La scuola di Mileto non finì con Anassimene.
Da Mileto proviene anche Leucippo, fondatore dell’«atomismo»che, dopo aver recepito l’eredità dei maggiori filosofi
della Ionia, ebbe modo di conoscere a Elea il pensiero di Parmenide attraverso
l’insegnamento di Zenone. Ben presto la figura del suo discepolo Democrito di
Abdera lo soverchiò a tal punto che i posteri giunsero a mettere in dubbio
persino la sua esistenza.
Diversamente da Empedocle e
Anassagora che avevano pensato a forme qualitativamente differenti dell’«essere», gli atomisti concedono agli
eleati il carattere qualitativamente omogeneo dell’«essere», ma non la sua compatta unità. Anzi, proprio dalla
frantumazione dell’«essere-Uno»
eleatico in infiniti «esseri-uni»
nasce l’«atomismo» che afferma
l’esistenza di una pluralità infinita di parti indivisibili dell’estensione.
Queste parti Democrito le chiama «atomi», termine che in greco significa
«non-divisibile». Gli «atomi» sono l’«essere»
e quindi hanno le caratteristiche dell’«essere»:
sono cioè unità indivisibili, ingenerabili, incorruttibili, eterne, non
percepibili dai «sensi», ma dalla «ragione».
La loro esistenza è nel vuoto che consente loro di
distinguersi uno dall’altro e di muoversi. Limitato dal vuoto, ogni «atomo» ha
una certa “grandezza”, una certa “figura”, una certa “posizione” e un certo “rapporto
d’ordine” con gli altri «atomi». Per queste caratteristiche ogni «atomo» è
quello che è, e differisce dagli altri. I fenomeni sono aggregati di «atomi» e
le infinite differenze tra i fenomeni sono determinate dalla possibilità di
infinite combinazioni di «atomi». Quindi anche gli aspetti qualitativi delle
cose debbono essere intesi come determinati da aggregazioni atomiche. Ma se
l’insieme degli «atomi» è l’«essere»,
il vuoto che consente loro di aggregarsi e dispiegarsi è il «non-essere», per cui l’«atomismo», per
giustificare “molteplicità e divenire”,
è costretto ad affermare che il «non-essere
è».
Il tentativo di
conciliare «ragione ed esperienza», iniziato da Empedocle e Anassagora, dopo
che Parmenide ne aveva messo in evidenza in modo radicale l’antitesi, trova
nell’«atomismo» la soluzione più
coerente, non tanto perché gli «atomi» di Democrito, a differenza delle
«quattro radici» di Empedocle e delle «omeomerie» di Anassagora non presentano
differenze qualitative, quanto per aver mostrato che «ragione ed esperienza»
non sono conciliabili se non abbandonando un tratto essenziale della ragione
che dice: «l’essere è e il non-essere non
è».
Nota finale
Con Democrito
la ricerca filosofica afferma di voler provare a praticare quella via che
Parmenide aveva dichiarato «impraticabile e preclusa a ogni ricerca».
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