Gli Ebrei
hanno qualità positive di coesione e di solidarietà che mancano ai Tedeschi.
Affetti da «eccessivo individualismo», i Tedeschi sono «Ariani degenerati». Si
trovano in uno stato di debolezza, di divisione, di estremo pericolo. Giudizi
questi, espressi da Hitler in persona, nel suo scritto Mein Kampf («La mia battaglia»).
Mein Kampf è stato studiato come un'opera di filosofia politica. Per esempio, Hitler rivela il suo «odio» per ciò che
riteneva fossero i due mali gemelli del mondo: «comunismo
ed ebraismo».
Il nuovo territorio di cui la Germania aveva bisogno avrebbe realizzato nella
giusta maniera il «destino storico» del popolo tedesco; tale obiettivo, a cui
Hitler si riferiva parlando del Lebensraum (spazio vitale), spiega perché Hitler, con modi
aggressivi, volle estendere la Germania ad est e, in particolar modo, invadere
la Cecoslovacchia e la Polonia, prima ancora di lanciare il suo attacco contro la Russia. Nel libro Hitler sostiene apertamente che in futuro
la Germania «dovrà dipendere dalla conquista dei territori ad est a spese della
Russia».
Nel corso
dell'opera, Hitler evidenzia le sofferenze politiche del cancelliere tedesco nel parlamento della Repubblica di Weimar e inveisce contro gli ebrei e i socialdemocratici, così come i marxisti.
Annuncia di voler distruggere completamente il sistema parlamentare ritenendolo per lo più corrotto, sulla base del
principio secondo cui i detentori del potere sono opportunisti per natura. Altri punti salienti del libro sono:
- la creazione di un socialismo nazionale;
- la lotta al bolscevismo;
- l'antisemitismo; con questa parola si indicano i pregiudizi e gli atteggiamenti persecutori nei confronti degli ebrei «paura, odio irrazionale per i giudei»;
- la caratterizzazione della razza ariana pura e superiore;
- l'alleanza con il Regno Unito al fine d'evitare un'eventuale guerra su due
fronti.
Hitler si rappresenta come «Übermensch», con riferimento all'opera «Così parlò
Zarathustra» di Friedrich Nietzsche (Vedi post Maggio 2014 La
Dottrina della Morte di Dio), intendendo
con «Superuomo» un uomo capace di essere superiore a se stesso e ai propri
impulsi e che, quindi, in questa accezione, andrebbe tradotto con un più
esplicativo «Oltreuomo». Tuttavia lo stesso Nietzsche era stato uno dei più
grandi critici tedeschi contro l'antisemitismo sviluppatosi nel XIX secolo.
Nel Mein Kampf è presente
una diffusa enfasi sul Cristianesimo
quale base ideologica della dottrina di Hitler che paragona l'ascesa del
Nazismo a quella del Cristianesimo originale ed equipara se stesso a Gesù
nella sua opposizione alle istituzioni ebraiche. Mein kampf fu profondamente
influenzato dalle teorie sull'evoluzione di Ernst Haeckel.
In Mein Kampf, Hitler, basandosi su documenti falsi noti come i protocolli
dei Savi di Sion, formula principalmente la tesi del «pericolo ebraico»,
secondo la quale esiste una cospirazione ebraica con l'obiettivo di ottenere la
supremazia nel mondo. Il testo descrive il processo con cui egli diventa
gradualmente antisemita e militarista, soprattutto durante i suoi anni
vissuti a Vienna; tuttavia le ragioni più profonde del
suo antisemitismo rimangono ancora un mistero. Racconta di non aver incontrato
alcun ebreo fino al suo arrivo a Vienna e che la sua mentalità era inizialmente
liberale e tollerante. Quando s'imbattè per la prima volta nella stampa
antisemita, dice lui, la respinse non reputandola meritevole di seria
considerazione. Successivamente gli stessi punti di vista antisemiti vennero
accettati e divennero cruciali nel suo programma di ricostruzione nazionale
della Germania.
il Mein kampf
già esprime quelle idee che accresceranno il risentimento storico di Hitler e
le ambizioni per la creazione di un Nuovo Ordine. Le leggi razziali promulgate da
Hitler rispecchiano fedelmente le idee espresse nel Mein Kampf. Nella
prima edizione Hitler ha affermato che la distruzione del debole e del malato è
molto più umana della loro protezione. A parte ciò, Hitler vede uno scopo nel
distruggere «il debole» perché tale azione fornisce, più di ogni altra cosa, lo
spazio e la purezza necessaria al forte.
