domenica 4 gennaio 2015

IL RIFIUTO: ORIGINE E FONDAMENTA DELLA VITA UMANA


La vita dell'uomo incomincia con un «Rifiuto». La vita cosciente , cioè quella in cui il Mondo si manifesta. Tale «Rifiuto» nega che il giorno sia notte, l'acqua aria, gli alberi stelle, il freddo caldo, la vita morte: nega che qualcosa sia altro da ciò che esso è. Già Platone avverte che questa negazione è presente anche nel sogno e perfino nella pazzia. Tale «Rifiuto» sta all'«origine e alle fondamenta della vita umana», la domina e la comanda: tutte parole, queste, che corrispondono all'antica parola greca «Arché», che viene tradotta anche con Principio. 
Già per la Filosofia Greca il «Rifiuto» che qualcosa sia altro da sé è «l'Arché» di tutta la conoscenza. Ma la Filosofia intende il «Rifiuto» originario in un modo radicalmente nuovo. Prima di essa il «Rifiuto» è un voler negare che il giorno sia notte, l'acqua pietra, e così via. La Filosofia sostiene che queste negazioni non sono semplicemente un volere, ma un sapere assolutamente non smentibile: il sapere che sta al fondamento di ogni altro sapere e di ogni agire e che quindi è la «Verità originaria». 
Aristotele dice appunto che tutte queste negazioni sono espresse da un'unica «Arché», che è la più salda di tutte le conoscenze. Più tardi questa «Arché» sarà chiamata «Principio di Non Contraddizione». Più tardi ancora, tuttavia, varie forme del pensiero filosofico riterranno che il tentativo di separare questo Principio dalla «Volontà», facendone la suprema «Verità incontrovertibile», è destinato a fallire. Ad esempio lo ritengono Nietzsche e Dostoevskij, e prima di loro Giacomo Leopardi e (secondo alcuni) Hegel. Lo ritiene gran parte della Filosofia contemporanea. 
Per Popper tale Principio è sì il fondamento dell'atteggiamento razionale: senza di esso crollerebbe l'intero edificio della scienza; sennonché, per lui, ciò che fa scegliere tale atteggiamento è una Fede irrazionale ; e quindi è innanzitutto il «Principio di Non Contraddizione» ad esser dominato e guidato da una «Volontà» (Fede) senza «Verità». 
Al di sotto della propria maschera tale Principio è in effetti, nelle sue diverse configurazioni e formulazioni storiche, un grande dogma, è appunto la «Volontà» che le cose stiano nel modo da esso prescritto. (Anche la filosofia ha sostanzialmente trascurato l'unico grande tentativo, compiuto da Aristotele, di sottrarre quel Principio all'arbitrio della «Volontà»). Tale Principio serve certamente a vivere, rileva Nietzsche, ma che una cosa serva e sia utile non significa che essa sia vera. 
Ma tutta questa vicenda , la storia cioè del «Rifiuto» originario , copre e nasconde qualcosa di essenzialmente più profondo e decisivo. Da un lato copre e nasconde il «Rifiuto» autentico, ossia l'autentica negazione che le «Cose» siano altro da ciò che esse sono: il «Rifiuto» che dunque non è né «Volontà», né il fallito tentativo filosofico di liberare il «Rifiuto» dalla «Volontà». Dall'altro lato quella vicenda copre e nasconde il sapere più alto. Esso dice che proprio perché nessuna «Cosa» può essere altro da ciò che essa è (proprio perché ogni «Cosa» è se stessa), proprio per questo ogni «Cosa» è «Eterna». Ogni «Cosa» , dunque ogni stato di «Cose», ogni stato del mondo e dell'anima, ogni situazione ed evento, e il contenuto di ogni istante del tempo. 
La teoria della relatività afferma sì che ogni stato del mondo (ossia del cronotopo quadridimensionale) è «Eterno», ma non lo afferma perché ogni «Cosa» non può essere altro da sé: lo afferma invece sulla base della logica scientifica, che è ipotetica, e quindi controvertibile, falsificabile. Anche la teoria della relatività appartiene alla vicenda che copre e nasconde sia il «Rifiuto» autentico, sia l'«Eternità» (anch'essa da intendere autenticamente, cioè in «Senso» essenzialmente diverso da quello che le compete lungo tale vicenda). 
La consistenza del passato è implicata dall'«Eternità» di ogni «Cosa» , non nel «Senso» che questa luce che viene dalla finestra debba esistere in ogni tempo, ma nel «Senso» che il fluire del tempo non porta via con sé, nel «Nulla», questa luce, che invece è, «Eterna» , e che, sì, ora è già scomparsa, ed è un passato, ma come ogni altra cosa è destinata a ritornare. 

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