mercoledì 1 aprile 2015

FREUD E LA PSICOLOGIA DEL PROFONDO


«Psicanalisi» “Metodo di psicologia clinica”, così chiamato da S. Freud, che lo ha applicato e sviluppato. Questo metodo consiste nello svelare per mezzo di diversi procedimenti che si basano sul gioco dell’associazione, l’esistenza di ricordi, di desideri e di immagini, combinati in un sistema di idee inconsce «complessi», la cui presenza non percepita causa turbe psichiche o anche fisiche, e che cessano di produrre tali effetti una volta riportati alla piena coscienza. I principali procedimenti impiegati sono l’interrogazione diretta, l’interpretazione dei discorsi spontanei cui il malato è invitato a lasciarsi andare, l’interpretazione degli automatismi e dei sogni (quest’ultima ha assunto nel metodo un rilievo particolare, anche come ipotesi complementare, secondo cui gli stati di coscienza relativi ai fatti «sessuali» giocano in tali «complessi» una funzione preponderante). Tali «complessi» attraverso la «rimozione» acquistano una sorta di autonomia e determinano, dei sogni, delle nevrosi, ecc.

La «rimozione» termine usato da Freud, e diventato molto comune nella psicologia contemporanea per designare il processo mediante il quale la mente, senza volerlo e, il più delle volte, senza saperlo, elimina le idee che le sono penose o che le ripugnano, e le respinge fuori del campo della sua coscienza. Si oppone qualche volta alla «repressione», dal momento che questo termine è riservato ad una azione cosciente e volontaria. La eliminazione della «rimozione» è chiamata «derimozione» (défoulement). La «rimozione» si rivela causa del disordine, quando la «derimozione» lo sopprime.

Anche la riflessione di Sigmund Freud, come quella di tutti gli alienisti della sua epoca, parte dalle considerazioni sul «sintomo». Come egli stesso afferma chiaramente (Introduzione alla psicoanalisi, p.171), la psicoanalisi inizia il suo lavoro «da ciò che è più estraneo all’Io, il sintomo. Il sintomo deriva dal rimosso … Dal sintomo la nostra strada ci condusse all’inconscio, alla vita pulsionale, alla sessualità». In queste poche parole è abbozzata gran parte della dottrina e dei suoi maggiori referenti specifici: la malattia, l’inconscio, l’importanza fondamentale della rimozione, la forza pulsionale e la nuclearità della vita sessuale.

Uno dei primi punti di partenza di Freud si basa sulla valorizzazione dell’azione della psiche sul corpo e sull’importanza che elementi puramente psichici (come eccitazioni, emozioni, preoccupazioni, ecc.) hanno nell’influenzare l’andamento dei sintomi somatici. Il problema della relazione mente-corpo, del resto, aveva assunto, alla fine dell’800, una posizione centrale nell’ambito della riflessione medica.

L’approccio veramente rivoluzionario di Freud al «sintomo» consiste fondamentalmente nella «trasformazione» che egli opera rispetto alla sua referenza. Il «sintomo» non viene più considerato come un segno che rimanda al soma, o alla temporalità fisica della clinica (come per esempio in Griesinger o in Kraepelin), ma assume come referente privilegiato il «tempo storico» della persona che lo manifesta. Questa «Trasformazione» è già chiaramente presente in uno scritto del 1892, «Sulla teoria dell’attacco isterico», dove in sintesi si afferma che:

  • il contenuto dell’attacco isterico è il ritorno di un ricordo; 
  • le manifestazioni di un attacco hanno sempre un rapporto con il contenuto psichico; 
  • il ricordo è sempre ricordo di un trauma psichico; 
  • il ricordo è inconscio, cioè appartiene a un secondo stato di coscienza; 
  • trauma psichico diviene ogni impressione difficilmente liquidabile dal sistema nervoso sia tramite lavoro mentale associativo, sia tramite reazione motoria (pp. 144-146).

Questo tipo di considerazione, inizialmente limitato all’isteria, sarà allargato alla nevrosi in genere, nella cui genesi verrà considerata preminente una causalità riportabile a fattori sessuali. A questo schema della «nevroticità» Freud applicherà, tramite una trasposizione analogica, la sua teoria sul sogno. Il sogno, non più considerato come un’esperienza psichica insignificante, acquista il valore immediato di proteggere il sonno sia da stimoli esterni che interni. La difesa dagli stimoli esterni è già parzialmente fornita dal fisiologico abbassamento di coscienza. Gli stimoli interni invece, a causa dell’indebolimento della censura, acquistano maggior forza e i desideri inconsci (specie quelli meno accettabili), premendo pericolosamente verso la coscienza, mettono in pericolo il sonno.

