Al centro dell’attuale Turchia si erano stabiliti fin dal III secolo a.C. i Galati,
una popolazione di origine celtica. I Romani avevano conquistato quest’area e
avevano costituito nel 25 a.C. la provincia della Galazia, ben più estesa
dell’originale territorio abitato dai Galati. Alle Chiese di quella regione
(forse alle comunità dell’area ristretta originaria dei Galati, da lui visitate
durante il suo primo viaggio missionario), Paolo indirizza uno scritto che, al
suo interno, anticipa i temi che saranno sviluppati nella lettera ai Romani.
L’apostolo deve affrontare una situazione ecclesiale nella quale si sono
introdotti alcuni giudeo-cristiani che ribadiscono la necessità della
circoncisione e dell’osservanza della legge mosaica anche per i cristiani
provenienti dal paganesimo.
Composta forse
attorno all’anno 55, la lettera si apre con un’esposizione autobiografica, che
occupa i primi due capitoli. In essa l’apostolo rievoca l’avallo ricevuto per
la sua missione ai pagani da parte delle “Colonne” della Chiesa, cioè Giacomo,
Cefa (Pietro) e Giovanni (2,9), ma anche il contrasto con Pietro a causa del
comportamento esitante da lui tenuto ad Antiochia, quando Cefa aveva evitato i
contatti con i pagani, appena erano giunti in quella città alcuni
rappresentanti giudeo-cristiani di Gerusalemme (2,11-14).
L’evento permette a Paolo di sviluppare la sua riflessione sulla giustificazione e sulla salvezza
che ci vengono offerte per grazia e accolte nella fede, e non certo prodotte
dalla nostra osservanza della legge mosaica e, quindi, dalle opere umane.
Queste ultime sono piuttosto «il frutto
dello Spirito» (5,22) ed esprimono la vita di figli di Dio che ci è stata
donata in Cristo Gesù (4,6-7). Su questi temi teologici si sviluppa il corpo
centrale della lettera (capitoli 3-6), che propone la terminologia
caratteristica paolina (fede, grazia, carne, legge, libertà, giustificazione,
Spirito) e che presenta un grande ritratto di Abramo come padre della fede.
Si ha, così, l’abbozzo essenziale di quella visione della salvezza operata da Cristo già
incontrata nella lettera ai Romani, che è però posteriore a questo scritto
indirizzato ai Galati. Una visione grandiosa che si allarga a tutto l’orizzonte
umano, cioè a tutti coloro che hanno «crocifisso
la carne con le sue passioni» (5,24) e si sono «rivestiti di Cristo». In questa dimensione ormai «non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né
libero; non c’è maschio né femmina, poiché tutti voi siete una sola persona in
Cristo Gesù» (3,28).
Nota Finale
La Lettera è indirizzata ai cristiani della Galazia del nord, l’attuale regione della Turchia
intorno ad Ankara, che Paolo evangelizza durante il secondo e il terzo viaggio
missionario. Inviata dalla Macedonia o da Corinto nell’inverno del 57-58 d.C.,
qualche tempo prima della lettera ai Romani, ne svolge la stessa tematica ma
con tono molto polemico. Si apre con un’apologia personale, prosegue con una
complessa argomentazione dottrinale per ricordare a coloro che volevano imporre
di nuovo la circoncisione che la salvezza è dono gratuito di Dio e della fede,
e si conclude con una serie di calde esortazioni perché nessuno pensi che la
“legge dello Spirito” significhi indifferenza morale. Se nelle lettere ai
Corinzi l’apostolo denuncia il pericolo di un ritorno allo spirito greco per
l’orgogliosa fiducia nella ragione, qui denuncia quello di un ritorno allo
spirito giudaico con l’orgogliosa fiducia nella legge.
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