Le opere di misericordia sono quelle richieste da Gesù nel Vangelo (Matteo 25)
per trovare misericordia (ossia perdono per
i nostri peccati)
ed entrare quindi nel suo Regno. La tradizione cattolica ne
elenca due gruppi di sette.
Le opere di Misericordia Corporale
- Dar da mangiare agli affamati.
- Dar da bere agli assetati.
- Vestire gli ignudi.
- Alloggiare i pellegrini.
- Visitare gli infermi.
- Visitare i carcerati.
- Seppellire i morti.
- Consigliare i dubbiosi.
- Insegnare agli ignoranti.
- Ammonire i peccatori.
- Consolare gli afflitti.
- Perdonare le offese.
- Sopportare pazientemente le persone moleste.
- Pregare Dio per i vivi e per i morti.
Si possono fare tre indicazioni che possono valere per tutti, non solo per i cristiani, ma
anche per le donne e gli uomini di buona volontà.
La prima: Le opere di misericordia corporale ci consolano perché non chiedono azioni difficili
che solo pochi sarebbero in grado di realizzare, ma «sette» forme di «carità» possibili a tutti.
Ognuno può privarsi di un po’ di cibo o di un vestito, essere vicino a persone
ammalate, partecipare alla S. Messa di esequie per un defunto. Con queste opere
semplici possiamo arricchire la nostra vita di frutti di «carità» i quali saranno
graditi al Signore quando lo incontreremo nel momento della morte. Accanto a
lui ci aspetteranno i poveri che abbiamo aiutato e che
intercederanno a nostro favore: «Procuratevi amici con la disonesta ricchezza perché,
quando essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne» (Lc 16,9).
La seconda indicazione è di pregare “lo
«Spirito Santo» perché
ci liberi dalla tentazione dell’indifferenza e renda il nostro cuore più
generoso verso chi invoca aiuto”. E di
aprirsi “ad un orizzonte di bisogni che
superano ogni nostra possibilità di rispondere adeguatamente". Essi ci mettono
davanti milioni e milioni di persone, spesso bambini, che muoiono di fame, che
non hanno vestiti per difendersi, che non hanno nessuno che li soccorre quando
sono malati. Cosa fare di fronte a simili bisogni, spesso frutto di gravi
ingiustizie create dalle nostre società del benessere? Cosa ci chiede Gesù?
Come potremo rispondere di fronte a lui?
Una
reazione non infrequente è quella di tapparci occhi e orecchi per non
sentire i gemiti e non vedere certi volti consumati dal bisogno. Di
conseguenza, la coscienza, un po’ alla volta, rischia di fasciarsi di quella
indifferenza, denunciata con forza da Papa Francesco nel suo messaggio per la quaresima.
La reazione del cristiano, invece, è quella di
tenere lo sguardo spalancato sui troppi poveri e sofferenti. Di fronte a loro
riconosciamo, con sincera umiltà, di fare poco sia perché non abbiamo molti
mezzi, sia perché abbiamo poco coraggio e generosità. Sempre con umiltà, però
facciamo quel poco che possiamo anche se sembra una “goccia nell’oceano”.
Da ultimo l’arcivescovo
sottolinea che non è solo il vangelo ad invitare “ad aiutare i poveri e i sofferenti.
Un atteggiamento di filantropia e di compassione è raccomandato da tutte le
religioni e filosofie. Solo Gesù, però, dice: «Quando hai dato da mangiare ad un povero, hai
dato da mangiare a me». Il cristiano aiuta chi soffre perché in
quel fratello debole vede il suo Signore che lo aspetta e misura la generosità
del suo cuore. E conclude “alla fine della vita ci aspetteranno i poveri che
abbiamo aiutato e tutti avranno il volto di Gesù”. Proviamo ora a fare una breve
«sintesi» delle “opere di Misericordia”.
CORPORALI
Dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati,
vestire gli ignudi; Queste prime tre opere, come quelle che seguono, si riferiscono alle
preoccupazioni primarie della vita: «mangiare, bere, vestire, ospitare, curare,
visitare, seppellire». Si deve riflettere però sul fatto che quanto più evoluta
si fa la vita, tanto più le situazioni materiali in cui bisogna praticare la
carità assumono aspetti ed esigenze nuove. Essere attenti perché ai fratelli
non manchi il lavoro è indubbiamente come dar loro da mangiare, da bere, da
vestire; è come aiutarli ad essere inseriti in modo degno nel contesto della
società in cui si muovono. Si deve quindi trovare l'impegno per far sì che ogni
persona abbia il proprio lavoro, eliminando l'egoismo di chi ha troppo. Ognuno
pensa a sé senza riflettere, senza considerare che il suo star meglio può
essere pagato da qualcuno col suo star peggio.
Ospitare i pellegrini;
La mentalità attuale, consumistica ed egoista, è in netto contrasto con la
carità cristiana e solo le opere di misericordia possono aiutare a trovare una
coscienza e una coerenza evangelica. Nella realtà odierna ospitare i pellegrini
non è offrire un semplice aiuto, ma aprirsi alla persona e non soltanto ai suoi
bisogni. Accogliere il pellegrino, lo straniero, è fare loro spazio nella
propria città, nelle proprie leggi, nella propria casa, nelle proprie amicizie,
mentre spesso oggi l'aridità d'animo non è sensibile alle necessità del
fratello che si trova in stato di bisogno.
