sabato 25 giugno 2016

LA SOCIETÀ GRECA ALL’EPOCA DELLA NASCITA DELLA FILOSOFIA


Due sono i fatti politici da segnalare come decisivi per la nascita della filosofia: il costituirsi di ordinamenti repubblicani nella “Pólis” e la formazione delle colonie greche in Oriente e in Occidente. Per quanto concerne il primo punto è bene ricordare che le prime “Póleis” poggiavano su un’economia agraria e possedevano un’estensione variabile di retroterra. Anche la situazione geografica della Grecia, la forte articolazione del territorio dovuta alle catene montuose e alle innumerevoli isole e insenature, favorì la nascita di piccole comunità economiche-politiche nelle quali, dopo il dissolvimento dell’ordinamento aristocratico, che già aveva a suo tempo spodestato i re, si affermò la prima forma di democrazia, dove ciascuno era consapevole di essere proprietario delle condizioni e dei risultati del proprio lavoro. 

Ne nacque un clima di competizione e concorrenza che, come si può leggere in Esiodo, «spingeva il contadino a competere con il contadino e l’artigiano con l’artigiano». La competizione tra i ceti, oltre ad attrarre i talenti artistici degli artigiani, produsse quella ricchezza che consentì alla classe eminente quella vita d’ozio (intesa come libertà dalla condizione di dover provvedere ai propri bisogni di vita col lavoro fisico) che lo stesso Aristotele individua come base per la creazione dell’arte, della letteratura, della scienza e della filosofia. 

Il secondo elemento da sottolineare, e che in un certo senso riconferma il primo, è il fatto che la filosofia nasce prima nelle colonie che nella madre-patria e precisamente nelle colonie orientali dell’Asia minore e in quelle occidentali dell’Italia meridionale. Le colonie greche, a differenza delle colonie dell’età moderna, poste sempre in una condizione di schiavitù verso la madre-patria, erano fondate per diventare subito città indipendenti. 

Lo scopo della loro occupazione non era infatti lo sfruttamento del territorio, ma la fondazione di nuovi insediamenti che servivano per contenere il fenomeno di sovrappopolazione nella madre-patria. Indipendenti dalla madre-patria, le colonie, con la loro operosità e i loro commerci, raggiunsero rapidamente il benessere e quindi la cultura, mentre la mobilità, che la lontananza dalla madre-paria lasciava loro, consentì la creazione di libere costituzioni prima di quest’ultima. Le più favorevoli condizioni di libertà e di economia nelle colonie permisero la nascita e il fiorire della filosofia, che solo in seguito passò nella madre-patria, ma non a Sparta, che non eccelleva per ricchezza e rispetto delle libertà individuali, bensì ad Atene dove, ce lo ricorda Platone, esistette la libertà più grande di cui i greci abbiano mai goduto. 

Prima che in madre-patria la filosofia nasce nelle colonie greche dove, essendoci un minor controllo politico-religioso, c’era probabilmente maggior libertà di pensiero. Ed è in Asia Minore, a Mileto e ad Efeso, che prende l’avvio la scuola ionica con Talete, Anassimandro, Anassimene da un lato e con Eraclito dall’altro l’indagine intorno alla «natura», indagine di tipo non più semplicemente descrittivo, ma esplicativo, rivolta alla molteplicità delle cose con l’intento di trovarvi un «principio unitario». 

Con i pitagorici passiamo dalla Ionia all’Italia meridionale seguendo l’itinerario di Pitagora che, nato a Samo all’incirca nel 575 a.C., si trasferì quarantenne a Crotone, dove fondò una scuola che fu anche un’associazione religiosa e politica, la cui dottrina era considerata un segreto a cui potevano accedere solo gli adepti che però non potevano divulgarla. Questo spiega perché lo stesso Aristotele non sappia nulla di Pitagora e quasi nulla dei singoli esponenti della scuola che nomina globalmente con la celebre espressione: «I cosiddetti pitagorici». 

