domenica 22 aprile 2018

TOBIA



Come dice la radice ebraica che sta alla base del nome dei due protagonisti, Tobi e Tobia – «tob» in ebraico significa “buono”, “bello”, “utile” –, siamo di fronte a una storia che esalta il bene come fonte di bellezza e di felicità. Si tratta di una narrazione popolare esemplare post-esilica, che evoca un precedente sfondo storico assiro e persiano (Ninive ed Ecbatana, sovrani come Ciassare, Salmanassar V, Assarhaddon, Sennacherib, del VII secolo a.C.) in modo molto approssimativo. Lo scopo principale, infatti, è quello di esaltare la fedeltà di un Ebreo, che vive nella diaspora e quindi in terra straniera, alla legge e alla fede dei padri.

Il racconto rivela subito un certo fascino e cattura il lettore con i suoi colpi di scena, col suo svolgimento nitido, con il gusto del particolare. Tre coppie di personaggi reggono la trama. La prima è quella “eroica” dei due Tobia, padre e figlio. Entrambi sono legati a un’altra coppia, femminile, costituita dalle rispettive mogli, Anna e Sara, che sono rappresentate secondo la negatività misteriosa che spesso l’Oriente attribuisce alla femminilità. Infine, c’è la coppia trascendente, l’angelo Raffaele-Azaria e il demone Asmodeo.

Ci sono, quindi, tutti gli ingredienti per una storia che lascia con il fiato sospeso fino all’atteso lieto fine. Lutero scriveva: «Se si tratta di storia, è storia sacra; se si tratta di poesia, è poema molto bello, salutare e proficuo, opera di un poeta geniale. Commedia fine e amabile». Eppure è il libro che esalta le opere giuste che danno salvezza, una tesi non certo cara al celebre riformatore.

Tobia è, infatti, la celebrazione del giudaismo fedele, che, pur in mezzo a difficoltà, conserva intatta la sua adesione ai precetti della legge biblica ed è, perciò, alla fine benedetto da Dio secondo la ben nota legge della retribuzione, per la quale la giustizia ha sempre quaggiù una ricompensa. Il libro è giunto a noi in greco; perciò non è conosciuto come “canonico” dagli Ebrei e dai protestanti.
  
Nota Finale

Per il suo interessante contenuto e per lo stile vivace, il libro di Tobia è considerato dalla tradizione ebraica e cristiana un piccolo gioiello letterario. Si tratta della storia di una famiglia giudaica in esilio a Ninive e della felice conclusione di un matrimonio, realizzato dopo il superamento di molteplici ostacoli naturali e soprannaturali. Nel racconto interviene anche un personaggio celeste, l’angelo Raffaele, che appare in veste umane col nome di Azaria. Il tema fondamentale di questo delicato quadretto di vita familiare è quello della provvidenza divina che libera i giusti da ogni tribolazione: Dio può mettere alla prova, ma chi ha fede, alla fine, sarà premiato. Il libro è anche un elogio dell’ebreo fedele della diaspora, cioè di colui che, pur essendo disperso fra i pagani, mantiene alta la fiamma della legge del Signore. Nulla sappiamo circa l’autore del libro di Tobia, composto presumibilmente attorno al 200 a.C.   




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