Le grandi
scoperte della Biologia (Darwin ) , della Fisica (Einstein
) e della
Psicoanalisi (Freud ) sono
mosse dalla Falsa Convinzione che si possa tracciare un percorso con un inizio e una fine, dal «Nulla»
al «Nulla». Eppure, proprio sbagliando, hanno aperto la via alla «Scienza». Per Hawking i buchi neri presenti
nell'universo sono voragini in cui vanno definitivamente distrutte le cose che
vi precipitano. Leonard Susskind vede in questa tesi la violazione del «Primo
Principio della Termodinamica», per il quale la quantità totale di energia
dell'universo rimane costante nella trasformazione delle sue forme. Ora la
costanza dell'energia è il suo continuare a «Essere»; e l' incostanza delle sue
forme è il loro venire a «Essere» e il loro ridiventare «Non Essere», «Nulla».
Certo, il fisico si disinteressa del «Senso» dell' «Essere» e del «Nulla», ma
il «Primo Principio della Termodinamica» non può disinteressarsene: lo ha
dentro di sé, ne è animato.
All'interno
di quest'anima, a cui la Filosofia si rivolge sin dall'inizio, cresce
la «Scienza». Si ritiene che la teoria generale della relatività di Einstein e
la fisica quantistica di Heisenberg siano incompatibili. Ma si contrappongono
mantenendosi entrambe all'interno del «Senso» Greco dell' «Essere» e del «Nulla»:
per il determinismo di Einstein le forme di energia escono dal proprio «Esser Nulla»
e vi ritornano seguendo un percorso inevitabile (determinato) e quindi
prevedibile; per Heisenberg tale percorso non è né inevitabile né prevedibile;
ma anche per lui le forme di energia escono e rientrano nel proprio «Nulla».
Non è un caso che egli riconduca il concetto di onde di probabilità al concetto
aristotelico di dynamis, «Potenza» (cioè alla possibilità reale che uno stato
del mondo sia seguito da un cert'altro stato). La Filosofia sostiene spesso la
tesi del carattere controvertibile della «Scienza». Anche al tema dell' in-contro-vertibilità
la Filosofia si rivolge da sempre.
Oggi, ciò che decide dove stia la «Verità»
non è il costrutto concettuale delle teorie contrapposte, non è la loro
incontrovertibilità ma... la loro maggiore o minore capacità di trasformare il
mondo conformemente ai progetti che l' «Apparato Scientifico-Tecnologico»
planetario si propone.
Una «Scienza» che si affanni a dimostrare la «Verità Incontrovertibile» dei
propri contenuti combatte una battaglia di retroguardia. E quanto si sta
dicendo delle scienze della natura vale anche per quelle logico-matematiche.
L'esistenza delle geometrie non
euclidee, ad esempio, implica che la geometria euclidea sia una «Verità Incontrovertibile»
solo in relazione ai postulati e agli assiomi su cui essa si fonda, e dunque
non sia assolutamente ma relativamente «Incontrovertibile». Da quando nasce, la
Filosofia pensa la «Verità» come in-contro-vertibilità, ossia come ciò contro
cui non ci si può rivoltare (vertere), ma che non intende essere una
costrizione transeunte e quindi violabile. La connessione tra la «Verità» e l'inviolabile
«Principio di non Contraddizione» attraversa tutta la storia della cultura.
La Filosofia ha voluto giungere
in modo incontrovertibile all'affermazione dell' esistenza del «Principio», ma
insieme ha reso estrema la «Fede» che è radicata nell'uomo più antico: la «Fede»
che le «Cose» e l'uomo abbiano bisogno di qualcosa d'altro da esse, che le
spinga sulla terra e le renda disponibili. Qualcosa d'altro che è il mondo
degli antenati e dei fondatori della stirpe, il demonico, il divino : l' «Arché»,
il «Principio» , l’ «Origine» appunto. L' immenso e tremendo sottinteso di
questa «Fede» è la convinzione che le cose, di per sé, sono incapaci di stare
sulla terra, di per sé incapaci di essere sono preda del «Nulla». Cose morte.
La «Morte» e il «Nulla» sono la loro culla naturale. Perché si alzino dal
sepolcro occorre dar loro un' «Origine».
Anche
la «Scienza» si muove all'interno della «Fede» nell'«Origine» (ormai
divenuta Fede filosofica). Dell'antica origine demonico-divina la concezione
filosofica e scientifica sono trascrizioni mondane che di quell'«Origine»
conservano l'essenziale. Così accade per l' «Arché» e l' origine della specie,
per il «Big Bang» come origine dell'universo, per l' «Inconscio Freudiano» come
origine della coscienza. E ancora: per «il lavoro, la storia, il linguaggio, il
cervello», come origini della mente e della cultura. In generale, per le cause
prossime e remote degli eventi.
E perfino il «Nulla» è un succedaneo dei vecchi
e nuovi dei, il «Nulla» da cui i più oggi pensano, più o meno consapevolmente,
che l' esistenza abbia l' «Origine» ultima. Sì, in queste forme dell' «Origine»
è presente l' intera sapienza dell'uomo. Ma, proprio perché la «Fede» nell' «Origine»
porta sulle proprie spalle un fardello così gravoso, siamo sicuri che non le si
debba chiedere se sia in grado di reggerlo?
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