Molti sostengono
che l'Embrione è un essere umano. Ma, al di là delle intenzioni, la loro logica
, se vuol esser coerente ai propri princìpi, spinge ad affermare che l'Embrione
non è un essere umano. Lo si può scorgere in base a un argomento
decisivo, che non è mai stato preso in considerazione. Si crede comunemente che
uomini e natura siano capaci di realizzare infinite opere e cose. Il bambino è
capace di diventare adulto; l' alba è capace di diventare giorno. Alcuni secoli
prima di Cristo il pensiero filosofico ha dato una interpretazione tale, del
senso della capacità, che è rimasta alla base di ciò che l'uomo ha poi compiuto
in ogni campo: Politico, Religioso, Economico, Artistico, Giuridico,
Scientifico, Culturale.
Con
Aristotele è prevalso il principio che la capacità esiste anche prima
di essere esplicata o messa in pratica. Un corpo è capace di cambiar luogo
anche prima che lo cambi o che glielo si faccia cambiare; un bambino è capace
di diventare adulto anche prima che lo divenga effettivamente. Aristotele ha
chiamato «Potenza» la capacità così intesa, e di una cosa capace di essere o di
fare qualcosa ha usato dire che essa è «in Potenza» tale essere o fare. Provi
la Scienza, o il Cristianesimo (e tutto il resto), a compiere un solo passo
prescindendo dal concetto aristotelico di «Potenza».
Che l'Embrione prodotto dal seme dell'uomo e dall'ovulo
della donna sia Essere umano «in Potenza», ossia qualcosa che in condizioni
normali ha la capacità di diventare un essere umano, è un principio accettato
sia da coloro che sostengono, sia da coloro che negano che l'Embrione sia già
un essere umano.
I due opposti
schieramenti si scontrano infatti in relazione a un ulteriore carattere
della «Potenza». Gli uni (ad esempio i cattolici) intendono che l'Embrione sia
un «esser già uomo», ma, appunto, un esserlo già «in Potenza». Gli altri
intendono che l'Embrione, sebbene sia «in Potenza» un essere umano, sia
tuttavia un «non esser ancora uomo». In questo secondo caso la sua soppressione
non è omicidio; nel primo caso sì, è omicidio, e
questo primo caso esprime la compiuta concezione aristotelica della «Potenza».
Ma nel secondo caso ci si limita ad esprimere un dogma, o una tesi scientifica,
che, appunto perché scientifica, non può essere più che un' «Ipotesi» sia pure
altamente confermata. Ciò nonostante la Chiesa fa dipendere dalle «Ipotesi»
della Scienza quella che dovrebbe essere la «Verità assoluta», cioè non
ipotetica, del proprio insegnamento.
In
favore del carattere umano dell'Embrione suona invece il principio che
il suo esser uomo «in Potenza» è il suo «esser già uomo», sebbene, appunto, «in Potenza».
E se già un modo di esser uomo, la sua soppressione è un omicidio. Sennonché,
quanti sostengono il carattere umano dell'Embrione, sostengono anche che il
processo che conduce dall'Embrione all'uomo compiutamente esistente (uomo «in Atto»,
dice Aristotele) non è garantito, non è inevitabile, non ha un carattere
deterministico, ossia tale da non ammettere deviazioni o alternative.
Ancora una volta, è Aristotele a
rilevare che ciò che è «in Potenza» è «in Potenza» gli «opposti».
Questo vuol dire che, se l'Embrione può diventare un uomo «in Atto», allora,
proprio perché lo può (e non lo diventa ineluttabilmente), proprio per questo
può anche diventare «non-uomo», cioè qualcosa che uomo non è. E siamo al tratto
decisivo del discorso. L' Embrione, si dice, è «in Potenza» un «esser già uomo».
Ma, si è visto, proprio perché è «in Potenza» «uomo», l' Embrione è «in Potenza»
anche «non-uomo». Pertanto è «in Potenza» anche un «esser già non uomo». È già
uomo e, anche, è già non uomo.
Nell'Embrione
questi due «opposti» sono uniti necessariamente. Proprio per questo, l'Embrione
non è un «esser uomo». Infatti, anche per coloro che pensano alla luce dell'idea
di «Potenza», l'uomo autentico è «uomo», e non è insieme «non-uomo». Se un colore è
insieme un rosso e un non-rosso, tale colore non è il color rosso.
Analogamente, se l' Embrione è, «in Potenza», quell'esser già uomo che è
necessariamente unito all'esser già non-uomo, ne viene che l'Embrione non è già
un uomo, non è cioè quell'esser autenticamente uomo che rifiuta di unirsi all'esser
non-uomo.
Questo autentico esser uomo
non è pertanto contenuto nell'unità potenziale dell'esser uomo e del non esser
uomo: così come lo scapolo: l' uomo che non è unito a una donna, non è
contenuto nell'ammogliato, cioè nell'uomo che invece è unito a una donna. Non
essendo, l'uomo, contenuto nell'Embrione, non si può quindi dire che
sopprimendo l'Embrione si uccide l' uomo. Sia pure inconsapevolmente, ad
affermare che l'Embrione non è un essere umano, e che la sua soppressione a
fini terapeutici o eugenetici non è omicidio, son dunque proprio coloro che
dell' Embrione, alla luce dell' idea di «Potenza», intendono essere gli amici
più fedeli.
