- «Compito primario del governo è adottare provvedimenti che non sono né di destra né di sinistra e che tutti sanno più o meno quali sono».
- «Occorre un’azione governativa che si ponga oltre le ideologie».
- «Non si possono prendere ordini dalla finanza europea (cioè innanzitutto tedesca): l’Europa deve essere guidata dai suoi popoli, non dalla Tecnocrazia Europea».
Sono, queste, espressioni che
anche in questi giorni sentiamo ripetere, tanto da chi le sostiene quanto da chi
le rifiuta. Ma che cosa si intende quando oggi, in Italia e altrove, vengono
pronunciate? Che cosa si pensa, cioè, con le parole «Ideologia» e «Tecnocrazia»?
La tendenza prevalente è di chiamare «Ideologia» ogni prospettiva diversa da
quella che si condivide. La gran questione è la consistenza dei motivi in base
ai quali si condivide qualcosa.
- Ideologia; Il complesso sistematico di concetti, principi posti (e talvolta irrigiditi) alla base di un atteggiamento politico o culturale; di Dottrina che ispira o sembrerebbe ispirare un Governo o un Partito.
- Tecnocrazia; Il Governo, il predominio dei Tecnici, cioè degli specialisti (talvolta anche nel senso part. di fisici, ingegneri, ecc.) nella vita sociale, politica ed economica di un Paese.
Anche
la Democrazia è
un’«Ideologia». Ma molti considerano «ideologie» anche il Cristianesimo, il Capitalismo,
il Comunismo, ecc. Che per molti altri sono o sono state invece verità
indiscutibili. Le frasi richiamate all’inizio intendono dire che ci si deve
liberare da tutto ciò che impedisce il buon funzionamento della macchina
statale. A questa «macchina» appartiene anche quel rapporto tra «potere» (economico, politico, militare, ecc.) e «burocrazia» dove quest’ultima ha come «scopo» la realizzazione di tale potere. Ciò che ne
impedisce il buon funzionamento è la «burocrazia»
che assume scopi diversi e che quindi è irrazionale rispetto a quello «scopo» (anche se è vantaggiosa per certi burocrati).
Max Weber rileva appunto che la «burocrazia» «è il modo formalmente più razionale di esercizio
del potere», cioè «sapere specializzato», sempre più tecnico, guidato pertanto
da competenze scientifiche che non
sono né «di destra» né «di sinistra». Da competenze, aggiungiamo, che quindi non
sono ideologiche, visto che ormai nessuno si rifiuta più di servirsi della Tecno-Scienza,
ma tutti se ne servono per realizzare i loro scopi, e quindi le riconoscono l’innegabile
capacità di trasformare il mondo più di qualsiasi altra forma di potere.
Tutti riconoscono che la sua
potenza è innegabile. Tutti. Chi? Le ideologie! (Anche quelle che ammoniscono
la «Tecnica» dicendole che non tutto quello che essa può fare è giusto farlo).
Della «Tecnica» si servono, ad esempio, sia l’economia di mercato sia quella
pianificata. E della «Tecnica» si serve anche la «Politica», giacché se il buon
senso non ha mai negato l’esistenza di rapporti sociali (cioè politici), invece
la «Politica» come criterio di organizzazione di tali rapporti è stata sempre
messa in questione e travolta, ossia è sempre stata intesa come «Ideologia».
Poiché solo la «Tecnica» gode del consenso di cui si è detto, «Ideologia»
dovrebbe essere tutto ciò che non è Tecno-Scienza.
Ma che «Tecnica» è quella che si chiama in causa quando si
dice (approvando o disapprovando) che l’Europa deve essere guidata dai suoi
popoli e non dalla «Tecnocrazia»? È essa stessa un’«Ideologia». Lo si riconosce
ormai anche nel mondo capitalistico, dove si depreca lo scollamento tra
dimensione finanziaria e produzione industriale e l’illegalità che avvolge l’agire
economico. Ma non si va oltre. Il sottinteso, sia di chi condanna sia di chi favorisce
questo stato di cose, è anzi che il Capitalismo (e la sua unione con la democrazia
parlamentare) non sia un’«Ideologia».
