Dopo la predicazione del
Battista e il battesimo di Gesù nel Giordano, la terza scena che Matteo raffigura
è quella della triplice tentazione di Cristo (Vedi
post pubbl. a Marzo 2013 “Gesù e il potere politico, la tentazione più
forte”). Essa si fonda su un
dato storico offerto dallo stesso Gesù che rappresentò una sua esperienza: mai,
infatti, la comunità cristiana avrebbe “inventato” una serie di episodi in cui
Cristo è sottoposto alla tentazione di Satana. Si ha, così, una netta
presentazione dell’umanità di Gesù, della sua libertà e della sua adesione al
progetto messianico divino.
Il racconto delle «Tentazioni» di Gesù è costruito
da Matteo su una triplice tentazione diabolica a cui risponde, in contrappunto,
una triplice citazione della Bibbia da parte di Gesù «Stà scritto». Il Tentatore, infatti, fa
balenare davanti al Cristo «Tre» forme di messianismo.
La Prima
Tentazione,
quella delle pietre, che diventano pani, potremmo definirla “Terrenista” legata
alla materialità delle cose.
La Seconda forma di messianismo simboleggiata dal Tentatore nel volo nel pinnacolo
potremmo definirla “Taumaturgica”. E' quella di una religione magica, pubblicitaria,
da stella dello spettacolo sacro. Essa umilia la vera fede che, pur non
essendo assurda, è rischio, è libertà, è un fidarsi della parola divina.
Ed ecco in
crescendo, la Terza, la Tentazione più forte, quella del “messianismo politico”.
E' la religione del
potere e del benessere, un'idolatria implacabile che dal suo fedele esige una totalità assoluta
di dedizione, simile a quella che lega il fedele autentico al Dio vivo e vero.
Gesù non si compromette col potere politico, il suo non è un
progetto di dominio e di possesso ma di «amore e donazione».
Ricordiamo quindi che la sequenza degli episodi (Mt. Cap. 4) – il deserto, il tempio
con il suo angolo a precipizio sulla valle del Cedron, il monte – incarna
differenti modelli di messianismo: quello materiale e sociale (i sassi divenuti
pane), quello taumaturgico-spettacolare (la discesa dal pinnacolo del tempio),
quello politico (i regni della terra).
Significativo
è anche il fatto che la discussione tra Cristo e Satana si svolge tutta
sulla base della Bibbia, citata in modo magico dal diavolo, opposta invece
nella sua forza liberatrice da Gesù. Si ha, così, una riflessione suggestiva
sulla verità e sull’inganno con cui si può usare la parola di Dio. Subito
Matteo introduce due quadri. Da un lato Cristo inizia la sua predicazione e,
come è consuetudine, di questo evangelista, l’evento è incorniciato da una
citazione di Isaia (8,23 e 9,1), sempre per rivelare che l’intera vicenda di
Cristo partecipa al progetto che Dio ha già manifestato e iniziato ad attuare.
Le prime parole di Gesù ricalcano quelle del Battista (3,2): «convertitevi,
perché il regno dei cieli è vicino!».
La
predicazione di Cristo è poi allargata a tutta la Galilea, la regione
settentrionale della Palestina, ed è accompagnata dalle guarigioni, segni della
salvezza nella sua pienezza. Dall’altro lato, si ha la narrazione della
chiamata dei primi discepoli, a coppia: prima Simone Pietro e Andrea, poi
Giacomo e Giovanni, tutti pescatori, convocati autorevolmente da Cristo (i
maestri del tempo erano invece seguiti liberamente dai loro discepoli) e
destinati alla nuova missione di essere «pescatori di uomini».
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