La celebrazione della «Giornata per
la ricerca sul cancro» (ogni anno a novembre) ha come sfondo i grandi problemi
della salute e della salvezza, del dolore e della morte. La malattia e la
perdizione, tanto del corpo quanto dell'anima, sono forme di impotenza. Appunto per questo,
da sempre, l'uomo tenta di allearsi alle forze che ai suoi occhi appaiono come
le potenze supreme. L' uomo antico e l'uomo della tradizione pensano che la «Potenza
Suprema» sia il «divino». L'uomo del nostro tempo pensa invece di essere egli
stesso il costruttore dell'unica forma possibile della «Potenza Suprema»: si
allarga sempre di più sulla Terra la convinzione che la capacità di muovere le
montagne, cioè di liberare l'uomo dalla sofferenza e dalla morte, competa alla «Tecnica»
guidata dalla «Scienza Moderna» (Vedi Pubbl. Genn. e
Febbr. 2014 in merito alla Tecnica). Certo, tra l'uomo vecchio e quello
nuovo c' è un contrasto radicale. Che però non si deve tentare di nascondere,
soprattutto ai giovani.
Il «Senso»
fondamentale del nostro tempo è appunto il contrasto tra l'antico e il
nuovo modo di pensare e mirare alla «Potenza» salvifica: il contrasto, da un
lato, tra l' alleanza con la «Potenza Divina», da parte dell'uomo metafisico-religioso-artistico,
e, dall'altro lato, l' alleanza con la «Potenza della Tecnica» guidata dalla «Scienza
moderna» e sensibile alla critica a cui il divino è stato sottoposto da parte
del pensiero filosofico degli ultimi due secoli. Ma se il contrasto che ci sta
dinanzi non è anche dialogo tra l'antico e il nuovo, allora ogni «Potenza»,
salvezza, salute, ogni essere bene e ogni benessere abbandonano sia l'uomo antico
sia il nuovo.
«Scienza e Tecnica»,
infatti, non possono ignorare che la loro forma di «Potenza» si trova dinanzi
agli stessi problemi affrontati dalla «Potenza» che è propria del sapere
religioso, metafisico, artistico del passato. Le forme sociali e culturali che
ereditano i valori del passato umanistico e religioso intendono servirsi della «Scienza
e della Tecnica» come uno strumento, di un mezzo il cui unico compito sia
quello di perpetuare tali valori.
Tuttavia
queste forze debbono riconoscere che, proprio per far vivere i valori
del passato, lo strumento con cui si fa vivere non può essere indebolito,
frenato, legato. Si aggiunga che, rispetto alla continua innovazione prodotta
dal sapere scientifico-tecnologico, anche forme sociali come la Democrazia, il
Capitalismo e, ieri, il Socialismo reale, sono da considerare come appartenenti
al passato e dunque coinvolti nel rapporto conflittuale con la «Scienza e la Tecnica».
Le quali hanno anch'esse, di per sé stesse, uno scopo: la crescita indefinita
della «Potenza» capace di liberare il più possibile l'uomo dal dolore e dalla
morte. E ciò va sottolineato, aggiungendo che non si deve perdere di vista la
destinazione tra l' «Apparato scientifico-tecnologico» e la gestione ideologica
di tale «Apparato».
E' quest'ultima
la vera responsabile delle diffidenze che spesso si nutrono nei
confronti della «Scienza e della Tecnica» e della loro libertà. Nessuna «Potenza» è
possibile senza giustizia sociale. Un sistema sociale ingiusto provoca
conflitto; il conflitto rende impotente il sistema. La «Potenza» autentica
della «Scienza e della Tecnica» è inseparabile dalla «giustizia».
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