Oltre
alla «Tecnica», nemmeno il Capitalismo sarebbe «Ideologia». Nelle
stesse «sinistre» la fede capitalistica non è forse ormai diventata vigorosa?
Certo, il Leitmotiv ormai completamente assimilato, ma tutt’altro che indiscutibile,
è che una critica al Capitalismo possa avere solamente due matrici: quella
marxista, rivoluzionaria anche quando si presenta come socialdemocrazia, e
ormai fallita persino in Cina; e quella della Chiesa, che invita il Capitalismo
ad avere come scopo il «Bene Comune» e non il «Profitto Privato» (da perseguire quindi solo come mezzo per ottenere
quello scopo). Che è un invito, sia pure inconsapevole, al suicidio (Vedi i Post Giu.-Lug.-Ago.Sett.
2013 su Capitalismo e Capitalismo e Chiesa). Non si capisce, e l’incomprensione
è pressoché generale, che la «stessa» visione del mondo (Democrazia,
Capitalismo, Tecnica, Cristianesimo, Islam, ecc.) È diversa, quando il suo scopo
riesce ad essere lo scopo dell’agire sociale, e quando invece il suo scopo è
ridotto a mezzo per realizzare uno scopo diverso. Diversa anche se
apparentemente identica.
Un uomo può
sposare una donna perché è ricca, oppure perché la ama. Nel primo caso
il suo «scopo» è goderne le ricchezze e il «mezzo» è fingere di
amarla; nel secondo lo «scopo» è godere l’amore per lei e ogni possibile «mezzo»
per ottenerlo è tutt’altro che quella finzione. Sono due uomini diversi,
anche se li si può confondere. Così come sono due diverse forme di economia il
Capitalismo, quando la società diventa mezzo per realizzare l’incremento del «Profitto
Privato», e il Capitalismo la cui volontà di profitto diventa il «mezzo» (come la
Chiesa ribadisce) per realizzare il «Bene Comune». La «Tecnocrazia» alla quale
o non si vuole o si vuole subordinare la volontà dei popoli europei è in realtà
la «Tecnica» al servizio del Capitalismo, cioè la «Tecnica» come mezzo per
realizzare la volontà di profitto: la «Tecnica» come «Ideologia» (giacché anche
altre forze si contendono, col Capitalismo, l’uso della Tecnica).
Una «Tecnica» che è qualcosa di
completamente diverso dal «potere» (krátos ) che la «Tecnica» è destinata ad
avere quando non sarà più mezzo ma scopo, cioè accrescimento della potenza
(della capacità di realizzare scopi), servendosi anche del profitto
capitalistico, in modo analogo ma conflittuale rispetto a quello in cui la
Chiesa intende servirsi del profitto per realizzare il «Bene Comune». È questa
la «Tecnica» che si pone «oltre le ideologie». Non ci si avvede della
destinazione della «Tecnica» autentica al «Dominio» e la si confonde con la «Tecnica»
come mezzo, cioè con le sue forme ideologiche. E se un uomo sposa una donna sia
perché l’ama, sia perché è ricca, non potrà amarla, rispondiamo, come quando in
cima ai suoi pensieri sta soltanto l’amore; e nemmeno come quando in cima sta
il desiderio di condurre una vita agiata. Ognuna delle due cime rimpicciolisce
l’altra, cioè si serve dell’altra come «mezzo» per farsi spazio.
L’illusione che ognuna delle due
rimanga la stessa di quando non aveva l’altra accanto a sé è l’illusione di chi
vuol tenere insieme Capitalismo e Cristianesimo, o Democrazia e Capitalismo, o Tecnica
e Fede religiosa. Se qualcuno si unisce a una donna perché l’ama, il suo amore
sarà più potente di quello di chi le si unisce perché, oltre ad amarla,
desidera la sue ricchezza. Un sistema sociale che ha come «scopo» la volontà Tecno-Scientifica
di aumentare la potenza è più potente di un sistema dove questa volontà si
spartisce lo spazio con la volontà di «profitto», o con la Fede religiosa, o
con la Democrazia. È più potente, dunque è destinata al «Dominio». (Vedi anche i Post. Genn. e Febbr. 2014 in merito alla
Tecnica)
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