Due sono i fatti politici da segnalare come
decisivi per la nascita della filosofia: il costituirsi di ordinamenti
repubblicani nella “Pólis” e la
formazione delle colonie greche in Oriente e in Occidente. Per quanto concerne
il primo punto è bene ricordare che le prime “Póleis” poggiavano su un’economia agraria e possedevano
un’estensione variabile di retroterra. Anche la situazione geografica della
Grecia, la forte articolazione del territorio dovuta alle catene montuose e
alle innumerevoli isole e insenature, favorì la nascita di piccole comunità
economiche-politiche nelle quali, dopo il dissolvimento dell’ordinamento
aristocratico, che già aveva a suo tempo spodestato i re, si affermò la prima forma
di democrazia, dove ciascuno era consapevole di essere proprietario delle
condizioni e dei risultati del proprio lavoro.
Ne nacque un clima di competizione e concorrenza che, come
si può leggere in Esiodo, «spingeva il contadino a competere con il contadino e
l’artigiano con l’artigiano». La competizione tra i ceti, oltre ad attrarre i
talenti artistici degli artigiani, produsse quella ricchezza che consentì alla
classe eminente quella vita d’ozio (intesa come libertà dalla condizione di
dover provvedere ai propri bisogni di vita col lavoro fisico) che lo stesso
Aristotele individua come base per la creazione dell’arte, della letteratura,
della scienza e della filosofia.
Il
secondo elemento da sottolineare, e che in un certo senso riconferma il
primo, è il fatto che la filosofia nasce prima nelle colonie che nella
madre-patria e precisamente nelle colonie orientali dell’Asia minore e in
quelle occidentali dell’Italia meridionale. Le colonie greche, a differenza
delle colonie dell’età moderna, poste sempre in una condizione di schiavitù
verso la madre-patria, erano fondate per diventare subito città indipendenti.
Lo scopo della loro occupazione
non era infatti lo sfruttamento del territorio, ma la fondazione di nuovi
insediamenti che servivano per contenere il fenomeno di sovrappopolazione nella
madre-patria. Indipendenti dalla madre-patria, le colonie, con la loro
operosità e i loro commerci, raggiunsero rapidamente il benessere e quindi la
cultura, mentre la mobilità, che la lontananza dalla madre-paria lasciava loro,
consentì la creazione di libere costituzioni prima di quest’ultima. Le più
favorevoli condizioni di libertà e di economia nelle colonie permisero la
nascita e il fiorire della filosofia, che solo in seguito passò nella
madre-patria, ma non a Sparta, che non eccelleva per ricchezza e rispetto delle
libertà individuali, bensì ad Atene dove, ce lo ricorda Platone, esistette la
libertà più grande di cui i greci abbiano mai goduto.
Prima che in madre-patria la filosofia nasce nelle colonie
greche dove, essendoci un minor controllo politico-religioso, c’era
probabilmente maggior libertà di pensiero. Ed è in Asia Minore, a Mileto e ad
Efeso, che prende l’avvio la scuola ionica con Talete, Anassimandro, Anassimene
da un lato e con Eraclito dall’altro l’indagine intorno alla «natura», indagine
di tipo non più semplicemente descrittivo, ma esplicativo, rivolta alla
molteplicità delle cose con l’intento di trovarvi un «principio unitario».
Con i pitagorici passiamo dalla
Ionia all’Italia meridionale seguendo l’itinerario di Pitagora che, nato a Samo
all’incirca nel 575 a.C., si trasferì quarantenne a Crotone, dove fondò una
scuola che fu anche un’associazione religiosa e politica, la cui dottrina era
considerata un segreto a cui potevano accedere solo gli adepti che però non
potevano divulgarla. Questo spiega perché lo stesso Aristotele non sappia nulla
di Pitagora e quasi nulla dei singoli esponenti della scuola che nomina
globalmente con la celebre espressione: «I cosiddetti pitagorici».
Sempre nell’Italia meridionale,
ad Elea (Velia), città della Magna Grecia, nasce e si sviluppa alla fine del VI
secolo a.C. una importante scuola di pensiero che, stando alle testimonianze di
Platone e di Aristotele, conta come suoi più significativi rappresentanti
Senofane, Parmenide, Zenone e Melisso. Ed anche se la tradizione riconosce in
Senofane il fondatore della scuola (la storiografia più recente ha sollevato
dubbi in proposito), è in realtà Parmenide con la sua dottrina dell’«essere» che svolge il ruolo di
protagonista, e da Parmenide prenderanno le mosse i suoi due discepoli, Zenone
e Melisso.
