Il «Relativismo», si dice, nega che l'uomo riesca a conoscere una «Verità Assoluta» e «Irrefutabile» (evidente rispondenza al vero). Se ci si ferma a questa definizione, tutta la cultura del nostro tempo, innanzitutto quella filosofica, è relativista. Ma allora va anche detto che quella negazione della «Verità» era già sostenuta 2.500 anni fa, e in grande stile, dalla «Sofistica». Anche perché già il Pensiero Greco sapeva che chi afferma che non esiste alcuna «Verità Assoluta» afferma egli stesso che nemmeno questa sua affermazione è una «Verità Assoluta».
Il «Relativismo» degli ultimi
due secoli (l'avversario di Benedetto XVI)
è tutt'altra cosa. Nega tutto l' «Antirelativismo» che c' è stato nel
frattempo. Si crede che il «Relativismo» possa appoggiarsi anche a Pascal, per
il quale la «Verità Assoluta» non potrà mai esser trovata perché «Tutto muta
col Tempo». Ma Pascal non giunge a dire che, proprio perché «Tutto muta col Tempo»,
non può esistere nemmeno un «Dio Eterno» e «Assoluto». Lo dirà Nietzsche (per
il quale Pascal era un genio rovinato dal Cristianesimo). Pascal non giunge a
tanto, perché per lui quel «Tutto che muta» è, propriamente, il «Mondo».
Nietzsche arriva a tanto perché,
fondandosi sulla persuasione che nel Mondo «Tutto muta», mostra l'
impossibilità dell' esistenza di un qualsiasi «Essere Eterno» e «Assoluto». Ma tale persuasione non è solo di Pascal e di
Nietzsche: è di tutta la Cultura e la Civiltà dell' Occidente , e, ormai, del «Pianeta».
Sin dall'inizio
l'avanguardia dell'Occidente , la Filosofia Greca , è persuasa che il «mutamento»
del Mondo sia una «Verità Incontrovertibile» (e che il «mutamento» sia un
passare delle «Cose» dal «Non Essere» all' «Essere» e viceversa, cioè abbia un
carattere essenzialmente più radicale del modo in cui esso era stato
precedentemente inteso dall'uomo).
Sono
soltanto Nietzsche e pochi altri a saper mostrare perché, dal fatto che
nel Mondo «Tutto muta», è necessario concludere che non esiste alcuna «Verità
Assoluta» e «Irrefutabile» oltre a quella che consiste nell'affermazione di
quel fatto, e che non esiste alcun «Essere Eterno» e «Assoluto» oltre agli «Esseri
che mutano nel Tempo». Nietzsche e pochi altri , abitando quello che son solito
chiamare il sottosuolo essenziale del pensiero del nostro Tempo , san fare cioè
quel che i «Relativisti» di oggigiorno non sanno fare; e non lo sanno anche
perché, per lo più e più o meno consapevolmente, evitano di riconoscere che
anche per loro è una «Verità Irrefutabile» e «Assoluta» che nel Mondo «Tutte
le cose mutano col Tempo».
Antirelativisti
sono coloro che lungo la tradizione dell' Occidente condividono sì la
persuasione che il «mutamento» delle cose del Mondo è una «Verità Irrefutabile»;
ma, a differenza dei «Relativisti», ritengono
che «Verità Irrefutabile» sia anche l' esistenza di un «Essere Eterno» e «Assoluto»
«al di là» o all'«interno» del Mondo. Sono gli amici della «Metafisica».
Ma nel sottosuolo essenziale del nostro tempo appare l' impossibilità della «Metafisica». D' altra parte, ai «Relativisti» che stanno fuori del sottosuolo, alla superficie, gli «Antirelativisti» e i «Metafisici» obbiettano quel che già abbiamo sentito, cioè che se tutta la nostra conoscenza è fallibile e congetturale, allora lo è anche l' affermazione che tutta la nostra conoscenza è fallibile e congetturale. Per trarsi d'impaccio, i «Relativisti» più spregiudicati di superficie hanno finito col riconoscere che anche il loro «Relativismo» è fallibile e congetturale.
Ma nel sottosuolo essenziale del nostro tempo appare l' impossibilità della «Metafisica». D' altra parte, ai «Relativisti» che stanno fuori del sottosuolo, alla superficie, gli «Antirelativisti» e i «Metafisici» obbiettano quel che già abbiamo sentito, cioè che se tutta la nostra conoscenza è fallibile e congetturale, allora lo è anche l' affermazione che tutta la nostra conoscenza è fallibile e congetturale. Per trarsi d'impaccio, i «Relativisti» più spregiudicati di superficie hanno finito col riconoscere che anche il loro «Relativismo» è fallibile e congetturale.
l'uomo non apre bocca se dubita di quel che dice. E se dice:
«Dubito di quel che dico», egli non dubita di dubitare. (Che è cosa del tutto
diversa dal «Cogito Cartesiano» , perché se l'uomo apre bocca solo se non
dubita, la maggior parte delle volte che l'apre dice però «Cose false»; mentre
le considerazioni di Cartesio sul «Cogito» intendono pervenire alla «Suprema Verità
Incontrovertibile»).
Nella folla
sterminata di coloro che , senza saperlo e anzi spesso negandolo , sono
convinti di conoscere «Verità Assolute», si trovano anche gli uomini dell'Occidente,
per i quali la «Verità Assoluta» e «Incontrovertibile» dominante è che «Le Cose
del Mondo mutano col Tempo»; e son giunti a mostrare (nel sottosuolo del nostro
tempo) la necessità che tutte le «Cose» mutino, «nascano e muoiano»,
quindi a mostrare che non esiste alcuna «Verità Immutabile» se non quella che
afferma il «Divenire» e il travolgimento di ogni «Cosa» e di ogni «Verità».
Restano travolte anche la
Politica e la Morale che, lungo la tradizione «Antirelativistica» dell'
Occidente, consistevano nell'adeguare la vita dello Stato e dei singoli
individui alla «Verità Immutabile» ed «Eterna». Quelle erano la Politica e la Morale
convinte di parlare «Con Verità». Se oggi qualcuno auspica una Politica capace
di parlare «Con Verità», deve tener presente che quella della «Verità» è, si è
intravisto, una faccenda parecchio complessa.
Quando oggi i cattolici e la Chiesa , ad esempio , usano
questa espressione, intendono una Politica e una Morale che, contro il «Relativismo»,
siano legate alla «Verità Incontrovertibile» e «Assoluta» della «Metafisica»
tradizionale (aperta alla rivelazione di Gesù). E dunque intendono una Democrazia che non sia, come
invece lo è la Democrazia procedurale, una «Libertà senza Verità». Un problema
che certo ci tocca da vicino, ma che (a parte il fatto che non riguarda la «Verità»,
ma la «Sincerità», giacché se non c' è «Verità» senza «Sincerità», si possono
invece dire con «Sincerità» «Cose false») è pur sempre subordinato alla gran
questione del rapporto tra «Relativismo» e «Antirelativismo» , visto che l'
accentuata corruzione della Politica (Vedi Pubbl. Ottobre 2013) e della Morale è una conseguenza dello stato di
transizione in cui il Mondo si trova: tra la tradizione, dove anche i corrotti
si riconoscevano pur sempre sottoposti al giudizio della «Verità», e il tempo
futuro.
Il tempo in cui , con l'inevitabile «Tramonto» di ogni «Verità Metafisica»
e di ogni «Eterno Signore del Mondo» , quella forma suprema dell'agire umano
che è la «Tecnica» viene autorizzata a prendere in
mano, essa, le sorti del Mondo.
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