sabato 7 aprile 2018

ESDRA



Il libro storico che ora si apre davanti a noi è l’ideale continuazione delle Cronache e quindi è da ricondurre all’ambito sacerdotale. Esso porta il nome di uno dei protagonisti della rinascita d’Israele, rientrato dall’esilio babilonese nella terra dei padri in seguito alla politica liberale dei re di Persia nei confronti degli Ebrei deportati. Si tratta del sacerdote Esdra, che appare sulla ribalta a partire dal capitolo 7, ma che sarà attivo anche nel libro successivo di Neemia. Siamo, infatti, in presenza di due opere così collegate tra loro che l’antica versione greca della Bibbia detta dei “Settanta” le ha unite in un solo volume di 23 capitoli.

I problemi storici posti da queste due opere sono molto complessi, anche perché esse rimandano spesso a documenti d’archivio dell’impero persiano, stesi in lingua aramaica, la lingua diplomatica di allora. Si comincia proprio con il celebre editto di Ciro (538 a.C.), che concesse agli Ebrei di poter rientrare in patria e ricostruire quel tempio che i Babilonesi avevano distrutto nel 586 a.C. L’erezione avviene in mezzo a gravi difficoltà interne e ostilità delle popolazioni locali, ma ha il suo compimento nel 515 a.C. È quello che verrà chiamato il “secondo tempio”.

Decenni dopo entra in scena Esdra, che dalla Persia giunse a Gerusalemme per rinverdire la fede d’Israele, che si era appannata in quegli anni. Stando al dato biblico egli interviene durante il regno di Artaserse: tradizionalmente si pensa che sia Artaserse I (465-424 a.C.), ma alcuni studiosi ritengono che si tratti di Artaserse II (404-358 a.C.). In quest’ultimo caso la figura e l’opera di Neemia sarebbero da anticipare rispetto a Esdra. Sta di fatto, comunque, che questo sacerdote compie un’azione di forte ricostituzione della comunità ebraica.

Con molta fermezza egli impedisce ogni cedimento nei confronti della purezza religiosa, introduce una rigorosa riforma dei matrimoni misti, spezzando tutte le famiglie che avevano al loro interno mogli e madri straniere, così da dar origine a una nazione sacra, retta solo dalla legge divina, chiusa e compatta al suo interno. Nasce, ora, quello che verrà chiamato il “giudaismo”. 
     
Nota Finale

Il libro di Esdra e quello successivo di Neemia sono la continuazione delle Cronache e descrivono il ritorno dei Giudei dall’esilio di Babilonia e la ricostruzione di un nuovo stato ebraico. Nel 586 a.C. i Babilonesi hanno sottomesso Giuda, ma sono sconfitti a loro volta da Ciro, re di Persia, il quale emana nel 538 a.C. un editto che autorizza gli Ebrei a tornare nel loro paese. Un primo gruppo di rimpatriati si accinge alla ricostruzione del tempio di Gerusalemme, sotto la guida di Sesbassar, ma incontra la forte opposizione della popolazione locale e deve interrompere i lavori.

Durante il regno di Dario I (521-485 a.C.), altri Ebrei tornano in patria e, capeggiati da Zorobabele e dal sommo sacerdote Giosuè, riescono a completare la ricostruzione del tempio nella primavera del 515 a.C. Più tardi rientra in Giudea un terzo gruppo di esiliati guidati da Esdra, un alto esponente del sacerdozio, il quale restaura la più rigorosa osservanza della legge mosaica e introduce riforme riguardanti in particolare i matrimoni misti. L’unione con donne straniere è una minaccia di contaminazione per il popolo eletto, perciò Esdra chiede che le mogli non ebree vengano allontanate. In questo difficile periodo storico-politico, il giudaismo si chiude in forme di rigorismo religioso per conservare la propria identità.  




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