sabato 2 maggio 2015

L’ULTIMO DIO (Cap.1)



  • «Compito primario del governo è adottare provvedimenti che non sono né di destra né di sinistra e che tutti sanno più o meno quali sono». 
  • «Occorre un’azione governativa che si ponga oltre le ideologie». 
  • «Non si possono prendere ordini dalla finanza europea (cioè innanzitutto tedesca): l’Europa deve essere guidata dai suoi popoli, non dalla Tecnocrazia Europea». 

Sono, queste, espressioni che anche in questi giorni sentiamo ripetere, tanto da chi le sostiene quanto da chi le rifiuta. Ma che cosa si intende quando oggi, in Italia e altrove, vengono pronunciate? Che cosa si pensa, cioè, con le parole «Ideologia» e «Tecnocrazia»? La tendenza prevalente è di chiamare «Ideologia» ogni prospettiva diversa da quella che si condivide. La gran questione è la consistenza dei motivi in base ai quali si condivide qualcosa. 
  • Ideologia; Il complesso sistematico di concetti, principi posti (e talvolta irrigiditi) alla base di un atteggiamento politico o culturale; di Dottrina che ispira o sembrerebbe ispirare un Governo o un Partito. 
  • Tecnocrazia; Il Governo, il predominio dei Tecnici, cioè degli specialisti (talvolta anche nel senso part. di fisici, ingegneri, ecc.) nella vita sociale, politica ed economica di un Paese. 

