venerdì 6 maggio 2016

IL «LOGOS», L’ULTIMA PAROLA DI DIO ALL’UMANITA’


Il termine «Logos» è un sostantivo greco traslitterato (riscritto) in italiano, che significa “Parola”. Esso ricorre frequentemente nel Nuovo Testamento, non solo per indicare la parola degli uomini, ma anche di Dio e del Signore (vedi post pubblicato Genn. 2016 Gesù Cristo è il Verbo di Dio, prologo di Gv). In verità l’espressione “Parola di Dio” o “Parola del Signore” s’incontra spesso sia nei vangeli (vedi Matteo 15,6; Marco 7,13; Luca 5,2; 8,11-21; 11,28, ecc.) che nei restanti scritti neotestamentari (Atti 4,31; 6,2-7; 8,14 ecc.) per indicare la «rivelazione divina» annunciata da Gesù o contenuta nell’Antico Testamento. Il sostantivo «Logos» però è riferito a una persona divina, per indicare il Figlio di Dio, solo negli scritti giovannei: nel quarto vangelo (Giovanni 1,1-14), nella prima lettera di Giovanni (1Giovanni 1,1) e nell’Apocalisse (19,13). 

In questi passi giovannei il termine «Logos» si riferisce con trasparenza al «Verbo», cioè alla seconda Persona della Trinità, ed è sinonimo di Figlio: «In principio era il Logos e il Logos era presso Dio e il Logos era Dio» (Giovanni 1,1). «E il Logos si è fatto carne» (1,14). «Ciò che era fin da principio…, ossia il Logos della vita» (Prima lett. Giovanni 1,1). «È avvolto in un mantello intriso di sangue e il suo nome è Logos di Dio» (Apocalisse 19,13). 

In questi testi il «Logos» indica senza equivoci il Figlio di Dio, che si è fatto uomo. Ma perché Giovanni chiama Gesù Cristo «Logos», cioè «Verbo, Parola»? La risposta si trova nella prospettiva della cristologia giovannea: presentare il Figlio di Dio come la rivelazione piena e perfetta del Padre. Il Verbo incarnato è il rivelatore escatologico, ossia la parola ultima e perfetta di Dio all’umanità. 

Per il quarto evangelista Gesù è la luce divina che manifesta e comunica la vita del Padre (Giovanni 1,4); il Figlio di Dio si è incarnato, condividendo la sorte dell’uomo mortale, per portare la grazia della verità (1,14-17), cioè il dono della rivelazione escatologica. Il Cristo è la manifestazione vivente dell’amore del Padre per l’umanità peccatrice: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (3,16). Gesù è la verità in persona: «Io sono la via, la verità e la vita» (14,6). Il Verbo incarnato è la rivelazione personificata e perfetta di Dio. Per tale ragione il Cristo è il «Logos». 

In questa presentazione giovannea della missione salvifica del Signore Gesù troviamo una prospettiva molto originale, quella del compimento perfetto della «rivelazione divina» iniziata con Mosè. Per il quarto evangelista Dio si è manifestato in modo vero, autentico e reale nell’Antico testamento, tuttavia questa «rivelazione divina» non è né perfetta né definitiva. Gli scritti antico testamentari sono realmente parola di Dio, contengono la «rivelazione divina», però non ci offrono la parola ultima e definitiva, non contengono la verità, cioè la «manifestazione escatologica» e piena del Signore, perché questo dono della rivelazione perfetta è avvenuto solo per mezzo del Verbo incarnato, Gesù di Nazaret, nel quale si trova in pienezza la grazia della verità (1,14). Per tale ragione l’evangelista Giovanni verso la conclusione del prologo dichiara: «La legge per mezzo di Mosè fu donata, ma la grazia della verità per mezzo di Gesù Cristo avvenne» (1,17). 

Questo passo (reso alla lettera) è composto su un chiaro confronto o parallelismo fra la rivelazione della Torah (la legge), dono di Dio concesso per mezzo di Mosè, e la «verità», grazia o favore divino della rivelazione perfetta avvenuta per mezzo del Verbo incarnato. Non è un’opposizione o antitesi, ma un parallelismo progressivo, per cui nella prima fase della storia salvifica Dio si è manifestato in modo autentico, ma parziale e imperfetto, per mezzo del grande eroe dell’Esodo, mentre nella seconda fase, inaugurata dall’incarnazione del «Logos», abbiamo la «rivelazione» piena e ultima di Dio. Per queste ragioni cristologiche il Figlio di Dio dell’evangelista Giovanni è presentato come il «Logos», il «Verbo»; egli infatti incarna e personifica la rivelazione piena del Padre, per cui si identifica con la «verità». 

      

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