Curare gli infermi; Questa opera di
misericordia deve essere ripensata, rivissuta ed anche rivalutata come cultura,
come costume, come segno di civiltà e di rispetto della vita. Bisogna porre
fine alla consuetudine di scaricare all'ospedale l'ammalato abbandonandolo con
i suoi problemi, con i suoi dubbi e le sue incertezze; l'ammalato, ovunque si
trovi, bisogna visitarlo, bisogna stargli vicino, bisogna dargli conforto e
riconoscergli una priorità di affetti.
Visitare i carcerati; Anche per
questa opera si pone il problema della sua rivalutazione per il suo significato
e il suo grande valore sociale. Visitare i carcerati oggi non vuole significare
soltanto andare dentro un carcere, ma anche aiutare, comprendere, accogliere,
sostenere con partecipazione e condivisione i congiunti che sono fuori, in un
carcere invisibile costituito dall'emarginazione e dall'indifferenza in cui
sono costretti a vivere. L'impegno quindi è importante e anche oneroso: sarà
tanto più significativo per quanto, attuato con spirito di comprensione e di
partecipazione, potrà rappresentare prevenzione verso il crimine ed educazione
alla libertà, bene comune e irrinunciabile.
Seppellire i morti; Da sempre le
confraternite di Misericordia svolgono questo compito per il suo vero
significato: il rispetto dell'uomo anche nel suo ultimo viaggio. L'hanno
praticata fin da quando i fratelli della Misericordie, con atto di umana pietà,
si chinavano per strada o nei lazzaretti per raccogliere gli infelici deceduti.
È un'opera che autentica e testimonia lo spirito del nostro essere cristiani.
SPIRITUALI
Consigliare i dubbiosi; È difficile
trovare qualcuno che s'impegni a rasserenare chi è nel dubbio, ad offrirgli la
comprensione fraterna e il suo aiuto. La cultura del dubbio va sempre più
diffondendosi: tutto è opinabile, tutto è precario, niente è certo. Ecco allora
che questa mentalità, così distruttiva e logorante del cuore e dello spirito
umano, trova soccorso nell'opera del fratello della Misericordia che, superando
anche lo stato d'isolamento in cui si vive, interviene a sostegno di chi non sa
cosa pensare, cosa dire o cosa fare.
Insegnare
agli ignoranti; Il servizio della verità, con il suo
coraggio, la sua generosità, deve essere offerto agli sprovveduti davanti alle
necessità della vita, oppure inermi e indifesi nel travaglio dei rapporti
sociali.
Si deve avere più misericordia verso chi fatica, verso chi non sa farsi le proprie ragioni o non sa vedere gli obiettivi della vita, senza però disprezzare chi in qualche modo invece vorrebbe imparare a valutare le ragioni dell'esistenza, le prove della vita, la promozione umana.
Si deve avere più misericordia verso chi fatica, verso chi non sa farsi le proprie ragioni o non sa vedere gli obiettivi della vita, senza però disprezzare chi in qualche modo invece vorrebbe imparare a valutare le ragioni dell'esistenza, le prove della vita, la promozione umana.
Ammonire i peccatori;
Questa dovrebbe essere un'opera di ammonimento, di richiamo, di correzione.
Purtroppo è poco praticata anche se la sua necessità è più che mai presente.
Non la si deve considerare come un «giudicare gli altri», ma da fratelli porgere
la mano, aiutare, prevenire l'incauto, soccorrere il distratto, impedire al
fratello di mettersi su di una strada sbagliata.
Consolare gli afflitti;
Invece di ritenere le quotidiane tribolazioni della vita una provocazione per
aiutare chi si trova nella difficoltà, spesso ci si chiude nel nostro guscio,
nel più completo egoismo, fingendo di non sapere, di non vedere, pensando così
di essere dispensati dal condividere, dal partecipare, dal solidarizzare con
colui che ci sta accanto. Il fratello della Misericordia, sensibile a queste difficoltà e ai travagli
della vita, apre invece il suo cuore all'afflizione e al dolore dando certezze,
fiducia, speranza, non limitandosi però a consolare l'afflizione, ma
impegnandosi a concorrere all'eliminazione delle cause che la provocano.
Perdonare le offese;
La carità del perdono deve essere stile di vita del confratello. Il saper
perdonare è indice della libertà, della generosità, del cuore, della capacità
di amore incondizionato; è espressione di un cuore misericordioso; è
trasformazione del perdono in fraternità vissuta, in cordialità manifestata, in
profonda reciprocità di sentimenti.
Perdonare
pazientemente le persone moleste; È un'opera di Misericordia così concreta
che si può considerare corporale e non solo spirituale poiché molte volte è
un'ingombrante pesantezza di presenza, di pretese, di egoismi, di stranezze
mentali.
Pregare Dio
per i vivi e per i morti; È degna opera di misericordia legata a
tutta quella teologia e morale cristiana che avvolge il mistero della vita che
non ha soltanto un suo inizio, ma anche la sua conclusione nella morte. Spesso di fronte ai problemi delle
cose ultime si trovano soluzioni di comodo per distogliere l'attenzione del
cuore e dello spirito di fronte a questa realtà, come ad esempio delegare le
istituzioni. Un uomo che muore
non necessita di una istituzione, ha bisogno di un fratello che gli faccia
sentire che non è solo, un fratello che tenendolo per mano gli faccia
comprendere che il morire non rompe la solidarietà, non compromette la vita, ma
ha invece il significato di trasfigurazione delle cose che passano in quelle
che non passeranno più. Le
Misericordie sono molto attente a questa opera, convinte che il loro
volontariato non è qualcosa in più del dovere, ma in realtà cerca di compensare
un preciso dovere di tutti.
Nessun commento:
Posta un commento