sabato 22 novembre 2014

SCIENZA E VERITA'


Le grandi scoperte della Biologia (Darwin ) , della Fisica (Einstein ) e della Psicoanalisi (Freud ) sono mosse dalla Falsa Convinzione che si possa tracciare un percorso con un inizio e una fine, dal «Nulla» al «Nulla». Eppure, proprio sbagliando, hanno aperto la via alla «Scienza». Per Hawking i buchi neri presenti nell'universo sono voragini in cui vanno definitivamente distrutte le cose che vi precipitano. Leonard Susskind vede in questa tesi la violazione del «Primo Principio della Termodinamica», per il quale la quantità totale di energia dell'universo rimane costante nella trasformazione delle sue forme. Ora la costanza dell'energia è il suo continuare a «Essere»; e l' incostanza delle sue forme è il loro venire a «Essere» e il loro ridiventare «Non Essere», «Nulla». Certo, il fisico si disinteressa del «Senso» dell' «Essere» e del «Nulla», ma il «Primo Principio della Termodinamica» non può disinteressarsene: lo ha dentro di sé, ne è animato. 

All'interno di quest'anima, a cui la Filosofia si rivolge sin dall'inizio, cresce la «Scienza». Si ritiene che la teoria generale della relatività di Einstein e la fisica quantistica di Heisenberg siano incompatibili. Ma si contrappongono mantenendosi entrambe all'interno del «Senso» Greco dell' «Essere» e del «Nulla»: per il determinismo di Einstein le forme di energia escono dal proprio «Esser Nulla» e vi ritornano seguendo un percorso inevitabile (determinato) e quindi prevedibile; per Heisenberg tale percorso non è né inevitabile né prevedibile; ma anche per lui le forme di energia escono e rientrano nel proprio «Nulla». Non è un caso che egli riconduca il concetto di onde di probabilità al concetto aristotelico di dynamis, «Potenza» (cioè alla possibilità reale che uno stato del mondo sia seguito da un cert'altro stato). La Filosofia sostiene spesso la tesi del carattere controvertibile della «Scienza». Anche al tema dell' in-contro-vertibilità la Filosofia si rivolge da sempre. 

Oggi, ciò che decide dove stia la «Verità» non è il costrutto concettuale delle teorie contrapposte, non è la loro incontrovertibilità ma... la loro maggiore o minore capacità di trasformare il mondo conformemente ai progetti che l' «Apparato Scientifico-Tecnologico» planetario si propone. Una «Scienza» che si affanni a dimostrare la «Verità Incontrovertibile» dei propri contenuti combatte una battaglia di retroguardia. E quanto si sta dicendo delle scienze della natura vale anche per quelle logico-matematiche. 

L'esistenza delle geometrie non euclidee, ad esempio, implica che la geometria euclidea sia una «Verità Incontrovertibile» solo in relazione ai postulati e agli assiomi su cui essa si fonda, e dunque non sia assolutamente ma relativamente «Incontrovertibile». Da quando nasce, la Filosofia pensa la «Verità» come in-contro-vertibilità, ossia come ciò contro cui non ci si può rivoltare (vertere), ma che non intende essere una costrizione transeunte e quindi violabile. La connessione tra la «Verità» e l'inviolabile «Principio di non Contraddizione» attraversa tutta la storia della cultura. 

La Filosofia ha voluto giungere in modo incontrovertibile all'affermazione dell' esistenza del «Principio», ma insieme ha reso estrema la «Fede» che è radicata nell'uomo più antico: la «Fede» che le «Cose» e l'uomo abbiano bisogno di qualcosa d'altro da esse, che le spinga sulla terra e le renda disponibili. Qualcosa d'altro che è il mondo degli antenati e dei fondatori della stirpe, il demonico, il divino : l' «Arché», il «Principio» , l’ «Origine» appunto. L' immenso e tremendo sottinteso di questa «Fede» è la convinzione che le cose, di per sé, sono incapaci di stare sulla terra, di per sé incapaci di essere sono preda del «Nulla». Cose morte. La «Morte» e il «Nulla» sono la loro culla naturale. Perché si alzino dal sepolcro occorre dar loro un' «Origine». 

Anche la «Scienza» si muove all'interno della «Fede» nell'«Origine» (ormai divenuta Fede filosofica). Dell'antica origine demonico-divina la concezione filosofica e scientifica sono trascrizioni mondane che di quell'«Origine» conservano l'essenziale. Così accade per l' «Arché» e l' origine della specie, per il «Big Bang» come origine dell'universo, per l' «Inconscio Freudiano» come origine della coscienza. E ancora: per «il lavoro, la storia, il linguaggio, il cervello», come origini della mente e della cultura. In generale, per le cause prossime e remote degli eventi. 

E perfino il «Nulla» è un succedaneo dei vecchi e nuovi dei, il «Nulla» da cui i più oggi pensano, più o meno consapevolmente, che l' esistenza abbia l' «Origine» ultima. Sì, in queste forme dell' «Origine» è presente l' intera sapienza dell'uomo. Ma, proprio perché la «Fede» nell' «Origine» porta sulle proprie spalle un fardello così gravoso, siamo sicuri che non le si debba chiedere se sia in grado di reggerlo? 


Nessun commento:

Posta un commento