Il successore di Mosè nel guidare Israele all’interno della terra promessa, Giosuè (in ebraico “il Signore
salva”), dà il nome a questo libro che apre la serie dei cosiddetti “libri
storici” dell’Antico Testamento. Molti studiosi sono convinti che quest’opera,
come quelle che seguiranno, è frutto di una specie di “scuola”, cioè di un
particolare ambito religioso e letterario definito convenzionalmente come
deuteronomistico. Sarebbe, quindi, da ricondurre alla stessa sorgente da cui è nato il Deuteronomio che abbiamo già
commentato, sia pure con particolari caratteristiche e specificità. Questa
scuola avrebbe operato nel regno di Giosia (fine VII secolo a.C.) sino al
momento della distruzione di Gerusalemme e l’inizio dell’esilio (VI secolo a.C.).
Il libro di Giosuè si
svolge nettamente in due tappe. Nella prima – che occupa i capitoli 1-12 – si
descrive la conquista della terra di Canaan da parte di Israele. È un atto
dipinto spesso con colori epici e trionfali (si pensi solo al celebre episodio
delle mura di Gerico o a quello della battaglia di Gabaon col grido: «O sole,
fermati su Gabaon»). I dati storici, che pure non mancano, sono sottoposti a
una rielaborazione di tipo religioso. La visione generale è quella di un popolo
compatto che conquista tutta la terra di Cannan in una operazione militare costante
e continua.
In realtà, nel testo stesso si hanno tracce di una conquista più complessa e lenta, variamente
interpretata dagli studiosi. Essa comprende anche sconfitte e alleanze (si
pensi a quella con gli abitanti di Gabaon) e lascia spazi liberi che verranno
colmati solo più tardi.
La seconda tappa – che occupa i capitoli 13-24 –
comprende invece l’atto di ripartizione del territorio conquistato tra le varie
tribù e si conclude con la solenne assemblea di Sichem, nel centro della terra
promessa, ove tutto il popolo rinnova ufficialmente la sua alleanza col
Signore. Da quel momento inizia la storia di Israele nella terra promessa.
Nota finale
Il libro narra la storia
dell’ingresso degli israeliti nella terra di Canaan e della sua successiva
conquista sotto la guida di Giosuè, eletto capo come successore di Mosè. Tra i
fatti più noti del libro vi sono il passaggio miracoloso del Giordano, la
caduta di Gerico e la divisione del territorio fra le dodici tribù israelite.
Alla fine del libro, poco prima della sua morte, Giosuè convoca tutto Israele
in solenne assemblea a Sichem, dove il popolo rinnova l’alleanza con il Signore
già stipulata sul monte Sinai.
Dalla lettura del libro si ricava l’impressione
che Israele abbia conquistato tutta la terra di Canaan nel giro di pochi anni,
tuttavia il successivo libro dei Giudici lascia capire come in realtà la
conquista sia avvenuta più lentamente e in modo precario e incompleto. Gli
eroici e vittoriosi episodi narrati mirano a sottolineare che tutti i successi
sono dovuti al fatto che il Signore combatte per Israele, mentre gli insuccessi
derivano dall’infedeltà del popolo alla sua alleanza. Alcune fonti del libro
risalgono al IX secolo a.C., o anche prima, ma esso
non prese la forma attuale fino al VI secolo a.C.
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