Anche la Democrazia è un’«Ideologia». Ma molti considerano «ideologie» anche il Cristianesimo, il Capitalismo, il Comunismo, ecc. Che per molti altri sono o sono state invece verità indiscutibili. Le frasi richiamate all’inizio intendono dire che ci si deve liberare da tutto ciò che impedisce il buon funzionamento della macchina statale. A questa «macchina» appartiene anche quel rapporto tra «potere» (economico, politico, militare, ecc.) e «burocrazia» dove quest’ultima ha come «scopo» la realizzazione di tale potere. Ciò che ne impedisce il buon funzionamento è la «burocrazia» che assume scopi diversi e che quindi è irrazionale rispetto a quello «scopo» (anche se è vantaggiosa per certi burocrati). 
Max Weber rileva appunto che la «burocrazia» «è il modo formalmente più razionale di esercizio del potere», cioè «sapere specializzato», sempre più tecnico, guidato pertanto da competenze scientifiche  che non sono né «di destra» né «di sinistra». Da competenze, aggiungiamo, che quindi non sono ideologiche, visto che ormai nessuno si rifiuta più di servirsi della Tecno-Scienza, ma tutti se ne servono per realizzare i loro scopi, e quindi le riconoscono l’innegabile capacità di trasformare il mondo più di qualsiasi altra forma di potere. 
Tutti riconoscono che la sua potenza è innegabile. Tutti. Chi? Le ideologie! (Anche quelle che ammoniscono la «Tecnica» dicendole che non tutto quello che essa può fare è giusto farlo). Della «Tecnica» si servono, ad esempio, sia l’economia di mercato sia quella pianificata. E della «Tecnica» si serve anche la «Politica», giacché se il buon senso non ha mai negato l’esistenza di rapporti sociali (cioè politici), invece la «Politica» come criterio di organizzazione di tali rapporti è stata sempre messa in questione e travolta, ossia è sempre stata intesa come «Ideologia». Poiché solo la «Tecnica» gode del consenso di cui si è detto, «Ideologia» dovrebbe essere tutto ciò che non è Tecno-Scienza. 
Ma che «Tecnica» è quella che si chiama in causa quando si dice (approvando o disapprovando) che l’Europa deve essere guidata dai suoi popoli e non dalla «Tecnocrazia»? È essa stessa un’«Ideologia». Lo si riconosce ormai anche nel mondo capitalistico, dove si depreca lo scollamento tra dimensione finanziaria e produzione industriale e l’illegalità che avvolge l’agire economico. Ma non si va oltre. Il sottinteso, sia di chi condanna sia di chi favorisce questo stato di cose, è anzi che il Capitalismo (e la sua unione con la democrazia parlamentare) non sia un’«Ideologia». 
Oltre alla «Tecnica», nemmeno il Capitalismo sarebbe «Ideologia». Nelle stesse «sinistre» la fede capitalistica non è forse ormai diventata vigorosa? Certo, il Leitmotiv ormai completamente assimilato, ma tutt’altro che indiscutibile, è che una critica al Capitalismo possa avere solamente due matrici: quella marxista, rivoluzionaria anche quando si presenta come socialdemocrazia, e ormai fallita persino in Cina; e quella della Chiesa, che invita il Capitalismo ad avere come scopo il «Bene Comune» e non il «Profitto Privato» (da perseguire quindi solo come mezzo per ottenere quello scopo). Che è un invito, sia pure inconsapevole, al suicidio (Vedi  i Post Giu.-Lug.-Ago.Sett. 2013 su Capitalismo e Capitalismo e Chiesa). Non si capisce, e l’incomprensione è pressoché generale, che la «stessa» visione del mondo (Democrazia, Capitalismo, Tecnica, Cristianesimo, Islam, ecc.) È diversa, quando il suo scopo riesce ad essere lo scopo dell’agire sociale, e quando invece il suo scopo è ridotto a mezzo per realizzare uno scopo diverso. Diversa anche se apparentemente identica. 
Un uomo può sposare una donna perché è ricca, oppure perché la ama. Nel primo caso il suo «scopo» è goderne le ricchezze e il «mezzo» è fingere di amarla; nel secondo lo «scopo» è godere l’amore per lei e ogni possibile «mezzo» per ottenerlo è tutt’altro che quella finzione. Sono due uomini diversi, anche se li si può confondere. Così come sono due diverse forme di economia il Capitalismo, quando la società diventa mezzo per realizzare l’incremento del «Profitto Privato», e il Capitalismo la cui volontà di profitto diventa il «mezzo» (come la Chiesa ribadisce) per realizzare il «Bene Comune». La «Tecnocrazia» alla quale o non si vuole o si vuole subordinare la volontà dei popoli europei è in realtà la «Tecnica» al servizio del Capitalismo, cioè la «Tecnica» come mezzo per realizzare la volontà di profitto: la «Tecnica» come «Ideologia» (giacché anche altre forze si contendono, col Capitalismo, l’uso della Tecnica). 
Una «Tecnica» che è qualcosa di completamente diverso dal «potere» (krátos ) che la «Tecnica» è destinata ad avere quando non sarà più mezzo ma scopo, cioè accrescimento della potenza (della capacità di realizzare scopi), servendosi anche del profitto capitalistico, in modo analogo ma conflittuale rispetto a quello in cui la Chiesa intende servirsi del profitto per realizzare il «Bene Comune». È questa la «Tecnica» che si pone «oltre le ideologie». Non ci si avvede della destinazione della «Tecnica» autentica al «Dominio» e la si confonde con la «Tecnica» come mezzo, cioè con le sue forme ideologiche. E se un uomo sposa una donna sia perché l’ama, sia perché è ricca, non potrà amarla, rispondiamo, come quando in cima ai suoi pensieri sta soltanto l’amore; e nemmeno come quando in cima sta il desiderio di condurre una vita agiata. Ognuna delle due cime rimpicciolisce l’altra, cioè si serve dell’altra come «mezzo» per farsi spazio. 
L’illusione che ognuna delle due rimanga la stessa di quando non aveva l’altra accanto a sé è l’illusione di chi vuol tenere insieme Capitalismo e Cristianesimo, o Democrazia e Capitalismo, o Tecnica e Fede religiosa. Se qualcuno si unisce a una donna perché l’ama, il suo amore sarà più potente di quello di chi le si unisce perché, oltre ad amarla, desidera la sue ricchezza. Un sistema sociale che ha come «scopo» la volontà Tecno-Scientifica di aumentare la potenza è più potente di un sistema dove questa volontà si spartisce lo spazio con la volontà di «profitto», o con la Fede religiosa, o con la Democrazia. È più potente, dunque è destinata al «Dominio». (Vedi anche i Post. Genn. e Febbr. 2014 in merito alla Tecnica



 

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