A questo livello interviene la debole censura in una posizione di mediazione: da un lato cerca di soddisfare, almeno parzialmente, i desideri inconsci permettendo loro di prendere corpo (allucinazione onirica), dall’altro cerca di mascherarli, deformandoli, per renderli il più possibile accettabili a quel residuo di coscienza che, pur indebolita, è sempre presente. La funzione svolta dalla censura nel sogno è analoga a quella della rimozione nella nevrosi, che dà origine a quella formazione di compromesso che chiamiamo «sintomo». Quello che può avere «senso» dal punto di vista della storia del pensiero è il tentativo di fornire, in maniera sintetica, ma più oggettivamente possibile, lo schema della sistematizzazione formale della teoria (quello che Freud stesso chiamava «Metapsicologia») e di richiamare i «modelli» concettuali preesistenti ai quali la teoria stessa, in maniera diretta o indiretta, fa riferimento.

Il primo «modello» si basa sulle teorie che prendono in considerazione la tendenza dell’organismo a rispondere ad uno stimolo (teoria dello stimolo-risposta, o dell’arco riflesso). Ogni eccitamento, stimolato da una sensazione, attraversa i sistemi «Inconscio, Preconscio e Conscio» e termina nel movimento. 

  • Inconscio: che nell’ambito della persona si verifica al di fuori di un controllo consapevole; la sfera dell’attività psichica che non raggiunge la soglia della coscienza. Di persona esclusa da qualsiasi possibilità di rendersi adeguatamente conto (esempio “era incosciente del pericolo che stava correndo”). 
  • Preconscio: qualsiasi fenomeno psichico atto o prossimo a diventare conscio (e quindi a tradursi nella motilità volontaria). 
  • Conscio: pienamente consapevole o cosciente, che si rende perfettamente conto.


La novità consiste in primo luogo nell’ipotesi che non tutti gli eccitamenti debbano necessariamente partire da una stimolazione sensoriale, potendo essi anche avere origine nell’Inconscio (pulsione) o nel Preconscio; e, in secondo luogo, nell’idea che l’eccitamento può anche non scaricarsi nell’azione, ma fermarsi nell’Inconscio e nel Preconscio o percorrere la via inversa.

Il secondo «modello» si basa su una visione gerarchica della struttura del sistema nervoso, di origine chiaramente jacksoniana. Si suppone che le strutture più elevate e più mature del sistema controllino e inibiscano le inferiori, più immature. Qualsiasi lesione delle strutture più elevate libera dal controllo le funzioni delle strutture inferiori. Freud ipotizza che i sistemi psichici siano organizzati gerarchicamente in questo «senso».

Un terzo «modello» si rifà, più o meno esplicitamente, al concetto di «Entropia» e al principio di conservazione dell’energia ed è alla base delle elaborazioni fondamentali del “principio del piacere” (processo primario) e del “principio di realtà” (processo secondario).

Al centro della teoria  si incontra il concetto limite di «pulsione» (Trieb); essa rappresenta una sorta di forza, che si pone ai limiti tra il somatico e lo psichico, avendo rapporti da un lato con l’istinto (Istinkt) e dall’altro con la rappresentanza (Repräsentanz), suo versante mentale. Essa in fondo si pone come uno stimolo che proviene dall’interno dell’organismo vivente e che non può essere eluso, perché in questo caso si forma uno stato di eccitazione e di tensione che viene vissuto come sofferenza e che chiama immediatamente in causa l’apparato nervoso, con il compito di riprodurre il fisiologico stato di distensione, cui tende naturalmente tutto il sistema, secondo il “principio di costanza”.

Riguardo alla «pulsione» Freud distingue: la «fonte», legata all’istinto e alle zone del corpo in cui nasce; la «meta», che corrisponde sempre alla soddisfazione; l’«oggetto», che costituisce il mezzo tramite il quale si può raggiungere la soddisfazione. Di questi tre elementi, i primi due sono fissi, l’«oggetto» invece è variabile (può essere infatti sostituito e, nelle sue qualità, può essere reale o fantastico, congruo o incongruo, ecc.).

Una grande contrapposizione  si crea, riguardo alle pulsioni, tra quelle di autoconservazione, che hanno lo scopo della conservazione dell’individuo, e quelle «sessuali» che in un certo «senso» oltrepassano l’interesse individuale, avendo come scopo la conservazione della specie. Collegato al concetto di «pulsione» è il concetto di «libido». Con questo termine Freud intende la forma particolare che assume l’energia psichica, al cui destino sono legati, in ogni momento, qualsiasi stato e qualsiasi trasformazione del sistema psichico.

