giovedì 5 dicembre 2013

STATI UNITI-RUSSIA (CAP. 4)



 
La proposta di impegnarsi per un mondo senza armi nucleari, basata sulla convinzione che se i Paesi che ne dispongono e soprattutto i due principali, Stati Uniti e Russia, non prendono l' iniziativa di avviare un processo tendente alla loro eliminazione, diventerà sempre più difficile impedirne l' acquisizione da parte di altri Paesi, con il rischio che prima o poi queste armi vengano usate con esiti catastrofici per il mondo. È importante che all' estero e in Italia abbiano a concordare, su questo tema, personalità di primo piano appartenenti a opposti schieramenti politici. I grandi problemi spingono ai margini le contrapposizioni di basso profilo. Ma esiste qualche possibilità che la proposta di eliminare le armi nucleari abbia a realizzarsi?
I firmatari della lettera riconoscono che le superpotenze nucleari, Stati Uniti e Russia, detengono tuttora , nonostante le recenti riduzioni , oltre i nove decimi di tutte le armi nucleari del mondo. Il che significa che se Usa e Russia possono distruggersi, hanno però distanziato a tal punto tutti gli altri Paesi del pianeta da essere diventati ormai, e per un tempo incalcolabile, invincibili. Tale invincibilità non esclude che altre loro torri possano essere distrutte e i loro eserciti subire sconfitte, ma significa che se ognuno di essi dovesse trovarsi con l' acqua alla gola ad opera di un nemico che non fosse l' altro dei due, ognuno avrebbe la capacità di distruggerlo; e potrebbe farlo solo mobilitando il proprio apparato nucleare. (Da tempo si sa, peraltro, che nessuna delle due superpotenze metterebbe l' altra con l' acqua alla gola perché la reazione e controreazione farebbero affogare entrambe). Ma che efficacia può avere una forza sprovvista di armi nucleari? Che deterrenza può avere la minaccia di usarla? Invincibili, dunque, Usa e Russia; e in forza del loro potenziale nucleare. Ma chi è diventato invincibile può rinunciare ad esserlo? Soprattutto se ha attorno a sé Paesi che tentano in ogni modo di ridurre le distanze che è riuscito a porre tra sé e tutti gli altri?
Lo scopo di un Paese invincibile è di perpetuare indefinitamente le condizioni della propria invincibilità. Chiedere a Usa e Russia di distruggere il proprio potenziale nucleare equivale a chieder loro il suicidio. E anzi un doppio suicidio: quello con cui si priverebbero della loro forza invincibile; e quello che li esporrebbe alla forza di chi, dopo aver firmato tutti i trattati in favore di un mondo senza armi nucleari, si dotasse poi lui di tali armi, che gli consentirebbero di diventare lui la superpotenza capace di imporsi su Stati Uniti e Russia, e di colpirli a morte. Su che cosa è basata la convinzione di poter acquisire la forza gigantesca capace di persuadere chi è invincibile a perdere la propria invincibilità? E su che cosa è basata la convinzione che, qualora si trovasse questa inverosimile forza, e Usa e Russia rinunciassero alla propria «Potenza e Sicurezza», non ci possa essere chi, approfittando della loro debolezza, abbia a dotarsi di un apparato nucleare, diventando lui il padrone del mondo? E ancora: è verosimile che tutto questo non sia saputo dalle élite politiche (anche italiane)?
Secondo gli estensori di quella lettera, l' urgenza che il club atomico, Usa e Russia in testa, prenda l' iniziativa di togliere dal mondo le armi nucleari, è dovuta al fatto che sarà sempre più difficile impedire la loro acquisizione da parte di altri Paesi e quindi crescerà il rischio che prima o poi esse vengano usate e devastino il mondo. Ora, è indubbio che la difficoltà di impedire la proliferazione nucleare è crescente. Ma il rimedio non può essere l' irrealizzabile decisione, da parte degli Usa e della Russia, di rinunciare a se stessi. Né è verosimile che chi detiene i nove decimi di tutte le armi nucleari esistenti al mondo lasci che questa disparità si riduca fino al pareggio che, daccapo, distruggerebbe la sua invincibilità. Il rimedio è un altro. Non velleitario, perché è già in atto il processo da cui è realizzato .
È impossibile impedire la proliferazione nucleare; ma è possibile controllarla perché, nonostante tutto, Usa e Russia restano, proprio per la loro potenza nucleare, i due punti di riferimento dell' intero pianeta. La proliferazione nucleare tende cioè a prodursi, più o meno direttamente, all' interno delle loro rispettive sfere di influenza.  La «Guerra Fredda» ha reso irrealizzabile lo scontro tra Usa e Urss e ha assicurato la pace in un mondo, allora privo di potenza atomica, gravitante attorno a questi due poli. Ma la «Guerra Fredda» è continuata e ora sta assumendo una forma nuova dove, se la contrapposizione ideologica delle due superpotenze non è più così marcata, esse stanno tuttavia diventando i leader di due contrapposti schieramenti nucleari (Russia, Cina, Iran da una parte; Usa, India, Inghilterra, Francia dall' altra) che sono interessati a non far prender piede a quella forma ancora diversa di proliferazione nucleare che intenda svilupparsi al di fuori della loro logica e dunque del controllo da essi esercitato.
La Pace assicurata dalla forma tradizionale della «Guerra Fredda» tende a perpetuarsi nella sua forma nuova e più complessa. E, con la Pace, anche quello sviluppo economico il cui indebolimento coincide con gli anni in cui si è creduto che il conflitto planetario fosse ormai spento e che il destino del mondo, dopo la fine dell' Urss, fosse di esser guidato dall' unica superpotenza rimasta. Il conflitto vivo ma freddo favorisce la ripresa economica.
Infine, se le élite politiche mondiali vogliono un mondo senza armi nucleari, è però inverosimile che non sappiano che chi è diventato «invincibile» non rinuncerà mai a questa sua prerogativa. Propongono cioè qualcosa di cui conoscono l' irrealizzabilità. E fanno bene: fanno il bene di chi è «invincibile» e dei suoi alleati.

Infatti è indispensabile che chi è potente tenti di far credere ai non potenti di voler rinunciare alla propria «Potenza». Se ci riesce, alleggerisce la loro pressione.

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