Al di là delle intenzioni di chi accetta il concetto aristotelico di «Potenza»,
tale concetto costringe a negare che l'Embrione sia un essere umano, sia pure
potenziale; Che tale costrizione sussiste perché il concetto stesso di «Potenza»
è contraddittorio, assurdo. La tesi è tutt' altro che familiare (ovvio che di
primo acchito non la si capisca e la si rifiuti) e ha vaste implicazioni,
perché il pensiero filosofico greco è il terreno in cui cresce l'intera storia
dell'Occidente (Cristianesimo incluso) e al centro del terreno appartiene
appunto la riflessione di Aristotele sul «Senso» della «Potenza».
Una gigantesca incoerenza guida
dunque la nostra civiltà, che tuttavia, per essere potente, non ha bisogno né
della verità, né della coerenza. Tutto questo molti non l' hanno capito. L'
equivoco maggiore si è prodotto tuttavia a proposito dell'espressione «Esser-già-uomo» «in Potenza».
Per Aristotele,
ciò che è uomo «in Potenza» è già un «uomo», ma, appunto, lo è «in Potenza».
Viene replicato, richiamando l'insegnamento della Chiesa, che l'Embrione è Uomo «in Atto» sin dal momento della fecondazione dell'ovulo della donna. Tuttavia
la Chiesa riconosce che l'Embrione non parla, non ragiona, non costruisce case,
ecc. Ossia riconosce che l'Embrione è, «in Potenza», uomo Adulto. Ma che altro
vuol dire l' espressione «Essere-già-uomo» «in Potenza» se non, appunto, che
l'Embrione è «in Potenza» un adulto, cioè un essere che ha sviluppato le sue
facoltà umane?
Secondo Aristotele
l'essere «in Potenza» «uomo» non significa non essere ancora un uomo (come invece
accade, sul piano filogenetico nell'interpretazione evoluzionistica del
concetto di «Uomo-in-Potenza», ma significa «esser già uomo» (che tuttavia che
deve ancora sviluppare, cioè rendere attuali le proprie potenzialità) E ogni «Potenza»,
dice Aristotele, è insieme «Potenza» di ambedue i contrari. Ogni «Potenza»: non
solo ciò che ha «in Potenza» proprietà accidentali opposte, ma anche ciò che,
non esistendo ancora, può diventare come non diventare una sostanza. Ma è a questo
punto che incomincia l'argomento decisivo.
L'
uomo che è «in Potenza» adulto è già un «uomo» ma è anche già un «non-uomo», perché, secondo Aristotele, invece di svilupparsi potrebbe morire (e
non perché possa diventare un gatto o una locomotiva). Un essere «in Potenza»,
e cioè un che di contraddittorio, di impossibile, di assurdo. Lo è l' Embrione,
ma lo è qualsiasi essere «in Potenza». Il concetto di «Potenza» è un grandioso
costrutto teorico della follia.
Il
divenire del mondo (Vedi pubbl. Febbr.-Marzo
2014 Tecnica e Senso greco della cosa-Il Divenire evidenza suprema) deve essere reinterpretato al di fuori della
categoria della «Potenza». Ma, intanto, gli amici della «Potenza» e dell'Embrione
debbono riconoscere che, proprio perché è qualcosa di contraddittorio, l'Embrione
non può essere né può diventare quell'esser uomo che per costoro è invece un
ente incontraddittorio (questo discorso non va confuso, come invece lo è stato,
con la banale ed errata critica al concetto di «Potenza», per la quale sarebbe
contraddittorio essere «in Potenza» «uomo», e non esserlo «in atto»), e debbono
riconoscere che la soppressione dell'Embrione non è omicidio.
Si aggiunga che per Aristotele
lo sperma deve esser deposto in altro, cioè nell'utero della donna, e che solo allora
esso sarà l'uomo «in Potenza». Un ente unitario che sia uomo «in Potenza», e
che non può essere sperma e ovulo separati, ci deve pur essere da qualche
parte, perché altrimenti non potrebbe mai realizzarsi l'uomo «in Atto».
Su San Tommaso la chiesa fonda
buona parte del proprio pensiero filosofico-teologico. Ma egli ritiene che per
Aristotele «esser uomo» «in Potenza» significhi essere «animale» «in Atto», e condivide
pienamente questa tesi: Nel tempo il feto è animale prima di essere uomo (prius
tempore est fetus animal quam homo) e pertanto il corpo umano... che precede
temporalmente l'anima... non è umano «in Atto», ma solo «in Potenza» (Summa
contra gentiles, II, capp. 86-89). Su questi punti la chiesa ha preso le
distanze da Tommaso; ma si tratterebbe di vedere con quanta coerenza.
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