Lo “Spirito Santo” è
un dono che custodisce altri doni. Come un melograno che ha all’interno tanti
semi, così lo «Spirito» porta nuovi doni per spargerli nella nostra vita affinché
portino frutti buoni. I doni dello «Spirito» sono tantissimi, la Chiesa ha scelto “sette” (numero che simbolicamente dice pienezza, completezza) doni
per ricordarli tutti: «sapienza, intelletto,
consiglio, fortezza, scienza, pietà e timor di Dio». Sono quelli che si
apprendono quando ci si prepara al sacramento della “Confermazione” e che
invochiamo nell’antica preghiera detta “Sequenza allo Spirito Santo”. “Sette” sono i doni, perché “sette” è il numero della
perfezione e della santità. Accogliere e ringraziare per i “Sette doni dello Spirito
Santo” significa lasciare che la santità di Dio entri dentro di te e cambi il
tuo cuore. Ecco cosa significa accogliere i “Sette doni dello Spirito Santo”: essi ti rendono forte per
aiutare gli altri, non per sopraffarli, ti rendono intelligente per scegliere
ciò che è giusto e rifiutare cosa non lo è, ti rendono sensibile per vincere
l’indifferenza del mondo.
lo “Spirito Santo” costituisce l’anima, la linfa vitale della Chiesa e
di ogni singolo cristiano: è l’Amore di Dio che fa del nostro cuore la sua
dimora ed entra in comunione con noi. Lo “Spirito Santo” sta sempre con noi,
sempre è in noi, nel nostro cuore. Lo «Spirito» stesso è «il dono
di Dio» per eccellenza (cfr
Gv 4,10), è un regalo di Dio, e a sua volta comunica a chi lo accoglie diversi
doni spirituali.
I doni
dello Spirito Santo sono
regali che lui ci fa per affinarci di più a sé. Troviamo questi doni enumerati
nel Libro del profeta Isaia al capitolo 11 dove parlando del Messia che verrà
il profeta dice che sarà ricoperto dello Spirito del Signore che è spirito di
Sapienza ecc. ecc.. È interessante notare che nell’originale ebraico erano
nominati solo sei doni, mancava la pietà, quando invece è stata preparata la
versione greca chiamata dei 70 (circa un secolo prima di Cristo), essi
introdussero anche la pietà perché nella lingua greca il termine timore di Dio
non rendeva la pienezza di significati del corrispondente ebraico.
I “sette” doni ci sono dati perché nello Spirito Santo
portiamo frutti, noi che ora siamo innestati nella vite vera. I frutti dello
Spirito santo li conosciamo da Galati 5,22-23. Nella sequenza allo Spirito Santo diciamo: «Senza il tuo spirito non c’è nulla nell’uomo
senza colpa». Il Signore vuole
darci questi doni ma tocca a noi aprirci. Gv 7,37: «Chi ha sete venga a me e beva, chi crede in me, fiumi di acqua viva
sgorgheranno dal suo seno». E
diceva questo riferendosi allo “Spirito Santo". Abbiamo dunque la certezza
di questi doni.
La Risurrezione ha realizzato in pienezza il disegno salvifico del Redentore,
l'effusione illimitata dell'amore divino sugli uomini. Spetta ora allo «Spirito»
coinvolgere i singoli in tale disegno d'amore. Per questo c'è una stretta
connessione tra la missione di Cristo e il dono dello Spirito Santo, promesso
agli apostoli, poco prima della Passione, come frutto del sacrificio della
Croce. «Lo
Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti» (Rm 8,11) deve abitare in noi e portarci
ad una vita sempre più conforme a quella del Cristo risorto.
Tutto il mistero
della salvezza è evento dell'amore trinitario, dell'amore che intercorre tra
Padre e Figlio nello Spirito Santo. La Pasqua ci introduce in questo amore
mediante la comunicazione dello Spirito Santo, «che è il Signore e dà la vita».
Invochiamo l'intercessione della Vergine Maria perché ci sia dato di
comprendere più a fondo i doni dello Spirito Santo (sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timore di Dio), ricordando con fede che su di lei per
prima è sceso lo “Spirito Santo” ed «ha
steso la sua ombra la potenza dell'Altissimo» (cfr. Lc 1,35) (Giovanni Paolo II, Regina Coeli, 2 aprile
1989).
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