venerdì 9 novembre 2018

NAUM



Nato nel villaggio ignoto di Elcos, che san Girolamo collocava in Galilea, Naum (o Nahum) ci offre un libretto profetico centrato sull’evento della distruzione della capitale assira Ninive, caduta nel 612 a.C. sotto i colpi del re dei Medi, Ciassare, e di Nabopolassar, il fondatore della dinastia neo-babilonese. Si ha, quindi, la possibilità di riferire l’opera del profeta Naum (il cui nome significa “consolazione”) al tempo del re di Giuda Giosia e della sua riforma religiosa (2Re 22), che sembra essere evocata in un paragrafo di questo breve scritto profetico (1,9-2,2).

Dicevamo, però, che il centro della predicazione di questo profeta, vissuto nella seconda metà del VII secolo a.C., è costituito da un canto dedicato alla rovina della grande avversaria di Israele, l’Assiria (2,3-3,19). Si tratta di una lamentazione sarcastica in cui, fingendo il lutto per quella fine, si ironizza e si esprime la gioia per l’opera di giustizia compiuta dal Signore contro un oppressore così duro e crudele. La caduta di Ninive diventa il simbolo della grande vittoria che Dio riporta sul male e dalla speranza in un futuro diverso per le vittime.

Il poema contro Ninive è di un’intensa forza poetica ed è articolato in una serie di quadri che dipingono le vicende quasi in presa diretta ed evocano anche un evento precedente, la distruzione di Tebe, la capitale egiziana sconfitta nel 663 a.C. dall’assiro Assurbanipal (3,8-10), il cui destino ricade ora sul vincitore di allora. Si noti anche che il libretto di Naum è preceduto da un salmo alfabetico incompleto (1,2-8), i cui versetti sono aperti da parole che iniziano con le lettere dell’alfabeto ebraico in successione, dall’ “Alef” alla “Kaf” (esclusa la lettera “Dalet”).

Le parole severe del giudizio divino si accompagnano alle promesse di una sicura salvezza: Il Signore, che regge il cosmo e la storia, si schiera dalla parte degli oppressi e assicura loro la liberazione e la possibilità di ritornare a essere in festa (2,1), mentre sugli oppressori cala il silenzio della morte (3,18).

Nota Finale

La predicazione di Naum, nato in un piccolo villaggio della Galilea, Elcos, si svolge alcuni anni prima della caduta di Ninive, conquistata dai Babilonesi nel 612 a.C. Per secoli l’Assiria (paragonata nel testo a una tana di leoni), ha devastato e dominato le altre nazioni del Medio Oriente, ma ora, afferma il profeta in uno stile vibrante e appassionato, la collera del Signore si abbatterà sul suo orgoglioso impero: nessun potere umano può usurpare indefinitamente il dominio di Dio sull’universo. L’autore, che è lontano dallo spirito universalistico di Giona e da quello del Nuovo Testamento, esprime con rara efficacia il tema della giustizia vendicativa di Dio. Il canto del giudizio divino su Ninive è di una tale potenza evocatrice e finezza letteraria da essere considerato uno dei capolavori della poesia ebraica.



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