Papa Francesco ha voluto che le Beatitudini del
Vangelo di Matteo (5,1-12) fossero la guida ideale per le Giornate mondiali
della gioventù di questo e del prossimo anno. Esse fanno parte anche del
Lezionario biblico del matrimonio e possono diventare un programma di vita per
gli sposi cristiani.
Lo scrittore
francese Charles Péguy ammoniva: «No, figlio mio, Gesù non ci ha dato
delle parole morte da rinchiudere in scatolette piccole o grandi e che dobbiamo
conservare in olio rancido come le mummie d’Egitto. Gesù Cristo non ci ha dato
affatto delle conserve di parole da custodire ma ci ha dato parole vive per
nutrirci e nutrire». Le Beatitudini sono proprio queste parole vive che
nutrono.
Esse sono indirizzate
alla coscienza dell’uomo: esemplari sono le due beatitudini dei «poveri in
spirito» e dei «puri di cuore». Nel linguaggio biblico lo “spirito” e il
“cuore” non indicano qualcosa di intimistico o di vagamente spirituale, ma sono
espressione dell’essere profondo dell’uomo da cui promanano le decisioni
fondamentali di pensiero, di volontà e di azione. Le Beatitudini, allora, sono
molto di più di una serie di norme o leggi che regolano alcuni tempi della vita
e alcuni atti. Sono in realtà un appello che deve reggere ogni tempo, ogni
atto, ogni scelta della vicenda umana.
L’impegno
richiesto da Gesù è continuo e sistematico, avvolge l’intero essere
dell’uomo, è come il sentimento materno o paterno che non appartiene solo ad
alcuni momenti e ad alcune azioni della giornata ma tocca la persona nella sua
totalità. E questo impegno ci induce ad abbandonare gli idoli del denaro,
dell’orgoglio, del piacere, della violenza, dell’ingiustizia, delle prepotenze,
della guerra, dell’oppressione per scegliere la via del Cristo le cui pietre
miliari sono la povertà, la sofferenza, la mitezza, la giustizia, la
misericordia, la purezza, la fedeltà anche nella persecuzione. Di fronte alla
“Magna Charta” cristiana delle Beatitudini si sono opposte due interpretazioni.
La prima ha visto in esse la
proposta destinata a una minoranza selezionata di “perfetti”, di uomini
“spirituali”. L’altra linea interpretativa, già inaugurata da sant’Agostino e
dominante oggi, considera più correttamente le Beatitudini e tutto il Discorso
della Montagna come un progetto di vita cristiana e un decalogo evangelico proposto
a tutti i credenti in Cristo per l’oggi. Il testo, allora, deve essere alla
base di ogni esperienza umana cristiana, come suggerisce la liturgia
applicandolo alla vita e alla morte, al tempo festivo e a quello feriale, al
matrimonio e alla vita religiosa.
Le
Beatitudini dovrebbero essere la pagina da incorniciare all’interno
della casa, la preghiera da ripetere ogni mattina, come sembra facesse
sant’Ambrogio, la guida per i giorni oscuri e quelli luminosi, la traccia
dell’esame di coscienza serale della famiglia, l’eredità più preziosa da
lasciare ai figli, quando, al termine dell’esistenza terrena, si proclamerà
nella liturgia funebre della speranza pasquale questa pagina della fede pura e
dell’amore totale.
Nessun commento:
Posta un commento