Nello stesso momento in cui la «pulsione», tramite la sua rappresentanza, si trasforma in «rappresentazione», si forma il primo nucleo mentale, il primo elemento di pensiero, al quale è sempre associata una certa carica affettiva. L’inconscio è appunto formato da queste prime rappresentazioni, direttamente collegate all’emergenza psichica della «pulsione», e si arricchirà, di pari passo con la costruzione e l’arricchimento del mondo mentale, di tutte quelle rappresentazioni che, più o meno inaccettabili dalla coscienza, saranno rimosse. La tesi generale della «Metapsicologia» freudiana (L’apparato psichico) è che la caratterizzazione di ogni fenomeno psichico implica una sua descrizione «dinamica, economica e topica».

Il punto di vista «dinamico» presuppone l’ipotesi di forze psichiche pulsionali e di loro conflitti. In questa ipotesi si costruiscono i concetti di «pulsioni libidiche» e di «rimozione». La «rimozione» è l’elemento fondamentale, quasi la chiave di volta di tutto l’edificio e consiste in quella operazione mediante la quale l’«Io» mantiene nell’«Inconscio» rappresentazioni inaccettabili prevalentemente di natura «sessuale». La «rimozione» è un meccanismo di difesa attivato dall’«Io», è inconscia e funziona in maniera, diremmo, automatica, di cui non si ha consapevolezza, contro un «ritorno del rimosso» che preme con costanza. Solo quando il rimosso riesce a passare, sia pure parzialmente, attraverso le maglie della «rimozione», di essa si può vedere la traccia.

Il punto di vista «economico» implica l’ipotesi di energie psichiche pulsionali e l’ipotesi che l’apparato psichico tenda psicologicamente a mantenere l’eccitamento al più basso grado possibile. Queste cariche affettive si legano alle rappresentazioni. Nell’«Inconscio» la carica energetica può passare facilmente da una rappresentazione all’altra, in quanto essa tende a seguire le tracce legate a esperienze di soddisfacimento secondo il «principio del piacere» che regola il «processo primario», il cui scopo è il soddisfacimento immediato. Nella coscienza, invece, la carica tende a permanere legata alla rappresentazione in quel momento giudicata più adatta, secondo il «principio di realtà» che regola il «processo secondario», non in base all’opposizione «piacere-dispiacere», ma in base all’opposizione «vero-falso», riuscendo a differire la scarica e a prolungare la tensione, in vista di un soddisfacimento migliore in quanto reale e non fantasmatico, irreale.

Il punto di vista «topico» prevede la descrizione dell’apparato psichico in sistemi. Esistono due «modelli» (la prima e la seconda topica): il primo modello è basato sulla distinzione tra i sistemi «Inconscio, Preconscio e Conscio» (è evidente che esso implica immediatamente l’ipotesi che vi siano processi psichici inconsci); il secondo modello, basato invece sulla distinzione tra «Es, Io e Super-Io», propone una sorta di personificazione delle componenti psichiche, al di là di ogni rimando strettamente topologico. 

  • Es: termine adoperato in Psicanalisi per designare la fonte impersonale delle manifestazioni della vita istintiva. 
  • Io: nella Psicanalisi, l’organizzazione più coerente dei processi psichici, che include la coscienza e regola la motilità. La coscienza individuale, nella misura in cui è attenta ai propri interessi e parziale in proprio favore (il che si manifesta esteriormente per l’uso frequente della parola Io); di conseguenza tendenza a collegare tutto a sé. 
  • Super-Io: nella terminologia freudiana, attività che esercita la «rimozione». Concetto Psicoanalitico con il quale Freud ha indicato, contrapponendolo all’«Es», l’istanza psichica che regola il comportamento e presiede alla coscienza morale; sorgendo dalle esperienze elementari dall’infanzia, attraverso identificazioni successive con aspetti dei genitori e degli educatori, e, nell’età matura, proiettandosi su «modelli» reali o immaginari, si pone contro gli impulsi dell’«Es» provocando inibizioni inconsce e spesso disturbi della personalità.

Nel passaggio dalla prima alla seconda topica l’istanza che manifesta la maggiore complessità e contraddittorietà dell’intero assetto metapsicologico è quella dell’«Io». Nelle vicende dell’«Io», infatti, si trovano riassunte non soltanto le vicissitudini cliniche e teoriche che hanno contrassegnato l’evolversi stesso della dottrina freudiana, ma si custodiscono anche tutti quei segmenti che verranno ripresi e talora singolarmente accentuati dalle elaborazioni post-freudiane, ciascuna rivendicando il merito di rifarsi al Freud più «vero».
   
  




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