Del cielo e della terra, delle piante, degli
animali e dell’uomo possono parlare lo scienziato, il filosofo, il teologo,
ognuno secondo le sue competenze e in base ai metodi che utilizza: le scienze
naturali si basano sull’osservazione e sulla sperimentazione, la filosofia sul
concetto e sul significato dell’«essere», la teologia sulla Sacra Scrittura e
sulla Tradizione della Chiesa.
Intorno
alle origini dell’universo e dell’uomo si pongono tanti interrogativi. Alcuni
chiamano in causa direttamente la scienza: quando, come, dove…; altri, come
quelli sul perché, sul significato, attendono risposta dalla filosofia e dalla
teologia. Non sarebbe corretto dare risposte a domande che esulano dalle
proprie competenze. La Bibbia, ha osservato Sant’Agostino e con lui Galileo
Galilei, non ci dice la verità sul corso del sole e della luna, non ci dice che
cos’è il cielo, ma ci dice «come si va…. In cielo».
Non si può far dire alla scienza quello che essa non «può»
dirci, perché non rientra nel suo orizzonte conoscitivo, come ad esempio la
dimostrazione o la negazione dell’esistenza di Dio o dell’anima. Non si può
fare dire alla Bibbia quello che essa non «vuole» dirci, perché anche quando ci
porta su oggetti affrontati dalla scienza, lo fa con intendimento religioso,
riutilizzando le conoscenze del tempo a cui risale il testo sacro. Sarebbe fuori
luogo cercare, tendere a interpretare il testo biblico sulla creazione del
mondo in modo tale da mostrare la sua concordia fondamentale con i risultati
delle moderne indagini scientifiche o con le vedute attuali della scienza.
«Fede e Scienza», ha osservato
Giovanni Paolo II, «appartengono a due ordini di conoscenza diversi, che non
sono sovrapponibili. La ragione può cogliere l’unità che lega il mondo e la
verità alla loro origine solo all’interno di
modi parziali di conoscenza» (Discorso agli scienziati di Colonia, 15
novembre 1980).
La teoria evolutiva
viene ritenuta la spiegazione più plausibile delle forme fossili preumane e
umane, come pure delle piante e degli animali fossili. Un problema ancora
aperto è invece la spiegazione delle cause e dei meccanismi dell’evoluzione
biologica. Il modello Darwiniano, che individua le cause dell’evoluzione nelle
variazioni della specie (modernamente intese come mutazioni genetiche) e nella
pressione selettiva operata dall’ambiente, che nel corso dell’evoluzione si è
sensibilmente modificato, è ritenuto valido da molti studiosi, essenzialmente a
livello microevolutivo, ma non sufficiente per spiegare tutto il processo
evolutivo, soprattutto le grandi direzioni che si disegnano nel corso
dell’evoluzione e ben difficilmente potrebbero spiegarsi, anche per il poco
tempo a disposizione, con modalità puramente «casuali».
Ma a prescindere dalle modalità con cui tutta la realtà
viene da Dio e dal suo sviluppo nel tempo, ci si può chiedere quali punti
debbano essere tenuti fermi e quindi sono irrinunciabili anche in una interpretazione
evolutiva della realtà e dell’uomo. Essi possono essere individuati nei
seguenti. Tutta la realtà creata viene da un Dio «Trascendente» e «Personale».
L’evoluzione suppone sempre la creazione, cioè un rapporto di radicale
dipendenza da Dio non solo agli inizi delle cose, ma anche nella loro
conservazione.
Ha osservato Giovanni
Paolo II: «Una Fede rettamente compresa nella creazione e un
insegnamento rettamente inteso dell’evoluzione non creano ostacoli. La
creazione si pone nella luce dell’evoluzione come un avvenimento che si estende
nel tempo - come una creatio continua -, in cui Dio diventa visibile agli occhi
del credente come il creatore del cielo e della terra» (Fede Cristiana ed
Evoluzione, 27-04-1985).
L’evoluzione cosmica e
l’evoluzione biologica si sviluppano secondo un disegno superiore. Esse
corrispondono a un progetto di Dio, in qualunque modo si sia realizzato tale
progetto, fosse anche per eventi casuali, che Dio ha preveduto in un quadro di
possibilità e di leggi o principi d’ordine insiti nella materia. In tale
disegno l’uomo si presenta come il punto culminante del processo evolutivo.
L’uomo ha una Trascendenza
rispetto alle altre creature in forza del principio spirituale che lo caratterizza,
l’«anima». Essa non può derivare da altri esseri di ordine materiale, ma
richiede un concorso particolare di Dio creatore, analogamente a quanto avviene
nella formazione di ogni essere umano.
In
conclusione, la vera alternativa non è tra evoluzione e creazione, ma
tra la visione di un mondo «autosufficiente», capace di crearsi e trasformarsi
da sé per eventi puramente casuali e la visione di un mondo in evoluzione,
dipendente da Dio creatore, secondo un suo disegno.
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