sabato 22 settembre 2018

OSEA



Questo profeta – il cui nome rimanda in ebraico alla “salvezza” offerta dal Signore – apre la serie dei cosiddetti “profeti minori”. In realtà, la sua è una testimonianza di alto profilo e si basa su un’esperienza personale che viene assunta a simbolo religioso per tutto il popolo ebraico. Vissuto nella seconda metà dell’VIII secolo a.C. nel regno settentrionale di Israele, Osea aveva sposato una donna, Gomer, figlia di Diblain (1,3), la quale era una prostituta (forse una sacerdotessa dei culti degli indigeni cananei, culti della fertilità a sfondo sessuale).

I primi tre capitoli del libro sviluppano in modo molto intenso questa storia personale. Tuttavia il profeta la trasfigura facendola diventare una parabola dell’intera vicenda del popolo di Israele: di fronte all’amore fedele da parte del Signore la “sposa” Israele aveva risposto con l’infedeltà dell’idolatria cananea, bollata appunto come prostituzione e adulterio.

Osea operava in questo modo una svolta: la raffigurazione dell’alleanza tra JHWH e Israele non era più modellata, come al Sinai, sulla base di un rapporto tra un re e un suo vassallo, un rapporto “politico” tra due personaggi. Era, invece, rappresentata come una relazione d’amore tra due persone, con aspetti di intimità, di comunione, di spontaneità. Questo tema nuziale verrà ripreso dai profeti successivi in forme diverse e costituirà un simbolo significativo anche per il Nuovo Testamento. Tra l’altro, nel capitolo 11 lo stesso Osea assumerà un’altra immagine, quella paterna (o materna) per definire il rapporto tra Dio e l’uomo.

Il resto del libro (capitoli 4-14) sembra essere una raccolta eterogenea di oracoli, in cui predomina il giudizio divino nei confronti del popolo idolatra e infedele. Il profeta ripete anche il tipico annunzio del culto unito alla vita e alla giustizia: «Io voglio l’amore, non i sacrifici» (6,6), dirà, e Gesù raccoglierà questo appello divino (Matteo 9,13; 12,7). Tuttavia il giudizio si apre alla speranza: se Israele si pente e si converte, Dio risponderà con la sua grazia e il suo amore e la gioia inonderà tutta la terra (capitolo 14). Nell’interno del libro di Osea non mancano allusioni o riferimenti alla vita politica del regno ebraico di Samaria nell’VIII secolo a.C.

Nota Finale

Osea, profeta dell’VIII sec. a.C., che svolge la sua missione nel regno settentrionale di Israele, vede la sua dolorosa vicenda coniugale con la moglie fedifraga Gomer come la parabola dell’amore costante e appassionato di Dio per l’infedele nazione d’Israele. Preoccupato per l’idolatria diffusa tra il popolo e per le ingiustizie subite dai poveri, Osea lancia la sua protesta contro le innumerevoli infedeltà di Israele, su cui incombe il castigo divino. Il libro si chiude tuttavia con la promessa che Israele rivivrà, perché l’amore di Dio, che il profeta descrive anche con immagini paterne, non potrà mai spegnersi. 

Come l’altro profeta a lui contemporaneo, Amos, Osea è particolarmente attento al tema della «giustizia» ed è il primo scrittore biblico a descrivere la relazione tra Dio e il suo popolo in termini nuziali: questo simbolismo verrà trasferito nel Nuovo Testamento con l’immagine della Chiesa sposa di Cristo.





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