Il libro storico che
ora si apre davanti a noi è l’ideale continuazione delle Cronache e quindi è da
ricondurre all’ambito sacerdotale. Esso
porta il nome di uno dei
protagonisti della rinascita d’Israele, rientrato dall’esilio babilonese nella terra
dei padri in seguito alla politica liberale dei re di Persia nei confronti
degli Ebrei deportati. Si tratta del sacerdote Esdra, che appare sulla ribalta
a partire dal capitolo 7, ma che sarà attivo anche nel libro successivo di
Neemia. Siamo, infatti, in presenza di due opere così collegate tra loro che
l’antica versione greca della Bibbia detta dei “Settanta” le ha unite in un
solo volume di 23 capitoli.
I problemi storici posti da queste due opere sono molto complessi, anche perché esse
rimandano spesso a documenti d’archivio dell’impero persiano, stesi in lingua
aramaica, la lingua diplomatica di allora. Si comincia proprio con il celebre
editto di Ciro (538 a.C.), che concesse agli Ebrei di poter rientrare in patria
e ricostruire quel tempio che i Babilonesi avevano distrutto nel 586 a.C.
L’erezione avviene in mezzo a gravi difficoltà interne e ostilità delle
popolazioni locali, ma ha il suo compimento nel 515 a.C. È quello che verrà
chiamato il “secondo tempio”.
Decenni dopo entra in scena Esdra, che dalla Persia giunse a Gerusalemme per rinverdire la
fede d’Israele, che si era appannata in quegli anni. Stando al dato biblico
egli interviene durante il regno di Artaserse: tradizionalmente si pensa che sia
Artaserse I (465-424 a.C.), ma alcuni studiosi
ritengono che si tratti di Artaserse II (404-358 a.C.). In
quest’ultimo caso la figura e l’opera di Neemia sarebbero da anticipare
rispetto a Esdra. Sta di fatto, comunque, che questo sacerdote compie un’azione
di forte ricostituzione della comunità ebraica.
Con molta fermezza egli
impedisce ogni cedimento nei confronti della purezza religiosa, introduce una
rigorosa riforma dei matrimoni misti, spezzando tutte le famiglie che avevano
al loro interno mogli e madri straniere, così da dar origine a una nazione
sacra, retta solo dalla legge divina, chiusa e compatta al suo interno. Nasce,
ora, quello che verrà chiamato il “giudaismo”.
Nota Finale
Il libro di Esdra e quello successivo di Neemia sono la continuazione delle Cronache e
descrivono il ritorno dei Giudei dall’esilio di Babilonia e la ricostruzione di
un nuovo stato ebraico. Nel 586 a.C. i Babilonesi hanno sottomesso Giuda, ma
sono sconfitti a loro volta da Ciro, re di Persia, il quale emana nel 538 a.C.
un editto che autorizza gli Ebrei a tornare nel loro paese. Un primo gruppo di
rimpatriati si accinge alla ricostruzione del tempio di Gerusalemme, sotto la
guida di Sesbassar, ma incontra la forte opposizione della popolazione locale e
deve interrompere i lavori.
Durante il regno di Dario
I (521-485 a.C.), altri
Ebrei tornano in patria e, capeggiati da Zorobabele e dal sommo sacerdote
Giosuè, riescono a completare la ricostruzione del tempio nella primavera del
515 a.C. Più tardi rientra in Giudea un terzo gruppo di esiliati guidati da
Esdra, un alto esponente del sacerdozio, il quale restaura la più rigorosa
osservanza della legge mosaica e introduce riforme riguardanti in particolare i
matrimoni misti. L’unione con donne straniere è una minaccia di contaminazione
per il popolo eletto, perciò Esdra chiede che le mogli non ebree vengano
allontanate. In questo difficile periodo storico-politico, il giudaismo si chiude
in forme di rigorismo religioso per conservare la propria identità.
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