Come dice la radice ebraica che sta alla base del nome dei due
protagonisti, Tobi e Tobia – «tob» in ebraico significa “buono”, “bello”,
“utile” –, siamo di fronte a una storia che esalta il bene come fonte di
bellezza e di felicità. Si tratta di una narrazione popolare esemplare
post-esilica, che evoca un precedente sfondo storico assiro e persiano (Ninive
ed Ecbatana, sovrani come Ciassare, Salmanassar V, Assarhaddon,
Sennacherib, del VII secolo a.C.) in modo molto approssimativo.
Lo scopo principale, infatti, è quello di esaltare la fedeltà di un Ebreo, che
vive nella diaspora e quindi in terra straniera, alla legge e alla fede dei
padri.
Il racconto rivela subito un certo
fascino e cattura il lettore con i suoi colpi di scena, col suo svolgimento
nitido, con il gusto del particolare. Tre coppie di personaggi reggono la
trama. La prima è quella “eroica” dei due Tobia, padre e figlio. Entrambi sono
legati a un’altra coppia, femminile, costituita dalle rispettive mogli, Anna e
Sara, che sono rappresentate secondo la negatività misteriosa che spesso
l’Oriente attribuisce alla femminilità. Infine, c’è la coppia trascendente,
l’angelo Raffaele-Azaria e il demone Asmodeo.
Ci sono, quindi, tutti
gli ingredienti per una storia che lascia con il fiato sospeso fino all’atteso
lieto fine. Lutero scriveva: «Se si
tratta di storia, è storia sacra; se si tratta di poesia, è poema molto bello,
salutare e proficuo, opera di un poeta geniale. Commedia fine e amabile».
Eppure è il libro che esalta le opere giuste che danno salvezza, una tesi non
certo cara al celebre riformatore.
Tobia è, infatti, la
celebrazione del giudaismo fedele, che, pur in mezzo a difficoltà, conserva
intatta la sua adesione ai precetti della legge biblica ed è, perciò, alla fine
benedetto da Dio secondo la ben nota legge della retribuzione, per la quale la
giustizia ha sempre quaggiù una ricompensa. Il libro è giunto a noi in greco;
perciò non è conosciuto come “canonico” dagli Ebrei e dai protestanti.
Nota Finale
Per il suo interessante
contenuto e per lo stile vivace,
il libro di Tobia è considerato dalla tradizione ebraica e cristiana un piccolo
gioiello letterario. Si tratta della storia di una famiglia giudaica in esilio
a Ninive e della felice conclusione di un matrimonio, realizzato dopo il
superamento di molteplici ostacoli naturali e soprannaturali. Nel racconto interviene
anche un personaggio celeste, l’angelo Raffaele, che appare in veste umane col
nome di Azaria. Il tema fondamentale di questo delicato quadretto di vita
familiare è quello della provvidenza divina che libera i giusti da ogni
tribolazione: Dio può mettere alla prova, ma chi ha fede, alla fine, sarà
premiato. Il libro è anche un elogio dell’ebreo fedele della diaspora, cioè di
colui che, pur essendo disperso fra i pagani, mantiene alta la fiamma della
legge del Signore. Nulla sappiamo circa l’autore del libro di Tobia, composto
presumibilmente attorno al 200 a.C.
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