Seguono i filosofi
pluralisti: sotto questa denominazione la storiografia filosofica
rubrica le figure di Empedocle, Anassagora, Leucippo e Democrito che, nel
tentativo di accordare «ragione ed esperienza» non conciliate da Parmenide e da
Eraclito, rinunciano a porre un unico «principio» per la spiegazione di tutte
le cose a favore di una «pluralità» di principi che consentisse loro di
accordare le due istanze legittime ma contrapposte che i filosofi di Elea e di
Efeso avevano inaugurato.
Il
carattere contraddittorio del reale, messo in evidenza dalla sofistica
(Atene del V secolo), è già rappresentato simbolicamente dalla «tragedia» che, mostrando allo spettatore
il volto ambiguo e doloroso dell’esistenza, si pone come tramite tra “mito” e
“filosofia”. Maestri non più di scienza e di grandiose ipotesi cosmologiche , i
sofisti (Protagora, Gorgia, Prodico di Ceo, Antifonte di Atene, Ippia d’Elide,
Trasimaco e Crizia) si presentano come i signori della parola, inventori della
retorica produttrice di persuasione. Il linguaggio svincolato dal legame con le
cose, diventa potente strumento di dominio in mano all’uomo, soggetto
privilegiato della loro ricerca.
Tra
questi emerse, distaccandosene, la figura di Socrate di cui il «platonismo» è uno degli
sviluppi della sua filosofia e certamente quello storicamente vincente:
tuttavia non è l’unico. In Grecia fiorirono infatti altre scuole socratiche. Vale
la pena segnalare la scuola di “Eretria”
e quella di “Megara”. Quest’ultima è
caratterizzata dal fatto che identifica il «Bene»
di Socrate con l’«Uno» della scuola
eleatica e, perciò stesso, riprende il “monismo” di questa scuola. Su questa
base i megarici negano l’esistenza del diverso e così pure ogni generazione e
corruzione. In particolare la polemica dei megarici da un lato sembrò diretta
contro l’Accademia per rivolgersi poi contro Aristotele nella critica del
«movimento» e del «divenire». Fondatore della scuola fu Euclide di Megara.
Scuola di notevole interesse fu
quella “Cinica”, fondata da Antistene
e continuata da Diogene di Sinope, noto, quest’ultimo, per i suoi comportamenti
singolari e provocatori. Il carattere proprio di questa scuola fu la critica
dell’universale. Negando l’universale, i cinici negarono la possibilità del
giudizio, ossia la legittimità di includere un soggetto in un predicato. Ciò
avrebbe reso identico il diverso, e avrebbe mescolato l’uno e i molti.
Infine è da ricordare la scuola
“Cirenaica”, che fu fondata da
Aristippo di Cirene (V-VI sec. A.C.). Gli interessi di questa scuola furono
soprattutto «etici». I cirenaici ritennero che la «conoscenza» fosse riducibile
alle «sensazioni». Le «sensazioni», inoltre, sono da assumere come criterio
della condotta pratica, e quindi come parametro nella scelta tra quanto è da
seguire e quanto è da sfuggire. Per i cirenaici il vero «bene» fu il piacere
nell’atto stesso del suo realizzarsi. La felicità non s’identifica con la somma
dei piaceri passati, che, in quanto trascorsi, producono rimpianto; né, d’altra
parte, s’identifica con l’attesa dei piaceri futuri che proprio perché attesi
non è detto che possano essere attuati. Tutto ciò produce «angoscia». È bene
dunque attenersi all’istante. La dottrina “Cirenaica”
può essere considerata precorritrice dell’ “Epicureismo”,
mentre il “Cinismo” confluirà, più
tardi, nell’indirizzo “Stoico”. La
cultura filosofica ne sarà comunque significativamente condizionata.
Ad Atene, il movimento
filosofico incominciò con Anassagora verso il 450 a.C., e per circa un secolo e
mezzo il suo centro principale fu in questa città. I massimi nomi sono quelli
Socrate, Platone, Aristotele. Al temine di questo periodo, Epicuro e Zenone
fondarono ad Atene le due grandi scuole filosofiche, l’ “Epicureismo” e lo “Stoicismo”,
che si divisero il dominio intellettuale del mondo classico nei secoli
successivi. Epicuro, che era nato da genitori ateniesi a Samo, aveva stabilito
la sua scuola a Lampsaco, prima di trasferirsi ad Atene. Il fondatore dello “Stoicismo”, Zenone, era invece un
mercante fenicio proveniente da Cizio, nell’isola di Cipro.
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