Funestamente celebre; scritto
tra il 1924 e il 1925; il libro più diffuso in Germania sino alla fine della
seconda guerra mondiale. Per Hitler i tedeschi di quel tempo erano un «Armento».
Che non solo si era allontanato dalla creatività, volontà di dominio e
genialità del vero ariano (un giudizio, questo, ripetuto da Hitler poco prima
di uccidersi), ma che aveva anche il torto di essere «Oggettivo», insensibile
alla prospettiva nazionalistica (che appunto si pone al di sopra dell' «Oggettività»)
e dunque inferiore allo spirito «Dialettico» degli Ebrei.
In primo piano sta l' analisi delle «Corrispondenze» tra le
espressioni più ricorrenti e significative usate da Hitler. I cui giudizi
riportati all'inizio non risultano irresponsabili, ma appartengono a un piano
ben preciso, che giustifica il successo di un uomo come Hitler in uno dei Paesi
più civili del mondo.
E’ già notevole
che al centro delle pagine di Hitler non stia «Come ci si potrebbe attendere,
la razza Ariana, ma quella Ebraica», considerata come il prototipo della razza
«Aliena» che ha di mira, alleandosi con i «Bolscevichi», la distruzione della
civiltà ariana. Tutti gli insulti più odiosi e minacciosi sono usati da Hitler
contro gli Ebrei, che tuttavia hanno ai suoi occhi alcune qualità positive, che
costituiscono per i tedeschi il pericolo maggiore. Egli addita cioè ai tedeschi
il pericolo mortale in cui son venuti a trovarsi per colpa degli ebrei; ma non
li deprime, perché presenta loro quel Partito Nazionalsocialista che sarebbe
stata l'unica forza capace di salvarli e farli diventare quel che essi sono
dalla loro essenza ariana. Il suo partito è unito, ha Fede e, pur lottando
contro il marxismo, capisce i problemi della classe operaia. Così «Hitler suscitava
antisemitismo non solo tramite la spiegazione dei fallimenti» dei tedeschi, «Ma
anche presentando gli ebrei superiori ai tedeschi in una importante dimensione
di confronto: coesione, solidarietà, omogeneità»: «Una dimensione in cui non si
vuole essere inferiori».
Dunque, in
conclusione, Hitler, capace di raffinate intuizioni sull'uomo sociale,
per diffondere il suo programma ha operato sulle motivazioni e i processi
previsti dalle teorie psicosociali. Il testo «è basato su tre idee»: «Darwinismo sociale» (lotta eterna tra forti e deboli, «Selezione
naturale», «Spazio vitale», ecc. ecc.), «Principio etnocentrico» (al centro dell' esistenza c' è una certa razza, un
certo popolo) e «Principio della personalità» (l' individuo
superiore guida «la massa stupida e incapace»).
Questi tre princìpi appartengono (in modo filosoficamente
ingenuo) a una grande dimensione comune, che più o meno corrisponde ai due
ultimi secoli della storia dell' Occidente. Quelli della «Morte di Dio» che è
la figlia legittima, inevitabile, della «Vita di Dio» e «Invincibile» sino a
che non ci si sappia rivolgere al «Senso» essenziale e non si sappia mettere in
questione la «Creatività» e la «Volontà di Potenza» dell' uomo, ariano o non
ariano che sia.
bello . parte dello scritto mi è utile per proseguire nella stesura dei miei articoli sulla presenza del male nel mondo.
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