domenica 4 febbraio 2018

NUMERI



Il Censimento delle tribù d’Israele accampate ai piedi del Sinai, descritto nei primi quattro capitoli, ha contribuito a dare a questo libro il titolo poco entusiasmante di «Numeri». Così almeno ha fatto l’antica versione greca della Bibbia, perché nella tradizione ebraica il titolo è più significativo ed è desunto dalla prima parola del testo: «Nel deserto». Lo sfondo entro cui sono collocate le leggi e le narrazioni di questo libro biblico è, infatti, quello del deserto del Sinai. Nei primi dieci capitoli è il monte Sinai, ove Israele è accampato, a dominare le pagine; poi inizia la grande marcia di avvicinamento alla terra promessa attraverso varie regioni desertiche e soste come quelle a Kades e nelle steppe di Moab.

Tre sono i grandi attori che entrano in scena. Innanzitutto il Signore che campeggia con la sua parola fin dalla prima riga: «Il Signore parlò a Mosè». Le sue norme e i suoi comandi tendono a organizzare Israele in una comunità unita e santa, sulla quale aleggia sempre la sua presenza, legata all’arca  dell’alleanza. Il popolo non è mai solo o abbandonato. Accanto a Dio emerge Mosè, «servo del Signore … l’uomo più umile di tutti gli uomini che sono sulla faccia della terra» (12,3-8). E’ lui il mediatore tra il Signore e Israele, profondamente unito a Dio ma anche intensamente legato al suo popolo.

Da ultimo, ecco il popolo. Descritto nella sua struttura tribale, militare e religiosa attraverso i censimenti, Israele è spesso ribelle e ostinato ma è anche costantemente sotto la premura e l’amore di Dio. E’ il Signore a vincere la resistenza delle forze della natura che sembrano opporsi al cammino verso la terra promessa (la mancanza d’acqua e di cibo, la comparsa di serpenti velenosi); è lui a piegare le resistenze ostili delle tribù beduine del deserto che combattono contro Israele; è lui a spezzare gli incantesimi di un mago, Balaam.

Ma Dio deve reagire alla resistenza più dura, quella del popolo stesso che si lascia catturare dalla tentazione dello scoraggiamento, della ribellione e dell’idolatria: «fino a quando questo popolo mi disprezzerà, fino a quando non mi crederanno dopo tutti i segni che ho fatto in mezzo a loro?» (14,11). Scatta, così, la giustizia divina. Ma alla fine l’amore di Dio vincerà e Israele raggiungerà la terra promessa.

Nota finale

Prima di giungere nella terra promessa, gli Israeliti, partiti dal Sinai, il monte dell’alleanza con Dio e della rivelazione della legge divina, vagano nel deserto per quasi quarant’anni. Il libro dei Numeri descrive le diverse esperienze di questi anni, comprese le frequenti “mormorazioni” del popolo contro Mosè: queste, nel linguaggio biblico, altro non sono che veri e propri atti di ribellione e di sfiducia nei riguardi di Dio e del suo inviato, Mosè. 

Lo sconosciuto compilatore del libro, che raccoglie antiche e diverse tradizioni, sottolinea come Dio, pur punendo gli Israeliti per la loro mancanza di fede, li abbia guidati e sostenuti con la sua meravigliosa potenza durante la lunga e difficile peregrinazione. 

Oltre alle vicende storiche, sono riportate nel libro prescrizioni legali e culturali che completano la legge sinaitica e anticipano l’insediamento nel paese di Canaan. Nel Nuovo Testamento si trovano numerosi riferimenti agli eventi citati in questo libro, tra i quali la ribellione di Core e le sue conseguenze, l’episodio dell’acqua che Mosè fece scaturire dalla roccia, quello del serpente di bronzo, simbolo di Cristo in croce per l’evangelista Giovanni, e le profezie di Balaam. 

Il nome del libro trae origine dal racconto iniziale del censimento o numerazione del popolo israelita. 




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