Si tratta di due opere distinte che affrontano, da angolature diverse e in forme differenti, le vicende
vissute dagli Ebrei sotto il dominio dei Seleucidi, i discendenti di uno dei
generali di Alessandro Magno, Seleuco, che avevano sotto il controllo l’area
siro-palestinese. Questa dinastia con uno dei suoi sovrani, Antioco IV (175-164 a.C.), aveva imposto a tutto il proprio regno un modello di
società, di legislazione, di cultura e di religione di impronta greca.
Tale imposizione non poteva essere
accettata dagli Ebrei osservanti, che reagirono dando vita a una vera e propria
rivoluzione capeggiata da Giuda, soprannominato “Maccabeo” (termine che può
significare “martello” o “designazione del Signore”), che coagulò attorno a sé
un vero e proprio esercito partigiano, destinato a opporsi alle forze
siro-ellenistiche di Antioco IV.
Il primo libro descrive appunto, in tre
medaglioni, le valorose imprese di Giuda (3,1-9,22), di suo fratello e successore Gionata
(9,23-12,53) e infine di Simone,
l’altro fratello che darà origine a una dinastia che regnerà in Israele fino
alle soglie dell’era cristiana (capitoli 13-16). Gli eventi narrati vanno dal 167 al
134 a.C. e comprendono guerre, atti eroici, trattative diplomatiche, la
purificazione del Tempio di Gerusalemme, profanato su ordine del re Antioco IV con una statua idolatrica, forse di Zeus. Non mancano pagine esaltanti ma
anche vicende confuse e oscure.
Il secondo libro dei
Maccabei, presentato come il
riassunto di un’opera in cinque libri di un certo Giasone di Cirene, ha invece
al centro solo la figura dell’eroe Giuda Maccabeo. L’opera è interessante
perché permette di individuare anche alcuni temi cari alla religione giudaica
dell’epoca recente. Si proclama la fede nella risurrezione e nella vita eterna
(capito 7,9), si esalta la presenza
degli angeli accanto ai combattenti per la libertà, si dichiara la fede nella
creazione dal nulla operata da Dio (7,28), si afferma la validità del suffragio
dei vivi per i morti (12,38-45). I due libri, giunti a
noi in greco, non sono entrati per questo nel Canone ebraico (e in quello
protestante), ma sono riconosciuti come ispirati dalla Chiesa cattolica.
Nota Finale
«Primo libro dei Maccabei». I due libri dei Maccabei narrano i quarant’anni di storia che vanno dal
175 al 134 a.C. È un periodo denso di avvenimenti per il popolo ebraico, mentre
la Palestina si trova sotto il controllo della dinastia dei Seleucidi, che
regge il regno di Siria, uno degli stati sorti con la spartizione dell’impero
di Alessandro Magno. Quando i re seleucidi, e soprattutto Antioco IV Epifane (175-164 a.C.), decidono di imporre la religione e la cultura
greche agli Ebrei, si scontrano con la reazione popolare guidata dalla famiglia
dei Maccabei, i quali intraprendono una lunga lotta, che porta alla conquista
della libertà e dell’autonomia religiosa. L’autore del primo libro dei
Maccabei, composto tra la fine del II e l’inizio del I sec. a.C., ci è ignoto; egli è spesso uno storico attendibile e un
testimone oculare di molti avvenimenti, ma il suo intento è principalmente
religioso e nazionalistico: mostrare la provvidenza del Signore verso il suo
popolo, rafforzare la fede nell’unico Dio contro i culti pagani dell’ellenismo
ed esaltare l’eroismo dei Giudei perseguitati.
«Secondo libro dei Maccabei». Scritto
originariamente in greco, non è il seguito del primo, né opera dello stesso
autore. Si tratta di una rielaborazione dei medesimi avvenimenti riguardanti la
rivolta dei Maccabei contro il potere ellenistico della dinastia seleucide
regnante in Siria. Al centro del libro domina la figura di Giuda, il più
celebre e attivo dei Maccabei, ma attorno a lui si sviluppano quadri famosi non
citati nel primo libro, come l’umiliazione di Eliodoro, incaricato dal re
Seleuco IV di spogliare il tempio
di Gerusalemme, o come il martirio di Eleazero e dei sette fratelli giudei che
non vogliono tradire la loro fede. L’opera, fortemente intrisa di passione
nazionalistica, di tesi moraleggianti e composta in uno stile retorico e
solenne, è il riassunto di un altro scritto di un certo Giasone di Cirene, andato
perduto. Tuttavia, è importante perché l’anonimo autore ci rivela le
convinzioni teologiche del Giudaismo attorno al I sec. a.C.: la fede nella risurrezione,
il suffragio per i defunti, l’intercessione dei morti per i vivi, la presenza
degli angeli e la dottrina della creazione del mondo dal nulla.
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