Autore di questo nuovo biglietto è, come per la seconda lettera, un «presbìtero» non meglio identificato, che
scrive a un certo Gaio, elogiato per la generosa ospitalità da lui offerta ai
missionari del vangelo. La tradizione ha visto nella figura del «presbìtero» quella dell’evangelista
Giovanni. In queste poche righe troviamo anche una segnalazione riguardante un
altro personaggio, Diotrefe.
Costui è ben diverso da Gaio e
dalla sua generosità. È un uomo ambizioso che vorrebbe far carriera fino ad
occupare «il primo posto» e
soprattutto è ostile ad accogliere fraternamente i missionari itineranti,
impedendo anche agli altri di farlo (versetti 9-10). Entra in scena pure un
terzo personaggio, Demetrio – forse il latore di questa lettera –, che viene
invece lodato con entusiasmo (versetto 12).
Il tema dominante dello scritto è, quindi, quello dell’accoglienza, espressione dell’amore e della
solidarietà tra le varie Chiese. Come nelle lettere precedenti, anche in questo
caso dovremo identificare, quali destinatarie, le varie comunità cristiane
dell’Asia Minore, che, tra l’altro, sono esplicitamente menzionate nelle
“lettere” di apertura del libro dell’Apocalisse (capitoli 2-3).
Da questi testi e
dalle lettere di Giovanni si riesce a intuire che, al contrario di certe nostre
idealizzazioni, anche la Chiesa delle origini fu attraversata da tempeste e da
lacerazioni, da crisi e travagli interni, e i pastori – come «il presbìtero» autore di questo breve
scritto – erano costretti a lanciare moniti severi.
Nota Finale
La terza lettera è
inviata a un certo Gaio, membro fervente di una Chiesa dell’Asia Minore.
Giovanni lo mette in guardia dall’ambizione gelosa di un certo Diotrefe (forse
il capo della Chiesa locale) e gli raccomanda invece Demetrio, uno dei suoi
missionari, probabilmente latore della missiva. Lo scopo di questa lettera è
quello di esortare Gaio a perseverare nella sua opera di sostegno ai
missionari. Le lettere dell’apostolo sono composte verso la fine del I secolo d.C. e, dal punto di vista cronologico, la terza è probabilmente
la prima, mentre la prima sarebbe l’ultima. Ultimo fra gli autori “cattolici”,
Giovanni, che si autodefinisce il “presbìtero”, cioè l’”anziano” per
eccellenza, scrive per difendere l’inviolabile deposito della fede.
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