesù compie è, perciò, un esorcismo contro Satana e il male: esso si conclude con il trionfo della salvezza, incompresa però da coloro che si fermano solo alla superficie degli eventi, come fanno i Gadareni.  


       

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