sabato 2 settembre 2017

EPICURO E L’EPICUREISMO (PREMESSA)


Nell’XIMassima Capitale, Epicuro dice: «Se non ci turbasse la paura delle cose celesti e della morte, nel timore che esse abbiano qualche importanza per noi, e l’ignoranza dei limiti dei dolori e  dei desideri, non avremmo bisogno della scienza della natura». Questa “Massima” è altamente significativa poiché radica il bisogno di sapere e la conoscenza della natura nella necessità che l’uomo sente di liberarsi dal dolore e dalla paura. Tutto ciò è sufficiente a delineare lo sfondo pratico della filosofia di Epicuro e, in questo senso, la centralità del “problema etico” anche al fine della formazione del sapere scientifico. 

In base a quanto appena detto, per Epicuro il sapere intanto sorge in quanto viene incontro ai bisogni; per converso, viceversa, la pienezza della vita non può essere disgiunta dalla sapienza e saggezza. Tutto ciò è icasticamente, realisticamente formulato nella XII Massima Capitale” dove si legge: «Così non era possibile senza lo studio della natura avere pure gioie». Questo motivo è ripreso subito dopo nella XIIIMassima Capitale” in questa forma: «A niente giovava il procacciarsi sicurezza dagli uomini finché rimanevano i sospetti e le paure per le cose del cielo e dell’Ade e di ciò che avviene nell’universo». 

Gli scopi espressi dall’XIMassima” e di seguito ripresi sono – come nota Domenico Pesce – fondamentalmente due: la liberazione dal timore delle cose celesti e dal timore della morte, la determinazione dei limiti dei dolori e dei piaceri. Questi scopi corrispondono ad una partizione della scienza in “cosmologia” e “antropologia”. Le due insieme costituiscono la fisica o «fisiologia». Si spiegano così i 37 libri del trattato epicureo “Sulla natura” la cui composizione richiese più di una dozzina d’anni e in cui la dottrina fisica è esposta in tutti i suoi particolari. 

Secondo Diogene Laerzio (che incluse nell’ultimo libro, il X, delle sue “Vite dei filosofi”, le dottrine di Epicuro e della sua scuola), il sistema di Epicuro si divide in «tre» parti: Canonica, Fisica, Etica. Domenico Pesce ritiene tale tradizione inesatta, perché il rifiuto della logica che Epicuro aveva operato e «lo spostamento della gnoseologia dall’ambito psichico a quello fisico (…) finivano col togliere alla “Canonica” ogni spazio autonomo». Al contrario, secondo Pesce, all’interno della fisica, accanto alla “cosmologia” e all’ “antropologia” bisogna annoverare una sezione preliminare classificabile come “ontologia”. 

Nota finale 

Continuatore della teoria atomistica di Democrito, Epicuro pone al centro della sua riflessione il “problema etico”. L’uomo deve ricercare il piacere, non come singole sensazioni, ma come benessere di tutta la vita, e questo consiste nella liberazione dal dolore e nella tranquillità dell’animo, raggiungibile attraverso la soppressione dei desideri.
    

Nessun commento:

Posta un commento