Sostiene Max Weber che La nascita del Capitalismo dipende dal Cristianesimo: un certo tipo di uomo protestante si convince che il proprio «Benessere Economico» sia una conferma di essere predestinato da Dio alla «Salvezza Eterna»; e pertanto si da' da fare per ottenere quel «Benessere»; risparmia, forma un capitale, lo investe oculatamente nella produzione di beni di consumo e lo accresce ricavandone un «Profitto» per poi reinvestirlo. Si arricchisce per salvare l'«Anima» (o almeno per essere certo della sua salvezza).
Sino a quando ci si arricchisce e si persegue il «Profitto» per salvare
l' «Anima»,
sino a quando cioè lo «scopo» dell' Economia e' questa salvezza, il Capitalismo
non esiste ancora, anche se esistono già certe tecniche di produzione della
ricchezza che poi troveranno il maggiore sviluppo nell'intrapresa
capitalistica. E viceversa il Capitalismo c'e' già anche quando ci si serve
ancora di forme feudali della produzione di ricchezza, ma lo scopo dell'
intrapresa economica e' il «Profitto».
E' infatti lo scopo di un'azione a determinare
ciò che essa e' . Arricchire per salvare l' «Anima» non e' un'
azione «Economica», ma «Religiosa» (anche se essa include procedure di
carattere economico). E, viceversa, essere virtuosi per arricchire (a questo
mira ogni "business ethics", "etica degli affari" o
"etica dell'impresa") non e' un' azione «Morale», ma «Economica»
(anche se essa include a sua volta procedure di carattere morale o religioso).
Il Capitalismo nasce quando l'imprenditore
non pensa più all'accumulazione del «Profitto» per salvar l' «Anima» (come sostiene Max Weber ), ma …. impiega il proprio capitale per
incrementare il «Profitto». L' «Equivoco» di Weber consiste nel confondere
questi due opposti processi. (Vedi tutti i Post su Capitalismo Giu-lug.-Ago. 2013)
Analogo all' «Equivoco» di Weber,
nello stesso «Senso», è quello che sostiene Michael Novak: la
convergenza di Cattolicesimo e Capitalismo egli intende, al seguito della dottrina
sociale della Chiesa, che lo
scopo ultimo del Capitalismo non debba essere il «Profitto», ma il «Common good», il «Bene
Comune», che per la
Chiesa e' l' insieme delle condizioni della vita sociale che consentono all'uomo
di raggiungere la propria «Perfezione» (cristiana). Ma come non sono
Capitalismo, e nemmeno Azione Economica, le pratiche che nel protestantesimo
perseguono il «Profitto» per esser certi della propria predestinazione alla «Vita
Eterna», così non lo
sono le pratiche che nel cattolicesimo perseguono il «Profitto» per la realizzazione del «Bene
Comune».
Il camminare per strada (che
fuori di metafora corrisponde alla realizzazione del «Bene Comune») prevede l'
uso delle scarpe (che corrisponde alla produzione del «Profitto»); ma il
camminare per strada non e' una scarpa. Proprio perché tali attività assumono il «Profitto» come
mezzo e non come scopo , e dunque sono attività «non profit», esse non sono
attività capitalistiche. Ma per la Chiesa l'intera attività
economica deve diventare «non profit». E ciò significa che per la Chiesa il Capitalismo
deve cessare di esistere.
Il
rovesciamento che la Chiesa pretende dal Capitalismo e' tanto maggiore
se si tiene presente che per essa la «Carità» non può essere più, oggi,
soltanto una virtù privata, affidata alla buona volontà degli individui; non
può più esserlo, perché la virtù privata richiede la «Bontà» delle strutture
pubbliche.
La Chiesa, oggi,
vede nel Capitalismo la forma migliore di produzione della ricchezza, ma
ritiene che la distribuzione della ricchezza debba essere operata innanzitutto
dallo Stato, in cui deve innanzitutto prender corpo la virtù della «Carità». Le leggi
dello Stato devono regolare quella distribuzione; e la loro violazione deve
essere accompagnata da sanzioni (innanzitutto terrene). Anche per questo lato
(come per la scuola, la morale sessuale, ecc.) la Chiesa progetta lo Stato come
Stato cristiano; a loro volta Capitalismo e Democrazia progettano lo Stato,
rispettivamente, come custode della dominazione del capitale sulla società e
come custode del «Senso» moderno della «Libertà». E si continua a non percepire la
profondità dello «Scontro Politico» a cui questi progetti conducono.
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