I due libri di Samuele costituiscono, con i successivi due libri dei Re, un’opera continua,
tant’è vero che l’antica traduzione greca della Bibbia, detta dei “Settanta”, e
quella latina, la “Vulgata” di san Girolamo, hanno preferito chiamarli i
quattro libri dei Re. Anche se si nota una diversità nelle due parti, a causa
dell’evoluzione storica e dei dati più abbondanti di cui l’autore viene in
possesso, Samuele-Re sono da ricondurre a un unico progetto, quello di
abbozzare la vicenda d’Israele sotto il regime monarchico. I libri di Samuele
sono la descrizione molto appassionata e ricca di spunti religiosi delle
origini della monarchia.
Descrizione religiosa perché gli autori, che appartengono allo stesso ambito in cui è fiorito
il Deuteronomio e che perciò sono chiamati convenzionalmente storici
“deuteronomistici”, autori già dei precedenti libri di Giosuè e dei Giudici,
sono preoccupati di offrire non solo dati storici – che anche in epoca
anteriore allo scrittore sacro non erano stati conservati rigorosamente come
farebbe uno storico moderno –, ma soprattutto la loro interpretazione
religiosa, il loro significato all’interno della vicenda d’Israele, un popolo
collegato a un progetto divino.
Il racconto, spesso affascinante, si
svolge per quadri e personaggi: la divisione in due libri permette in modo un
po’ semplificato di far emergere i tre attori capitali. L’ultimo giudice e
primo profeta, Samuele, e il primo sfortunato re, Saul, occupano
sostanzialmente il primo libro, mentre il secondo è dominato dalla figura
grandiosa di Davide, la cui presenza però era già significativa nel primo
volume.
Incastonati nel racconto si incontrano canti come quello di Anna, madre di Samuele, o come
l’elegia di Davide (componimento poetico, lirico) per la morte di Saul; si
trovano episodi avvincenti e tragici come quello della morte di Saul o della
ribellione di Assalonne al padre Davide; si scoprono pagine di alto significato
religioso come l’oracolo che il profeta Natan indirizza a Davide promettendogli
la presenza divina all’interno della sua discendenza (2Samuele 7). Sarà proprio
questo testo a illuminare la figura di Davide e a renderla immagine di
riferimento – al di là dei suoi limiti e dei suoi peccati – della speranza
messianica.
Note Finali
«Primo libro di Samuele». Il periodo storico trattato nel primo libro di Samuele è caratterizzato
da un importante avvenimento: la nascita della monarchia in Israele. Questo
regime, se ha il pregio di dare unità alla nazione ebraica, al tempo stesso è
fonte di intrighi e ribellioni fra le tribù, che vedono minata la loro
autonomia, e suscita opposizioni specie da parte della classe sacerdotale, che
intravede in esso il pericolo dell’idolatria. Il libro, dopo la narrazione
della storia di Samuele, ultimo giudice e profeta del popolo ebraico, è
dominato dalla figura al tempo stesso nobile e tragica di Saul, primo re
d’Israele, che il potere finirà per corrompere e al quale sarà riservata una
fine drammatica, mentre sull’orizzonte del popolo di Dio sorge e si consolida
l’astro di Davide. Al di là dei fatti narrati, di grande valore letterario e
storico, giunge chiaro il monito divino sulla fragilità e corruttibilità
dell’animo umano. Il primo e il secondo libro di Samuele originariamente
costituivano un’opera unica. La loro redazione finale risale al VI secolo a.C. e abbraccia circa due secoli della storia di Israele. (XI-X secolo a.C.).
«Secondo libro di
Samuele». Tutto il secondo libro
di Samuele è dominato dalla grande figura di Davide, eroe glorioso e tuttavia
umanissimo per le passioni che lo travolgono e che spesso lo trascinano a
compiere azioni anche ignobili. Alla morte di Saul, Davide diventa dapprima
soltanto re di Giuda, e solo dopo una guerra vittoriosa contro la casa di Saul
sarà proclamato re anche d’Israele, con Gerusalemme, città da lui conquistata,
come centro politico e religioso del nuovo stato. I quarant’anni del regno di
Davide sono segnati da vari eventi, e buona parte di 2Samuele è dedicata al
racconto dei contrasti familiari e dei problemi politici che lo travagliano. Il
contributo teologicamente più significativo del libro consiste nella profezia
fatta a Davide di una discendenza che non si spegnerà mai. Questa promessa sarà
il fondamento per lo sviluppo del messianismo regale in tutta la Bibbia: si
preparano, così, gli elementi per la comprensione della figura del Cristo,
«figlio di Davide».
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