domenica 27 aprile 2014

LA CHIESA E IL MONDO


Nel nobile modo in cui il 10 febbraio 2013 Benedetto XVI ha espresso la sua rinuncia è indicato esplicitamente il problema centrale del Cristianesimo: si trova «Nel mondo del nostro tempo, soggetto a rapide mutazioni e turbato da questioni di gran peso per la vita della Fede» («In mundo nostri temporis rapidis mutationibus subiecto et quaestionibus magni ponderis pro vita fidei perturbato»). Nel testo, la parola pondus (peso) compare tre volte:         

  • come peso» delle questioni riguardanti la vita della Fede  
  • come peso» del gesto di rinuncia    
  • come peso» del ministerium che viene lasciato per il venir meno delle forze.

Ma solo il primo peso vien detto grande: la vita della «Fede» è oggi gravata da «Questioni di gran peso» ed è essa stessa turbata dal turbamento del mondo. Il mondo cristiano, tanto meno un Pontefice, possono riconoscere che il turbamento della «Fede» è ben più profondo di quello visibile, dovuto alla corruzione all'interno della Chiesa. Ciò che più salta agli occhi è l'«Allontanamento della modernità» e soprattutto del nostro tempo dai valori della «Tradizione» e dunque dalla «Vita della Fede» (in questo contesto, la corruzione della Chiesa è più grave di tutte le forme passate del suo degrado).
Il turbamento del mondo, tuttavia, riguarda non solo la «Fede religiosa», ma anche quelle altre forme di «Fede» ancora dominanti (e che non amano sentirsi dire che sono a loro volta «Fedi»). Il riferimento è soprattutto al Capitalismo, alla Democrazia, al Capitalismo-Comunismo Cinese o, in Iran, alla mescolanza di Teocrazia e Capitalismo; e il Comunismo sovietico, come il Nazismo, erano tra le più rilevanti di queste forze. Ognuna delle quali avverte la necessità di eliminare le proprie degenerazioni, ma si rifiuta di ammettere l'inevitabilità del proprio «Tramonto».
Non è una metafora né un'iperbole fuori luogo affermare che ognuna di esse si sente un «Dio» che deve distruggere gli infedeli. Ma, come la «Fede religiosa», anche la vita di queste altre forze è gravata da «Questioni di gran peso» da questioni che fanno intravvedere l'inevitabilità di tale «Tramonto». Certo, un Pontefice deve credere che il Cristianesimo durerà fino alla fine del mondo. Ma la gran questione è se quelle forze , dunque anche il Cristianesimo , Si rendano conto del loro vero avversario, che le scuote e le travolge.
Il «Relativismo» (Vedi pubbl. Marzo 2014) è stato l'avversario di Benedetto XVI. Lo sforzo di combatterlo ha avuto un carattere soprattutto pastorale. Il semplicismo concettuale e l'ingenuità del «Relativismo» ne favoriscono infatti la diffusione presso le masse, e tale diffusione è tutt'altro che irrilevante per la vita della «Fede». Giovanni Paolo II si avvicinava maggiormente all'avversario autentico quando individuava negli inizi della «Filosofia Moderna» (Cartesio) la matrice di tutti i grandi «Mali» del secolo XX, quali le dittature del Comunismo e del Nazionalsocialismo, o l'egoismo dell'Economia capitalistica. In questa prospettiva, lo stesso «Relativismo» può essere inteso come un parto di quella matrice.

L'uomo può incominciare a vivere solo se vuole trasformare se stesso e il mondo da cui è circondato. Se non fa questo non può nemmeno compiere quella trasformazione di sé che è il respirare in senso letterale. E muore. Vive solo se si fa largo nella «Barriera» che gli impedisce di trasformare sé e il mondo. La «Barriera» è l'Ordine immutabile della natura. Solo se la penetra, la sfonda, la squarta, e comunque la fa arretrare, può liberarsi un poco alla volta dal suo peso e ottenere ciò che egli vuole. 

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