A proposito della «Fecondazione Eterologa»
i parlamentari Cattolici hanno da tempo valorizzato l' argomento che la esclude
per i gravi disagi mentali e affettivi a cui andrebbe incontro il bambino
quando venisse a sapere di essere figlio di più di due genitori. Poiché in
alternativa a tali disagi non rimane altro che impedire la nascita di chi li
patirebbe, ne viene che anche i nemici della manipolazione genetica svolgono molto
sul serio la funzione di «Designer» dell'uomo futuro. Non è infatti uno scherzo
decidere che certi individui umani non debbano nascere, e debbano per tanto
rimanere un «Nulla» per sempre, qualora siano fatti nascere con procedure
contrarie alla «Morale Cattolica».
In
campo Laico è in circolazione un argomento analogo a quello qui sopra
indicato. Questa volta il bersaglio è l' «Eugenetica» con scopi terapeutici. Il
Filosofo Jürgen Habermas osserva che, in una società dove si adottassero le
strategie del miglioramento del patrimonio ereditario, l'individuo che fosse il
loro prodotto potrebbe, prima o poi, non condividere le scelte fatte dai suoi
«Designer» e trovarsi a disagio per le doti fornitegli da costoro. Anche
bellezza, forza, intelligenza, bontà, di cui può essere dotato un individuo,
possono procurargli gravi e imprevedibili inconvenienti. Meglio sarebbe stato,
per lui, esser meno pregevole. Il fulmine colpisce i rami più alti. Anche
questo argomento laico fa leva sui disagi di cui può patire l'individuo che sia
stato prodotto dall' «Ingegneria genetica».
Ma sia questo sia quell'altro cattolico sono argomenti che
non concludono. Se infatti il loro fondamento è la «Volontà» di evitare certi
disagi all'individuo geneticamente manipolato, tale «Volontà» non raggiunge il
suo scopo.
All'argomento cattolico
si può infatti replicare dicendo che, se l'alternativa al disagio dell'individuo
anti cattolicamente programmato è che egli non abbia proprio a nascere e abbia
a rimanere un «Nulla» per sempre, allora l'individuo che, così programmato
fosse nato, potrebbe anche dichiarare (lui o chi per esso) che un disagio
infinitamente maggiore gliela procura il pensiero di aver corso il rischio di
rimanere un «Nulla» per sempre, in omaggio alla «Morale cattolica». (Non diceva
Agostino che l' uomo preferirebbe la «Dannazione Eterna» al rimanere «Eternamente
un Nulla»?). Nemmeno le procedure genetiche cattolicamente corrette tolgono
dunque il disagio nei più o meno direttamente interessati.
All'argomento laico si può replicare in modo analogo. In una
società che per le sue capacità tecnologiche può somministrare ai nascituri
quel ben di Dio di doti di cui prima si parlava, l' individuo, una volta nato,
può certo valutare negativamente le qualità con cui i suoi genitori,
elargendogliele, credevano di renderlo felice. Un po' schizzinoso, sì, e
tuttavia, certo, in diritto di esserlo. Ma a parte il fatto che la dotazione
genetica potrebbe includere anche la dote di non essere schizzinosi circa la
dote ricevuta, si pensi ora a quel che può accadere a un individuo a cui, in
base alla loro «Morale laica», i genitori non avessero dato quelle doti di cui
invece quell'altro individuo, proprietario di esse, si lamentava. Non potrebbe
egli rimproverarli, e ben più aspramente, di non avergli dato quella forza,
bellezza, intelligenza, bontà che essi pur avevano la capacità di fargli avere
modificandone il «genoma»? Non potrebbe trovarsi in un disagio ben più grave di
quello del suo collega forse un po' schizzinoso?
La Morale, laica o religiosa, deve trovare argomenti più
convincenti per arginare la «Tecnica» e pretendere di guidarla. (vedi Pubbl. Genn.e Febbr. 2014 in merito alla Tecnica)
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