Composta sullo scorcio del I secolo e divenuta uno dei testi biblici
più affascinanti nella storia della tradizione e dell’arte cristiana,
l’Apocalisse (in greco, “Rivelazione”) è un’opera di grande potenza e
suggestione, proveniente dall’ambito delle Chiese giovannee dell’Asia Minore,
come attestano le lettere indirizzate alle sette comunità di Efeso, Smirne,
Pergamo, Tiatira, Sardi, Filadelfia e Laodicea, presenti nei capitoli 2-3.
Anche se il linguaggio e i simboli appartengono al genere “apocalittico, una
corrente letteraria e teologica molto diffusa nel giudaismo di quell’epoca, il
libro si autodefinisce «profezia»
(1,3 e 22,7.19), cioè interpretazione dell’azione di Dio all’interno della
storia.
Infatti, anziché essere un
infausto oracolo sulla fine del mondo, come spesso si è creduto, l’Apocalisse è
un messaggio concreto di speranza rivolto alle Chiese in crisi interna e
colpite dalla persecuzione di Babilonia o della prostituta o della bestia, cioè
della Roma imperiale, perché ritrovino fermezza nella fede e coraggio nella
testimonianza. Il fine ultimo verso cui sta muovendosi la storia non è il
trionfo del drago, simbolo del male, ma quello dell’Agnello, cioè Cristo, e
alla Babilonia devastatrice subentrerà per sempre la Gerusalemme della pace e
della vita.
Il libro è tutto costellato di simboli e di segni, tra i quali dominano i settenari posti al centro
della composizione, nei capitoli 6-15: i sette sigilli spezzati, le sette
trombe risuonanti, i sette angeli con le sette coppe del giudizio. Colori,
animali, sogni, visioni, numeri, segni cosmici, città sono le componenti di
questa interpretazione della storia alla luce della fede e della speranza.
All’inizio e alla fine dell’opera si hanno le due scene decisive: da un lato, la corte divina
con l’Agnello-Cristo e il libro della storia umana (capitoli 4-5); dall’altro,
l’affresco del duello definitivo tra Bene e Male, tra la Prostituta imperiale e
la Sposa ecclesiale, suggellato dall’epifania della Gerusalemme celeste, ove si
attende la venuta in pienezza del Cristo salvatore (capitoli 16-22).
Nota Finale
L’Apocalisse (la parola significa
“rivelazione”) appartiene, come il libro di Daniele, a una forma letteraria
insolita per la nostra cultura, con abbondanza di simboli e di visioni.
Destinataria del libro è la Chiesa, rappresentata da sette Chiese dell’Asia
Minore. Sono Chiese in crisi e perseguitate, alle quali vengono indirizzate
sette lettere, in cui si incoraggia, si loda, si corregge. Poi segue una serie
di visioni, che danno il senso vero della storia. Al centro, il destino della
Chiesa nella lotta cosmica tra Dio e satana, di cui lo scontro fra le sette
Chiese dell’Asia Minore e l’impero romano rappresenta il momento terrestre.
Autore, data e struttura dell’opera restano problemi discussi, sembra però
innegabile il legame con la tradizione giovannea. L’Apocalisse è
fondamentalmente una profezia e, dunque, non mira a soddisfare curiosità
occulte, ma vuole aiutare a leggere la storia presente – che appare dura e
contraddittoria – alla luce della Pasqua di Cristo.