sabato 21 maggio 2016

L’AMORE IN SAN BERNARDO DI CLAIRVAUX


Nel “De diligendo Deo, (composto fra il 1130 ed il 1141), San Bernardo continua la spiegazione di come si possa raggiungere l'amore di Dio, attraverso la via dell'«umiltà». La sua dottrina cristiana dell'amore è originale, indipendente dunque da ogni influenza platonica e neoplatonica. Secondo Bernardo esistono «quattro gradi» sostanziali dell'amore (Dil VIII,23-25; IX,26;X,27-29;XI,33), che presenta come un itinerario della vita cristiana, che dal sé (la carne) esce, cerca Dio, ed infine torna al sé (alla carne), ma solo per Dio. I gradi sono:

1) L'amore di se stessi per sé. Il primo di questi gradi è l’amore naturale. Il livello più comune e fondamentale, perché appartiene alla natura dell’uomo. La natura, poiché è troppo fragile e debole, è spinta a servire anzitutto se stessa, sotto l’impulso della necessità. È questo l’amore carnale, col quale l’uomo ama anzitutto se stesso per se stesso. Infatti non ha coscienza se non di se stesso, come è stato scritto: «Prima ciò che è animale, poi ciò che è spirituale» (1 Corinzi 15,46). Non è imposto da un precetto, ma è suscitato dalla natura. L’invito del vangelo all’amore del prossimo tempera la tendenza egoistica dell’amore naturale. Fa crescere la giustizia: secondo la «legge della vita» suscita l’attenzione a coloro che condividono la stessa natura. Ma perché questa esperienza «naturale» possa essere vissuta in pienezza è necessario almeno un primo riferimento a Dio. Riferimento favorito, con intelligente «pedagogia», da Dio stesso, il quale non solo crea l’uomo, ma fa nascere in lui il desiderio di amarlo.    
«bisogna che il nostro amore cominci dalla carne. Se poi è diretto secondo un giusto ordine, sotto l'ispirazione della Grazia, sarà infine perfezionato dallo spirito. Infatti non viene prima lo spirituale, ma ciò che è animale precede ciò che è spirituale. Perciò prima l'uomo ama sé stesso per sé. Vedendo poi che da solo non può sussistere, comincia a cercare Dio per mezzo della fede, come un essere necessario e Lo ama». 

2) L'amore di Dio per sé. E si giunge, così, quasi con uno sviluppo naturale, al secondo grado dell’amore, quello nel quale l’uomo comincia ad amare Dio per i benefici che Egli, nel suo amore provvidente, gli dona. Riconoscere questo amore è, per l’uomo, segno della sua prudenza. In questo modo accade che l’uomo animale e carnale, che non sapeva amare nessuno all’infuori di se stesso, cominci ad amare anche Dio, sia pure in considerazione di sé, poiché si accorge che in lui, come spesso ha sperimentato, egli può tutto quello che giova potere, e senza di lui non può nulla. L’uomo, perciò, arriva ad amare Dio, ma ancora per sé, non ancora per Lui. «Nel secondo grado, quindi, ama Dio, ma per sé, non per Lui. Cominciando però a frequentare Dio e ad onorarlo in rapporto alle proprie necessità, viene a conoscerlo a poco a poco con la lettura, con la riflessione, con la preghiera, con l'obbedienza; così gli si avvicina quasi insensibilmente attraverso una certa familiarità e gusta pura quanto sia soave». 

