Di Talete, che risulta non aver
scritto nulla, è Aristotele che ci informa, dicendoci che fu l’iniziatore della
filosofia della “Phýsis”, in quanto
per primo affermò l’esistenza di un «principio» unico, causa di tutte le cose
che sono, e disse che questo «principio» è l’«Acqua». La parola «principio» non è di Talete, ma del suo discepolo
Anassimandro.
Il senso greco
di questa parola ce lo dà Aristotele là dove, riferendo di Talete, dice: «Talete, iniziatore di questo tipo di
filosofia, afferma che quel principio è l’acqua (per questo dice che la terra
galleggia sull’acqua) desumendo indubbiamente questa sua convinzione dalla
constatazione che il nutrimento di tutte le cose è umido, che perfino il caldo
si genera dall’umido e vive nell’umido. Ora,ciò da cui tutte le cose si
generano è, appunto, il principio di tutto. Egli desunse dunque questa
convinzione da questo fatto e dal fatto che tutti i semi di tutte le cose hanno
una natura umida e l’acqua è il principio della natura delle cose umide»
(Metafisica, Aristotele 3, 983 b 20-27).
In
filosofia le domande sono più importanti delle risposte perché aprono
il problema la cui soluzione spesso dipende dal modo con cui lo si è aperto.
Ebbene l’apertura taletiana del problema è la ricerca del «principio di tutte le cose», dove per principio si deve intendere
sia «ciò da cui derivano originariamente
e in cui si risolvono tutti gli esseri», sia «ciò che permane identico nel tramutarsi delle sue affezioni», e sia
«ciò che continua ad essere immutato»
(Metafisica, Aristotele 3, 983 b 9sgg).
Questa
complessità di significati il greco la raccolse nella parola «Arché» che designa tanto l’«identità o unità del molteplice» (ossia
ciò che vi è di identico in ognuna delle cose diverse), quanto l’«unità da cui tutto viene e in cui tutto
ritorna», come l’acqua del mare che è tanto ciò che tutte le onde hanno di
identico, quanto ciò da cui le onde provengono e in cui ritornano. Ciò da cui
le cose si generano e in cui, ritornando, si corrompono non è a sua volta
generabile e corruttibile, per cui Aristotele lo definisce come «ciò che continua a esistere immutato».
A questo punto l’«Acqua» di Talete è abissalmente diversa
dall’«Oceano» che Omero indica come
Padre di tutte le cose, perché, a differenza dell’«Oceano», l’«Acqua» di
Talete è identità del diverso; principio da cui provengono e in cui tornano
tutte le cose; dimensione eterna che governa tutte le cose che divengono.
Nota finale: La superiorità di
Talete sta nell’«orizzonte»
che la sua domanda dischiude, non nella «risposta»
che dà alla domanda, perché essendo l’«Acqua»
«una tra le molte cose», non può
essere «ciò che tutte le cose hanno di
identico». L’«Acqua» è una
risposta inadeguata all’orizzonte dischiuso dalla domanda, perché non è in
grado di sostenere ciò che Talete con la sua domanda pensa.
Salve cosa vuol dire "la superiorità di Talete sta nell'orizzonte (orizzonte in che senso l'orizzonte è la linea dove il mare sembra congiungersi con il cielo) che la sua domanda sull'origine dell cose dischiude......... grazie.
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