«Nessuno ha un Amore più grande di questo: dare la propria
vita per i propri amici» (Gv, 15, 13). Qui
Gesù Pensa alla loro «Vita Eterna», alla forma più alta e intensa dell'esistenza.
«Il Buon Pastore dice delle sue pecore: Io
sono venuto perché abbiano la Vita e l'abbiano abbondantemente». L' abbondanza dell'
«Eternità» . Egli ama, cioè da' la propria Vita, affinché l' uomo possa
pervenire alla forma più alta e completa del proprio «Essere». Riflettendo su
di sé , la Fede cristiana definisce l' «Amore» come «Volontà» che vuole il Bene
dell'Amato; e intende il Bene come consistenza, ampiezza, stabilità , ricchezza
dell' esistenza: il Bene coincide con l' «Essere».
Dio ama l' uomo perché gli dona l' «Essere» e poi da' per
lui la propria Vita nel tempo, sollevando l' essere umano fino all' «Eternità»
. In entrambi i casi, l' «Essere» dell'uomo e' l'effetto di un agire divino.
Il «Senso» dell'Amore di cui
parla Gesù dipende dunque dal significato che si attribuisce a Vita, dare la
Vita e avere la Vita, Tempo, Eternità , Volontà , Bene , Essere, Creatura,
Azione, Dio, Uomo. In genere, «il Credente» non riflette su questi significati: si
limita a parlare il linguaggio della propria tradizione religiosa, restandovi
completamente imprigionato.
Ma la Filosofia
non e' la Fede. Essa mette tutto in questione e quindi si allontana
dalle abitudini linguistiche e concettuali. Anche da quelle relative all' «Amore»
e all' «Amore Cristiano». Se a questo punto «il Credente» rimproverasse la
Filosofia di essere senza «Amore» e di ingenerare tristezza, dimostrerebbe di
non comprendere il «Senso» della Filosofia. Mettendo in questione l' «Amore Cristiano»,
la Filosofia non si dichiara favorevole a una vita senza «Amore», ma mette in
questione anche questa seconda forma di vita.
Chi ama l' uomo, creandolo o dando la propria vita per lui,
e' un produttore del Bene, cioè dell' «Essere dell'amato». Creando l' universo,
Dio annienta la propria solitudine beata. Come ogni altra forma di «Amore»
storicamente apparsa, anche l' «Amore Cristiano» e' essenzialmente legato alla «creatività»
, e dunque alla «distruttività» . Inoltre, anche per il Cristianesimo l'agire
di Dio e dell'uomo e' «Libero». Pertanto, l'agire lascia definitivamente nel «Nulla»
tutto ciò che esso non vuole creare e produrre. Ma questo non significa forse
che l' «Amore» di Dio e dell'uomo e' inseparabile dall'Odio? Se l' «Amore» e'
volere il Bene, cioè l' «Essere dell'Amato», volere che qualcosa rimanga o
diventa «Nulla» non e' forse volere il suo Male, cioè Odiarla?
Nella Bibbia, il testo della
Sapienza (11, 24 e seguenti) dice a Dio: «Se tu avessi Odiato qualcosa non l' avresti neppure creata». Ma se l' «Amore» e'
volere l' «Essere dell' Amato», questo testo viene ad affermare (nonostante
ogni intenzione in senso contrario) che Dio «Odia» tutte le cose che egli non
crea e pur potrebbe creare. L' azione umana, fatta a immagine e somiglianza di
Dio, imita l' «Amore», cioè l' «Odio» divino. Anche nell' «Amore Cristiano»,
infine, l' «Essere dell' Amato» e' qualcosa di voluto. Anche la «Vita Eterna»
dell'uomo e' voluta da Dio. Amando, la Volontà Libera di Dio e dell' uomo non solo
lascia definitivamente nel «Nulla» ciò che essa non vuole produrre , e che
dunque essa «Odia» , ma intende anche togliere dal «Nulla» ciò che essa ama e
produce.
Per Amare qualcosa e'
dunque necessario pensare che il suo Bene, cioè il suo «Essere»,
originariamente sia «Nulla». Se non si pensasse l'originaria nullità dell' «Essere
dell'Amato», non si potrebbe amare.
Per
Amare, bisogna essere convinti che l' «Essere» , la prodigiosa
ricchezza e stabilità in cui l' «Essere» consiste , di per se stesso e' «Nulla»,
e che solo la Volontà dell'amante lo trae fuori dal «Nulla», facendo sì che il «Nulla»
sia «Essere». Ma questo e' il pensiero più orrendo: la sua Volontà di
annientare l' «Essere» e' infinita: intende soffocare perfino il significato
dell' «Essere». La sua lontananza dalla Verità e' estrema e getta l' uomo nell'
«Angoscia» più disperata. E' l'estrema follia.
Per Amare, bisogna innanzitutto «Odiare» infinitamente l'amato,
rendendolo un «Nulla», cioè credendo che innanzitutto esso sia «Nulla». L'
orrore e l' «Odio» stanno alla radice dell' «Amore» , dunque anche dell' «Amore
Cristiano» , e lo alimentano. L' «Amore» prima uccide l' Amato e lo rinchiude
nel sepolcro del «Nulla»; poi, quando vuole il suo Bene e gli da' l' «Essere»,
trae fuori dalla tomba un cadavere , e magari l' amante giunge a dare la
propria vita per ciò che egli stesso ha reso un cadavere.
Chi si sente Amato in questo modo, nonostante la sua
apparente esultanza e' soffocato, nel profondo del cuore, dall' Angoscia. C' e'
allora da meravigliarsi e rattristarsi, se la Filosofia prende le distanze dall'
«Amore» e si volge verso qualcosa che , più alto e più vero dell' «Amore», e «Libero»
dalla Volontà degli amanti divini e umani, e dall' «odio» e dalla follia , non
annienta l' Amato, ma lo lascia risplendere nella sua «Eternità?» .
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