Profondamente collegato al precedente libro di Esdra, del quale costituisce un’ideale
continuazione, questo volume biblico ha come protagonista l’ebreo Neemia,
coppiere del re persiano Artaserse. Gli studiosi discutono se si tratti di
Artaserse I o II: questo naturalmente
muterebbe la cronologia della storia narrata. L’ipotesi tradizionale ritiene
che Esdra giunse per primo da babilonia a Gerusalemme nel settimo anno di
Artaserse I, cioè nel 458 a.C., mentre Neemia lo
raggiunse nel 445 a.C., ventesimo anno dello stesso Artaserse I, rimanendovi 12 anni, cioè sino al 433 a.C. Ripartito per la corte
persiana (l’incarico di coppiere era uno dei più importanti), dopo un soggiorno
indeterminato, Neemia si recò nuovamente a Gerusalemme per una seconda missione.
L’opera fondamentale di Neemia, uomo politico, è il restauro delle mura della città santa con la
collaborazione di volontari, ma anche con ostilità esterne di vario genere da
parte delle popolazioni locali. Questa ricostruzione è quasi il segno di una
rinascita nazionale e religiosa che Neemia sigla con un impegno ufficiale di
tutta la comunità ebraica. Tra gli avversari più duri di quest’impresa si
segnalano Tobia, un capo ebreo, ma principe di Ammon (popolazione della
Transgiordania), e Sanballat, governatore persiano di Samaria.
L’opera, alla fine, giunge a compimento e Gerusalemme, ora più sicura e più
sacra, si arricchisce di nuovi abitanti che la ripopolano. Entra in scena,
allora, anche il sacerdote Esdra, che in una grandiosa assemblea liturgica
promulga solennemente la legge santa di questo Stato sacrale. Con un rito
penitenziale il popolo è coinvolto nell’osservanza delle norme, in particolare
di quelle sui matrimoni misti, sul sabato e sulle offerte per il tempio.
Abbiamo ormai davanti a noi uno stato “Teocratico”, cioè retto da Dio stesso attraverso il suo
sacerdote Esdra, con la legge biblica come carta costituzionale e codice
civile, con una nazione che è anche una comunità religiosa, con le stesse mura
di Gerusalemme consacrate come un tempio.
Nota Finale
Il libro di Neemia narra dell’opera svolta da un capo giudeo, nel periodo
post-esilico, per la riedificazione di Gerusalemme. Neemia, coppiere del re
persiano Artaserse I (465-425 a.C.), viene autorizzato a
recarsi nella città ebraica per sovrintendere alla ricostruzione delle mura.
Conducendo un’energica azione contro vari nemici che osteggiano questa
ricostruzione, Neemia porta a compimento la sua opera. In una solenne assemblea
durante la quale il sacerdote Esdra proclama la perenne validità della legge
mosaica, si gettano le basi istituzionali della nuova comunità. Al termine di
questa assise religioso-politica, il popolo rende confessione dei suoi peccati
e rinnova l’alleanza con Dio. I due libri di Esdra e Neemia, databili fra il
350 e il 300 a.C., sono opera di uno stesso autore, ignoto, e nascono dal
medesimo ambiente sacerdotale che ha prodotto le Cronache.
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