La vita dell'uomo incomincia con un «Rifiuto».
La vita cosciente , cioè quella in cui il Mondo si manifesta. Tale «Rifiuto»
nega che il giorno sia notte, l'acqua aria, gli alberi stelle, il freddo caldo,
la vita morte: nega che qualcosa sia altro da ciò che esso è. Già Platone
avverte che questa negazione è presente anche nel sogno e perfino nella pazzia.
Tale «Rifiuto» sta all'«origine e alle fondamenta della vita umana», la domina
e la comanda: tutte parole, queste, che corrispondono all'antica parola greca «Arché»,
che viene tradotta anche con Principio.
Già
per la Filosofia Greca il «Rifiuto» che qualcosa sia altro da sé è «l'Arché»
di tutta la conoscenza. Ma la Filosofia intende il «Rifiuto» originario in un
modo radicalmente nuovo. Prima di essa il «Rifiuto» è un voler negare che il
giorno sia notte, l'acqua pietra, e così via. La Filosofia sostiene che queste
negazioni non sono semplicemente un volere, ma un sapere assolutamente non
smentibile: il sapere che sta al fondamento di ogni altro sapere e di ogni
agire e che quindi è la «Verità originaria».
Aristotele dice appunto che tutte queste negazioni sono
espresse da un'unica «Arché», che è la più salda di tutte le conoscenze. Più tardi
questa «Arché» sarà chiamata «Principio di Non Contraddizione». Più tardi
ancora, tuttavia, varie forme del pensiero filosofico riterranno che il
tentativo di separare questo Principio dalla «Volontà», facendone la suprema «Verità
incontrovertibile», è destinato a fallire. Ad esempio lo ritengono Nietzsche e
Dostoevskij, e prima di loro Giacomo Leopardi e (secondo alcuni) Hegel. Lo
ritiene gran parte della Filosofia contemporanea.
Per Popper tale Principio è sì il fondamento
dell'atteggiamento razionale: senza di esso crollerebbe l'intero edificio della
scienza; sennonché, per lui, ciò che fa scegliere tale atteggiamento è una Fede
irrazionale ; e quindi è innanzitutto il «Principio di Non Contraddizione» ad
esser dominato e guidato da una «Volontà» (Fede) senza «Verità».
Al di
sotto della propria maschera tale Principio è in effetti, nelle sue diverse
configurazioni e formulazioni storiche, un grande dogma, è appunto la «Volontà»
che le cose stiano nel modo da esso prescritto. (Anche la filosofia ha
sostanzialmente trascurato l'unico grande tentativo, compiuto da Aristotele, di
sottrarre quel Principio all'arbitrio della «Volontà»). Tale Principio serve
certamente a vivere, rileva Nietzsche, ma che una cosa serva e sia utile non
significa che essa sia vera.
Ma tutta
questa vicenda , la storia cioè del «Rifiuto» originario , copre e
nasconde qualcosa di essenzialmente più profondo e decisivo. Da un lato copre e
nasconde il «Rifiuto» autentico, ossia l'autentica negazione che le «Cose»
siano altro da ciò che esse sono: il «Rifiuto» che dunque non è né «Volontà»,
né il fallito tentativo filosofico di liberare il «Rifiuto» dalla «Volontà».
Dall'altro lato quella vicenda copre e nasconde il sapere più alto. Esso dice
che proprio perché nessuna «Cosa» può essere altro da ciò che essa è (proprio
perché ogni «Cosa» è se stessa), proprio per questo ogni «Cosa» è «Eterna».
Ogni «Cosa» , dunque ogni stato di «Cose», ogni stato del mondo e dell'anima,
ogni situazione ed evento, e il contenuto di ogni istante del tempo.
La teoria della relatività
afferma sì che ogni stato del mondo (ossia del cronotopo quadridimensionale) è «Eterno»,
ma non lo afferma perché ogni «Cosa» non può essere altro da sé: lo afferma
invece sulla base della logica scientifica, che è ipotetica, e quindi
controvertibile, falsificabile. Anche la teoria della relatività appartiene
alla vicenda che copre e nasconde sia il «Rifiuto» autentico, sia l'«Eternità»
(anch'essa da intendere autenticamente, cioè in «Senso» essenzialmente diverso
da quello che le compete lungo tale vicenda).
La consistenza del passato è implicata dall'«Eternità» di
ogni «Cosa» , non nel «Senso» che questa luce che viene dalla finestra debba
esistere in ogni tempo, ma nel «Senso» che il fluire del tempo non porta via
con sé, nel «Nulla», questa luce, che invece è, «Eterna» , e che, sì, ora è già
scomparsa, ed è un passato, ma come ogni altra cosa è destinata a ritornare.
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