3) L'amore di Dio per Dio. Siamo ormai al terzo grado dell’amore di Dio. Quasi per logica conseguenza, l’uomo comincia ad amare Dio per la Sua dolcezza, che egli ha più volte sperimentato nei momenti di bisogno. Ne consegue che ad amare puramente Dio ci attiri più la dolcezza gustata di quanto non ci solleciti la nostra necessità, secondo l’esempio dei samaritani, i quali alla donna che annunziava la presenza del Signore risposero: «Non è più per la tua parola che noi crediamo; noi stessi lo abbiamo ascoltato e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo» (Gv 4,42); così anche noi, seguendo il loro esempio, finiamo per rivolgerci alla nostra carne dicendo: «Non amiamo più Dio per le tue necessità, ma perché abbiamo gustato e sappiamo quanto è dolce il Signore». La necessità è infatti una specie di linguaggio della carne e proclama con il suo comportamento i benefici che ha conosciuto nell’esperienza. A colui che avrà vissuto questa esperienza, non sarà difficile osservare il comandamento dell’amore del prossimo. Infatti egli ama Dio secondo verità e per questo ama anche ciò che appartiene a Dio. Ama in maniera casta e perciò non gli pesa obbedire a un casto comandamento rendendo più casto il proprio cuore nell’obbedienza della carità. Ama secondo giustizia e perciò accoglie volentieri un comandamento giusto. Quest’amore è ben gradito perché è gratuito. È casto, perché non è profuso a parole o con la lingua, ma con le opere e nella verità. È giusto, poiché come lo si riceve, così lo si rende. Infatti, chi ama così, non ama diversamente da come è stato amato, ama cercando anche lui, a sua volta, non il proprio interesse, ma quello di Gesù Cristo, come Egli non ha ricercato il proprio interesse, ma il nostro, o meglio noi. Ama così colui che dice: «Lodate il Signore, perché è buono» (Sal 117,1). Chi loda il Signore non perché è buono con lui, ma perché è buono in sé, è colui che ama veramente Dio per Dio e non per se stesso. Non ama così colui del quale si dice: «Ti loderà quando gli avrai fatto del bene» (Sal 48,19). Questo è il terzo grado d’amore, con cui finalmente Dio è amato per se stesso. «Dopo aver assaporato questa soavità l'anima passa al terzo grado, amando Dio non per sé, ma per Lui. In questo grado ci si ferma a lungo, anzi, non so se in questa vita sia possibile raggiungere il quarto grado». 

4) L'amore di sé per Dio. Bernardo giunge, così, all’ultimo, il più elevato grado dell’amore, quello nel quale l’amore tra Dio e l’uomo realizza un’unione personale e totale, una comunione di volontà. Un’esperienza che Bernardo non si esita a definire «Deificazione». Esperienza che in questa vita si può raggiungere solo raramente e per pochi istanti. Per aiutare a comprendere questa esperienza, Bernardo utilizza alcune immagini note alla letteratura cristiana antica. Esprime, così, la comunione profonda e personale tra Dio e l’uomo, una comunione nella quale i due, lungi dall’essere «annullati», formano una realtà nuova. Quando ciò potrà accadere? Quando l’uomo troverà nella piena comunione con Dio il compimento della propria vita? Bernardo lo precisa: solo dopo la «risurrezione». L’anima potrà sperare di raggiungere il quarto grado dell’amore –  o meglio d’essere raggiunta in esso, poiché è la potenza di Dio che lo concede a chi vuole, non l’attività umana che riesce a raggiungerlo – solo quando sarà in un corpo spirituale e immortale, in un corpo integro, tranquillo e piacevole e sottoposto in tutto allo spirito. «Quello cioè in cui l'uomo ama sé stesso solo per Dio. Allora, sarà mirabilmente quasi dimentico di sé, quasi abbandonerà sé stesso per tendere tutto a Dio, tanto da essere uno spirito solo con Lui. Io credo che provasse questo il profeta, quando diceva: -Entrerò nella potenza del Signore e mi ricorderò solo della Tua giustizia». 

Il grado supremo dell’amore non è “amare Dio per Dio”, ma “amare l’uomo per Dio”. Perché se Dio è il Creatore e Salvatore, non basta amare Lui solo, ma è bello amare in Lui anche la creatura che Egli ha amorevolmente plasmato e redento: La perfezione si raggiunge nel «quarto grado», quando l’uomo giunge ad amare se stesso – ed i fratelli tutti – per Dio. Il credente, giunto all’amore di Dio, riesce a cogliere lo splendore di Dio in tutte le sue opere, a goderne e ad amare le persone per amore di Dio. 

Nella stessa opera Bernardo elabora una diversa e complementare scala, sempre in «quattro gradi», che non è sovrapponibile alla precedente (XII,34-XV,40). Si può amare Dio come «servi», come «mercenari», come «figli» e come «spose». 

Il «servo» ama Dio per timore, il «mercenario» ama Dio per la paga che ne ricava, il «figlio» ama Dio come padre che lo genera e lo guida, ma solo la «sposa» ama Dio come sposo, essendone “inebriata” – afferma Bernardo. 

Nel “De diligendo Deo, dunque, San Bernardo presenta l'«amore» come una forza finalizzata alla più alta e totale fusione in Dio col Suo Spirito, che, oltre a essere «sorgente» d'ogni amore, ne è anche «foce», in quanto il peccato non sta nell'«odiare», ma nel disperdere l'amore di Dio verso il sé (la carne), non offrendolo così a Dio stesso, Amore d'amore.

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