domenica 25 marzo 2018

CRONACHE 1-2



I libri delle Cronache (in ebraico letteralmente si ha l’espressione “Atti [o “parole”] dei giorni”) ci riproporranno una serie di vicende che ormai conosciamo attraverso la lettura già compiuta sui libri di Samuele e dei Re. In realtà, non siamo in presenza di una pura e semplice riedizione di quanto aveva scritto la Tradizione Deuteronomistica, che, come sappiamo, era alla base di Samuele-Re. All’origine delle Cronache, infatti, c’è la Tradizione Sacerdotale, sorta durante l’esilio di Babilonia (VI secolo a.C.): essa non aveva solo codificato la sostanza della legge dell’Israele biblico rientrato nella terra promessa, ma si era votata anche a un progetto storico che disegnasse tutta la vicenda d’Israele.

Lo scopo di questa ricostruzione non era strettamente storico, ma religioso. È così che la selezione e l’elaborazione dei dati sono libere e finalizzate a esaltare soprattutto il tempio e il culto di Gerusalemme, come cuore della fede e dell’esistenza dell’Israele post-esilico. La figura di Davide domina il primo libro delle Cronache ed è preceduta da una lunga serie di liste genealogiche che risalgono fino ad Adamo, così da inserire il re nel piano generale della salvezza divina. L’opera di Davide è ridotta dal Cronista quasi esclusivamente alla progettazione del tempio e del culto gerosolimitano in tutte le sue forme.

Sarà suo figlio Salomone a «costruire una casa per il nome del Signore», e il racconto della sua impresa occupa i primi otto capitoli del secondo libro delle Cronache. Nel resto dell’opera si concentra tutta la storia del regno di Giuda fino all’esilio babilonese e alla speranza segnata dall’editto di Ciro (538 a.C.), che permetteva agli Ebrei di rientrare a Gerusalemme. Del tutto ignorata è, invece, la vicenda del regno separatista settentrionale di Israele.

Siamo, quindi, di fronte a una storia “sacra”, dominata dalla presenza del Signore nel tempio, emblema di fiducia per quegli Ebrei che nel IV secolo a.C. (tempo probabile di composizione delle Cronache) vivevano con difficoltà nella loro terra. La storia è, quindi, interpretata alla luce della fede.
    
Note Finali

«Primo libro delle Cronache». I due libri delle Cronache, che in origine formavano un’unica opera, trattano lo stesso periodo di storia considerato da Re. Gli ignoti autori, però, che scrivono nel IV o III sec. a.C., dopo il ritorno dall’esilio di Babilonia, elaborano e modificano le fonti storiche per adattarle alla situazione del proprio tempo e a un preciso disegno teologico: rafforzare la debole comunità ebraica, rinnovando la coscienza di una identità nazionale e la fede tradizionale nell’unico Dio d’Israele. Feroce, perciò, è la condanna dell’idolatria, mentre grande risalto viene dato al culto legittimo nel tempio di Gerusalemme. Il primo libro delle Cronache è incentrato sulla figura di Davide – re messianico e simbolo della perenne alleanza con Dio – di cui viene esaltata la grandezza trascurandone le colpe. Particolare attenzione è dedicata ai preparativi intrapresi da Davide per la costruzione del tempio e ai riti che vi si dovranno celebrare. Questo interesse per il tempio e per il culto fa pensare che gli autori delle Cronache appartenessero alla classe sacerdotale.
  
«Secondo libro delle Cronache». Il libro si apre con la descrizione della grandezza di Salomone, figlio di Davide, sottolineandone lo zelo nella costruzione del tempio, e prosegue con la narrazione degli eventi che portano alla divisione del regno. Tuttavia in 2Cronache il regno settentrionale di Israele viene quasi completamente ignorato, e questo perché le tribù del nord, avendo abbandonato il vero Dio, non rappresentano più il popolo del Signore. Gli abitanti del regno meridionale di Giuda, invece, che pure ricadono periodicamente nell’idolatria, rimangono il popolo eletto anche quando vengono condotti in esilio. Gli ignoti autori delle Cronache ribadiscono la tesi del Deuteronomio secondo cui la rovina della nazione è conseguenza del suo peccato, mentre la fedeltà alla legge dei padri porta la benedizione di Dio. A conclusione del libro è riportato l’editto del re persiano Ciro, che permette ai Giudei esuli di fare ritorno in patria.



Nessun commento:

Posta un commento