Sempre nell’Italia meridionale, ad Elea (Velia), città della Magna Grecia, nasce e si sviluppa alla fine del VI secolo a.C. una importante scuola di pensiero che, stando alle testimonianze di Platone e di Aristotele, conta come suoi più significativi rappresentanti Senofane, Parmenide, Zenone e Melisso. Ed anche se la tradizione riconosce in Senofane il fondatore della scuola (la storiografia più recente ha sollevato dubbi in proposito), è in realtà Parmenide con la sua dottrina dell’«essere» che svolge il ruolo di protagonista, e da Parmenide prenderanno le mosse i suoi due discepoli, Zenone e Melisso

Seguono i filosofi pluralisti: sotto questa denominazione la storiografia filosofica rubrica le figure di Empedocle, Anassagora, Leucippo e Democrito che, nel tentativo di accordare «ragione ed esperienza» non conciliate da Parmenide e da Eraclito, rinunciano a porre un unico «principio» per la spiegazione di tutte le cose a favore di una «pluralità» di principi che consentisse loro di accordare le due istanze legittime ma contrapposte che i filosofi di Elea e di Efeso avevano inaugurato. 

Il carattere contraddittorio del reale, messo in evidenza dalla sofistica (Atene del V secolo), è già rappresentato simbolicamente dalla «tragedia» che, mostrando allo spettatore il volto ambiguo e doloroso dell’esistenza, si pone come tramite tra “mito” e “filosofia”. Maestri non più di scienza e di grandiose ipotesi cosmologiche , i sofisti (Protagora, Gorgia, Prodico di Ceo, Antifonte di Atene, Ippia d’Elide, Trasimaco e Crizia) si presentano come i signori della parola, inventori della retorica produttrice di persuasione. Il linguaggio svincolato dal legame con le cose, diventa potente strumento di dominio in mano all’uomo, soggetto privilegiato della loro ricerca. 

Tra questi emerse, distaccandosene, la figura di Socrate di cui il «platonismo» è uno degli sviluppi della sua filosofia e certamente quello storicamente vincente: tuttavia non è l’unico. In Grecia fiorirono infatti altre scuole socratiche. Vale la pena segnalare la scuola di “Eretria” e quella di “Megara”. Quest’ultima è caratterizzata dal fatto che identifica il «Bene» di Socrate con l’«Uno» della scuola eleatica e, perciò stesso, riprende il “monismo” di questa scuola. Su questa base i megarici negano l’esistenza del diverso e così pure ogni generazione e corruzione. In particolare la polemica dei megarici da un lato sembrò diretta contro l’Accademia per rivolgersi poi contro Aristotele nella critica del «movimento» e del «divenire». Fondatore della scuola fu Euclide di Megara

Scuola di notevole interesse fu quella “Cinica”, fondata da Antistene e continuata da Diogene di Sinope, noto, quest’ultimo, per i suoi comportamenti singolari e provocatori. Il carattere proprio di questa scuola fu la critica dell’universale. Negando l’universale, i cinici negarono la possibilità del giudizio, ossia la legittimità di includere un soggetto in un predicato. Ciò avrebbe reso identico il diverso, e avrebbe mescolato l’uno e i molti. 

Infine è da ricordare la scuola “Cirenaica”, che fu fondata da Aristippo di Cirene (V-VI sec. A.C.). Gli interessi di questa scuola furono soprattutto «etici». I cirenaici ritennero che la «conoscenza» fosse riducibile alle «sensazioni». Le «sensazioni», inoltre, sono da assumere come criterio della condotta pratica, e quindi come parametro nella scelta tra quanto è da seguire e quanto è da sfuggire. Per i cirenaici il vero «bene» fu il piacere nell’atto stesso del suo realizzarsi. La felicità non s’identifica con la somma dei piaceri passati, che, in quanto trascorsi, producono rimpianto; né, d’altra parte, s’identifica con l’attesa dei piaceri futuri che proprio perché attesi non è detto che possano essere attuati. Tutto ciò produce «angoscia». È bene dunque attenersi all’istante. La dottrina “Cirenaica” può essere considerata precorritrice dell’ “Epicureismo”, mentre il “Cinismo” confluirà, più tardi, nell’indirizzo “Stoico”. La cultura filosofica ne sarà comunque significativamente condizionata. 

Ad Atene, il movimento filosofico incominciò con Anassagora verso il 450 a.C., e per circa un secolo e mezzo il suo centro principale fu in questa città. I massimi nomi sono quelli Socrate, Platone, Aristotele. Al temine di questo periodo, Epicuro e Zenone fondarono ad Atene le due grandi scuole filosofiche, l’ “Epicureismo” e lo “Stoicismo”, che si divisero il dominio intellettuale del mondo classico nei secoli successivi. Epicuro, che era nato da genitori ateniesi a Samo, aveva stabilito la sua scuola a Lampsaco, prima di trasferirsi ad Atene. Il fondatore dello “Stoicismo”, Zenone, era invece un mercante fenicio proveniente da Cizio, nell’isola di Cipro.


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