martedì 20 gennaio 2015

L'EQUIVOCO DI MAX WEBER E MICHAEL NOVAK


Sostiene Max Weber che La nascita del Capitalismo dipende dal Cristianesimo: un certo tipo di uomo protestante si convince che il proprio «Benessere Economico» sia una conferma di essere predestinato da Dio alla «Salvezza Eterna»; e pertanto si da' da fare per ottenere quel «Benessere»; risparmia, forma un capitale, lo investe oculatamente nella produzione di beni di consumo e lo accresce ricavandone un «Profitto» per poi reinvestirlo. Si arricchisce per salvare l'«Anima» (o almeno per essere certo della sua salvezza). 
Sino a quando ci si arricchisce e si persegue il «Profitto» per salvare l' «Anima», sino a quando cioè lo «scopo» dell' Economia e' questa salvezza, il Capitalismo non esiste ancora, anche se esistono già certe tecniche di produzione della ricchezza che poi troveranno il maggiore sviluppo nell'intrapresa capitalistica. E viceversa il Capitalismo c'e' già anche quando ci si serve ancora di forme feudali della produzione di ricchezza, ma lo scopo dell' intrapresa economica e' il «Profitto». 
E' infatti lo scopo di un'azione a determinare ciò che essa e' . Arricchire per salvare l' «Anima» non e' un' azione «Economica», ma «Religiosa» (anche se essa include procedure di carattere economico). E, viceversa, essere virtuosi per arricchire (a questo mira ogni "business ethics", "etica degli affari" o "etica dell'impresa") non e' un' azione «Morale», ma «Economica» (anche se essa include a sua volta procedure di carattere morale o religioso). 
Il Capitalismo nasce quando l'imprenditore non pensa più all'accumulazione del «Profitto» per salvar l' «Anima» (come sostiene Max Weber ), ma …. impiega il proprio capitale per incrementare il «Profitto». L' «Equivoco» di Weber consiste nel confondere questi due opposti processi. (Vedi tutti i Post su Capitalismo Giu-lug.-Ago. 2013
Analogo all' «Equivoco» di Weber, nello stesso «Senso», è quello che sostiene Michael Novak: la convergenza di Cattolicesimo e Capitalismo egli intende, al seguito della dottrina sociale della Chiesa, che lo scopo ultimo del Capitalismo non debba essere il «Profitto», ma il «Common good», il «Bene Comune», che per la Chiesa e' l' insieme delle condizioni della vita sociale che consentono all'uomo di raggiungere la propria «Perfezione» (cristiana). Ma come non sono Capitalismo, e nemmeno Azione Economica, le pratiche che nel protestantesimo perseguono il «Profitto» per esser certi della propria predestinazione alla «Vita Eterna», così non lo sono le pratiche che nel cattolicesimo perseguono il «Profitto» per la realizzazione del «Bene Comune»
Il camminare per strada (che fuori di metafora corrisponde alla realizzazione del «Bene Comune») prevede l' uso delle scarpe (che corrisponde alla produzione del «Profitto»); ma il camminare per strada non e' una scarpa. Proprio perché tali attività assumono il «Profitto» come mezzo e non come scopo , e dunque sono attività «non profit», esse non sono attività capitalistiche.  Ma per la Chiesa l'intera attività economica deve diventare «non profit». E ciò significa che per la Chiesa il Capitalismo deve cessare di esistere. 
Il rovesciamento che la Chiesa pretende dal Capitalismo e' tanto maggiore se si tiene presente che per essa la «Carità» non può essere più, oggi, soltanto una virtù privata, affidata alla buona volontà degli individui; non può più esserlo, perché la virtù privata richiede la «Bontà» delle strutture pubbliche. 
La Chiesa, oggi, vede nel Capitalismo la forma migliore di produzione della ricchezza, ma ritiene che la distribuzione della ricchezza debba essere operata innanzitutto dallo Stato, in cui deve innanzitutto prender corpo la virtù della «Carità». Le leggi dello Stato devono regolare quella distribuzione; e la loro violazione deve essere accompagnata da sanzioni (innanzitutto terrene). Anche per questo lato (come per la scuola, la morale sessuale, ecc.) la Chiesa progetta lo Stato come Stato cristiano; a loro volta Capitalismo e Democrazia progettano lo Stato, rispettivamente, come custode della dominazione del capitale sulla società e come custode del «Senso» moderno della «Libertà». E si continua a non percepire la profondità dello «Scontro Politico» a cui questi progetti conducono. 













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