venerdì 4 dicembre 2015

LE OPERE DI MISERICORDIA CORPORALI E SPIRITUALI


Le opere di misericordia sono quelle richieste da Gesù nel Vangelo (Matteo 25) per trovare misericordia (ossia perdono per i nostri peccati) ed entrare quindi nel suo Regno. La tradizione cattolica ne elenca due gruppi di sette.
Le opere di Misericordia Corporale
  1. Dar da mangiare agli affamati.
  2. Dar da bere agli assetati.
  3. Vestire gli ignudi.
  4. Alloggiare i pellegrini.
  5. Visitare gli infermi.
  6. Visitare i carcerati.
  7. Seppellire i morti.
 Le opere di Misericordia Spirituale

  1. Consigliare i dubbiosi.
  2. Insegnare agli ignoranti.
  3. Ammonire i peccatori.
  4. Consolare gli afflitti.
  5. Perdonare le offese.
  6. Sopportare pazientemente le persone moleste.
  7. Pregare Dio per i vivi e per i morti.

Si possono fare tre indicazioni che possono valere per tutti, non solo per i cristiani, ma anche per le donne e gli uomini di buona volontà. 

La prima: Le opere di misericordia corporale ci consolano perché non chiedono azioni difficili che solo pochi sarebbero in grado di realizzare, ma «sette» forme di «carità» possibili a tutti. Ognuno può privarsi di un po’ di cibo o di un vestito, essere vicino a persone ammalate, partecipare alla S. Messa di esequie per un defunto. Con queste opere semplici possiamo arricchire la nostra vita di frutti di «carità» i quali saranno graditi al Signore quando lo incontreremo nel momento della morte. Accanto a lui ci aspetteranno i poveri che abbiamo aiutato e che intercederanno a nostro favore: «Procuratevi amici con la disonesta ricchezza perché, quando essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne» (Lc 16,9). 

La seconda indicazione è di pregare “lo «Spirito Santo» perché ci liberi dalla tentazione dell’indifferenza e renda il nostro cuore più generoso verso chi invoca aiuto”. E di aprirsi “ad un orizzonte di bisogni che superano ogni nostra possibilità di rispondere adeguatamente". Essi ci mettono davanti milioni e milioni di persone, spesso bambini, che muoiono di fame, che non hanno vestiti per difendersi, che non hanno nessuno che li soccorre quando sono malati. Cosa fare di fronte a simili bisogni, spesso frutto di gravi ingiustizie create dalle nostre società del benessere? Cosa ci chiede Gesù? Come potremo rispondere di fronte a lui? 

Una reazione non infrequente è quella di tapparci occhi e orecchi per non sentire i gemiti e non vedere certi volti consumati dal bisogno. Di conseguenza, la coscienza, un po’ alla volta, rischia di fasciarsi di quella indifferenza, denunciata con forza da Papa Francesco nel suo messaggio per la quaresima. 

La reazione del cristiano, invece, è quella di tenere lo sguardo spalancato sui troppi poveri e sofferenti. Di fronte a loro riconosciamo, con sincera umiltà, di fare poco sia perché non abbiamo molti mezzi, sia perché abbiamo poco coraggio e generosità. Sempre con umiltà, però facciamo quel poco che possiamo anche se sembra una “goccia nell’oceano”. 

Da ultimo l’arcivescovo sottolinea che non è solo il vangelo ad invitare “ad aiutare i poveri e i sofferenti. Un atteggiamento di filantropia e di compassione è raccomandato da tutte le religioni e filosofie. Solo Gesù, però, dice: «Quando hai dato da mangiare ad un povero, hai dato da mangiare a me». Il cristiano aiuta chi soffre perché in quel fratello debole vede il suo Signore che lo aspetta e misura la generosità del suo cuore. E conclude “alla fine della vita ci aspetteranno i poveri che abbiamo aiutato e tutti avranno il volto di Gesù”. Proviamo ora a fare una breve «sintesi» delle “opere di Misericordia”.

CORPORALI

Dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi; Queste prime tre opere, come quelle che seguono, si riferiscono alle preoccupazioni primarie della vita: «mangiare, bere, vestire, ospitare, curare, visitare, seppellire». Si deve riflettere però sul fatto che quanto più evoluta si fa la vita, tanto più le situazioni materiali in cui bisogna praticare la carità assumono aspetti ed esigenze nuove. Essere attenti perché ai fratelli non manchi il lavoro è indubbiamente come dar loro da mangiare, da bere, da vestire; è come aiutarli ad essere inseriti in modo degno nel contesto della società in cui si muovono. Si deve quindi trovare l'impegno per far sì che ogni persona abbia il proprio lavoro, eliminando l'egoismo di chi ha troppo. Ognuno pensa a sé senza riflettere, senza considerare che il suo star meglio può essere pagato da qualcuno col suo star peggio. 

Ospitare i pellegrini; La mentalità attuale, consumistica ed egoista, è in netto contrasto con la carità cristiana e solo le opere di misericordia possono aiutare a trovare una coscienza e una coerenza evangelica. Nella realtà odierna ospitare i pellegrini non è offrire un semplice aiuto, ma aprirsi alla persona e non soltanto ai suoi bisogni. Accogliere il pellegrino, lo straniero, è fare loro spazio nella propria città, nelle proprie leggi, nella propria casa, nelle proprie amicizie, mentre spesso oggi l'aridità d'animo non è sensibile alle necessità del fratello che si trova in stato di bisogno. 

