sabato 10 ottobre 2015

I DIECI COMANDAMENTI (Dt 5)


Col classico appello del Deuteronomio: «Ascolta Israele!», si apre ora il "secondo discorso" di Mosè che costituirà quasi il corpo centrale di tutto il libro. Infatti al suo interno è contenuto un monumentale codice di leggi che occuperà i capitoli 12-26. Il tono è, però, sempre quello di una predicazione viva e intensa, fatta per coinvolgere l’uditorio nell’adesione alla legge del Signore. Si riprende ancora una volta, con poche pennellate, la Rivelazione dell’Oreb-Sinai e si ripropone il "Decalogo". Sappiamo già che la prima presentazione dei “dieci comandamenti” è avvenuta nel capitolo 20 del libro dell’Esodo. 

Ora cercheremo soprattutto di sottolineare le variazioni che il Deuteronomio introduce rispetto al testo dell’Esodo. La parola di Dio, infatti, non è conservata in modo freddo e ripetitivo ma viene resa sempre viva e attuale. Si comincia col primo comandamento sulla purezza della Fede e contro le tentazioni idolatriche. Questo comandamento, radice degli altri e della stessa alleanza di Israele con Dio, costituirà – come si è già detto – uno dei temi più cari dell’intero libro. Dopo il comandamento sul “nome” divino da non violare “invano”, cioè con un uso magico e offensivo, appare “la prima notevole variante. Essa è nel comandamento sul Sabato. 

Il riposo e il culto del sabato, nel capitolo 20 dell’Esodo (versetti 8-11), erano considerati una celebrazione dell’opera della creazione (Genesi 2,1-4). Ora, invece, il sabato è visto come memoria della liberazione dalla schiavitù d’Egitto; è quindi il giorno della libertà, in cui ci si deve ricordare del Signore che vince ogni oppressione e invita Israele a superare ingiustizia e schiavitù. Si passa poi alla serie degli altri comandamenti già noti: il rispetto dei genitori e della famiglia, la condanna dell’omicidio, dell’adulterio, del furto, della falsa testimonianza processuale. 

Con l’ultimo comandamento, che unisce il nono e il decimo sotto l’imperativo del «non desiderare» (cioè del non progettare il male), si ha “la seconda variazione di rilevo. La Donna viene anticipata rispetto alla casa, al campo, agli schiavi, agli animali del prossimo: si tempera, così, la visione arcaica maschilista che riduceva la donna a un bene di proprietà della famiglia. Il Decalogo è sigillato da una nuova descrizione della visione divina del Sinai.Fuoco, nube, oscurità, voce poderosa, tavole di pietra, da un lato, e dall’altro il timore di Israele di fronte a un’esperienza così straordinaria e diretta di Dio, mentre Mosè appare come il mediatore tra il Signore e il popolo: questi elementi vogliono ribadire la grandezza di quell’evento ed esaltare la disponibilità degli Israeliti ad accogliere la missione di popolo eletto. Rimanendo fedeli al Decalogo, essi saranno felici e vivranno a lungo nella terra promessa.  

                  

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