venerdì 15 gennaio 2016

LE TENTAZIONI DI GESU’


















Dopo la predicazione del Battista e il battesimo di Gesù nel Giordano, la terza scena che Matteo raffigura è quella della triplice tentazione di Cristo (Vedi post pubbl. a Marzo 2013 “Gesù e il potere politico, la tentazione più forte”). Essa si fonda su un dato storico offerto dallo stesso Gesù che rappresentò una sua esperienza: mai, infatti, la comunità cristiana avrebbe “inventato” una serie di episodi in cui Cristo è sottoposto alla tentazione di Satana. Si ha, così, una netta presentazione dell’umanità di Gesù, della sua libertà e della sua adesione al progetto messianico divino. 

Il racconto delle «Tentazioni» di Gesù è costruito da Matteo su una triplice tentazione diabolica a cui risponde, in contrappunto, una triplice citazione della Bibbia da parte di Gesù «Stà scritto». Il Tentatore, infatti, fa balenare davanti al Cristo «Tre» forme di messianismo.

La Prima Tentazione, quella delle pietre, che diventano pani, potremmo definirla “Terrenista” legata alla materialità delle cose.

La Seconda forma di messianismo simboleggiata dal Tentatore nel volo nel pinnacolo potremmo definirla “Taumaturgica”. E' quella di una religione magica, pubblicitaria, da stella dello spettacolo sacro. Essa umilia la vera fede che, pur non essendo assurda, è rischio, è libertà, è un fidarsi della parola divina.

Ed ecco in crescendo, la Terza,  la Tentazione più forte, quella del “messianismo politico”. E' la religione del potere e del benessere, un'idolatria implacabile che dal suo fedele esige una totalità assoluta di dedizione, simile a quella che lega il fedele autentico al Dio vivo e vero. 

Gesù non si compromette col potere politico, il suo non è un progetto di dominio e di possesso ma di «amore e donazione».

Ricordiamo quindi che la sequenza degli episodi (Mt. Cap. 4) – il deserto, il tempio con il suo angolo a precipizio sulla valle del Cedron, il monte – incarna differenti modelli di messianismo: quello materiale e sociale (i sassi divenuti pane), quello taumaturgico-spettacolare (la discesa dal pinnacolo del tempio), quello politico (i regni della terra). 

Significativo è anche il fatto che la discussione tra Cristo e Satana si svolge tutta sulla base della Bibbia, citata in modo magico dal diavolo, opposta invece nella sua forza liberatrice da Gesù. Si ha, così, una riflessione suggestiva sulla verità e sull’inganno con cui si può usare la parola di Dio. Subito Matteo introduce due quadri. Da un lato Cristo inizia la sua predicazione e, come è consuetudine, di questo evangelista, l’evento è incorniciato da una citazione di Isaia (8,23 e 9,1), sempre per rivelare che l’intera vicenda di Cristo partecipa al progetto che Dio ha già manifestato e iniziato ad attuare. Le prime parole di Gesù ricalcano quelle del Battista (3,2): «convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». 

La predicazione di Cristo è poi allargata a tutta la Galilea, la regione settentrionale della Palestina, ed è accompagnata dalle guarigioni, segni della salvezza nella sua pienezza. Dall’altro lato, si ha la narrazione della chiamata dei primi discepoli, a coppia: prima Simone Pietro e Andrea, poi Giacomo e Giovanni, tutti pescatori, convocati autorevolmente da Cristo (i maestri del tempo erano invece seguiti liberamente dai loro discepoli) e destinati alla nuova missione di essere «pescatori di uomini».


           

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