Curare gli infermi; Questa opera di misericordia deve essere ripensata, rivissuta ed anche rivalutata come cultura, come costume, come segno di civiltà e di rispetto della vita. Bisogna porre fine alla consuetudine di scaricare all'ospedale l'ammalato abbandonandolo con i suoi problemi, con i suoi dubbi e le sue incertezze; l'ammalato, ovunque si trovi, bisogna visitarlo, bisogna stargli vicino, bisogna dargli conforto e riconoscergli una priorità di affetti. 

Visitare i carcerati; Anche per questa opera si pone il problema della sua rivalutazione per il suo significato e il suo grande valore sociale. Visitare i carcerati oggi non vuole significare soltanto andare dentro un carcere, ma anche aiutare, comprendere, accogliere, sostenere con partecipazione e condivisione i congiunti che sono fuori, in un carcere invisibile costituito dall'emarginazione e dall'indifferenza in cui sono costretti a vivere. L'impegno quindi è importante e anche oneroso: sarà tanto più significativo per quanto, attuato con spirito di comprensione e di partecipazione, potrà rappresentare prevenzione verso il crimine ed educazione alla libertà, bene comune e irrinunciabile. 

Seppellire i morti; Da sempre le confraternite di Misericordia svolgono questo compito per il suo vero significato: il rispetto dell'uomo anche nel suo ultimo viaggio. L'hanno praticata fin da quando i fratelli della Misericordie, con atto di umana pietà, si chinavano per strada o nei lazzaretti per raccogliere gli infelici deceduti. È un'opera che autentica e testimonia lo spirito del nostro essere cristiani.

SPIRITUALI

Consigliare i dubbiosi; È difficile trovare qualcuno che s'impegni a rasserenare chi è nel dubbio, ad offrirgli la comprensione fraterna e il suo aiuto. La cultura del dubbio va sempre più diffondendosi: tutto è opinabile, tutto è precario, niente è certo. Ecco allora che questa mentalità, così distruttiva e logorante del cuore e dello spirito umano, trova soccorso nell'opera del fratello della Misericordia che, superando anche lo stato d'isolamento in cui si vive, interviene a sostegno di chi non sa cosa pensare, cosa dire o cosa fare. 

Insegnare agli ignoranti; Il servizio della verità, con il suo coraggio, la sua generosità, deve essere offerto agli sprovveduti davanti alle necessità della vita, oppure inermi e indifesi nel travaglio dei rapporti sociali.
Si deve avere più misericordia verso chi fatica, verso chi non sa farsi le proprie ragioni o non sa vedere gli obiettivi della vita, senza però disprezzare chi in qualche modo invece vorrebbe imparare a valutare le ragioni dell'esistenza, le prove della vita, la promozione umana. 

Ammonire i peccatori; Questa dovrebbe essere un'opera di ammonimento, di richiamo, di correzione. Purtroppo è poco praticata anche se la sua necessità è più che mai presente. Non la si deve considerare come un «giudicare gli altri», ma da fratelli porgere la mano, aiutare, prevenire l'incauto, soccorrere il distratto, impedire al fratello di mettersi su di una strada sbagliata. 

Consolare gli afflitti; Invece di ritenere le quotidiane tribolazioni della vita una provocazione per aiutare chi si trova nella difficoltà, spesso ci si chiude nel nostro guscio, nel più completo egoismo, fingendo di non sapere, di non vedere, pensando così di essere dispensati dal condividere, dal partecipare, dal solidarizzare con colui che ci sta accanto. Il fratello della Misericordia, sensibile a queste difficoltà e ai travagli della vita, apre invece il suo cuore all'afflizione e al dolore dando certezze, fiducia, speranza, non limitandosi però a consolare l'afflizione, ma impegnandosi a concorrere all'eliminazione delle cause che la provocano. 

Perdonare le offese; La carità del perdono deve essere stile di vita del confratello. Il saper perdonare è indice della libertà, della generosità, del cuore, della capacità di amore incondizionato; è espressione di un cuore misericordioso; è trasformazione del perdono in fraternità vissuta, in cordialità manifestata, in profonda reciprocità di sentimenti. 

Perdonare pazientemente le persone moleste; È un'opera di Misericordia così concreta che si può considerare corporale e non solo spirituale poiché molte volte è un'ingombrante pesantezza di presenza, di pretese, di egoismi, di stranezze mentali. 

Pregare Dio per i vivi e per i morti; È degna opera di misericordia legata a tutta quella teologia e morale cristiana che avvolge il mistero della vita che non ha soltanto un suo inizio, ma anche la sua conclusione nella morte. Spesso di fronte ai problemi delle cose ultime si trovano soluzioni di comodo per distogliere l'attenzione del cuore e dello spirito di fronte a questa realtà, come ad esempio delegare le istituzioni. Un uomo che muore non necessita di una istituzione, ha bisogno di un fratello che gli faccia sentire che non è solo, un fratello che tenendolo per mano gli faccia comprendere che il morire non rompe la solidarietà, non compromette la vita, ma ha invece il significato di trasfigurazione delle cose che passano in quelle che non passeranno più. Le Misericordie sono molto attente a questa opera, convinte che il loro volontariato non è qualcosa in più del dovere, ma in realtà cerca di compensare un preciso dovere di tutti.


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