Subito vengono segnalate
alcune reazioni all’opera di Cristo, un’opera che è vista dall’evangelista come
espressione visibile della sapienza divina (Mt Cap. 11,19). La prima reazione
è quella del Battista e dei suoi discepoli: pare, infatti, che nei primi tempi
cristiani si fosse costituita una comunità che attribuiva a Giovanni connotati
messianici. Gesù, dopo aver sinteticamente dipinto la sua azione di salvezza e
l’annunzio del vangelo ai poveri, offre un ritratto glorioso del Battista richiamandosi alla
figura di Elia, il profeta che era considerato dalla tradizione giudaica come
il precursore del Messia, sulla scia di un passo di Malachia (3,1), che qui
viene appunto citato. Si ha, quindi, da un lato l’esaltazione di Giovanni,
della sua persona integerrima e della sua alta missione; ma si ha anche,
d’altro canto, un suo ridimensionamento a figura preparatoria del regno dei
cieli instaurato in Cristo. Egli è, perciò, quasi il punto d’arrivo della
profezia.
Attraverso la mini-parabola
dei ragazzi che sulla piazza non s’accordano sul giuoco da fare (mimare
una festa nuziale o un rito funebre?), Gesù segnala poi un’altra reazione,
quella dell’indifferenza ottusa dei suoi
contemporanei, i quali non si convertono né di fronte all’aspra predicazione
del Battista né di fronte a quella «misericordiosa» di Cristo.
Ma c’è
un’altra reazione ed è quella del rifiuto assoluto, incarnata da alcune
città della Galilea ove Gesù ha predicato, come Corazin e Betsaida: il giudizio
che piomberà su di loro sarà severo e supererà quello della citta-simbolo del
peccato, Sodoma (Genesi 19,1-29).
Il
nostro brano, però, finisce con una stupenda preghiera-benedizione che
Gesù rivolge al Padre celeste. E’ la celebrazione dell’accoglienza del vangelo
da parte dei «piccoli», coloro che si affidano senza pretese e orgoglio alle
mani di Dio. Essi sono i semplici, i puri di cuore, i poveri, gli affaticati e
gli oppressi. A loro è lieve il giogo del vangelo, che non esitano a prendere
su di sé con gioia. Nella tradizione giudaica il giogo era un’immagine usata
per indicare l’accettazione dei precetti della legge biblica. Ma al centro di
questa benedizione si esalta anche l’unicità del rapporto tra Cristo e il Padre
divino, un rapporto di comunione, di conoscenza e di amore reciproco totale.
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