giovedì 25 settembre 2014

L'EMBRIONE: IPOTESI E VERITA' (CAP.2)


Molti sostengono che l'Embrione è un essere umano. Ma, al di là delle intenzioni, la loro logica , se vuol esser coerente ai propri princìpi, spinge ad affermare che l'Embrione non è un essere umano. Lo si può scorgere in base a un argomento decisivo, che non è mai stato preso in considerazione. Si crede comunemente che uomini e natura siano capaci di realizzare infinite opere e cose. Il bambino è capace di diventare adulto; l' alba è capace di diventare giorno. Alcuni secoli prima di Cristo il pensiero filosofico ha dato una interpretazione tale, del senso della capacità, che è rimasta alla base di ciò che l'uomo ha poi compiuto in ogni campo: Politico, Religioso, Economico, Artistico, Giuridico, Scientifico, Culturale. 
Con Aristotele è prevalso il principio che la capacità esiste anche prima di essere esplicata o messa in pratica. Un corpo è capace di cambiar luogo anche prima che lo cambi o che glielo si faccia cambiare; un bambino è capace di diventare adulto anche prima che lo divenga effettivamente. Aristotele ha chiamato «Potenza» la capacità così intesa, e di una cosa capace di essere o di fare qualcosa ha usato dire che essa è «in Potenza» tale essere o fare. Provi la Scienza, o il Cristianesimo (e tutto il resto), a compiere un solo passo prescindendo dal concetto aristotelico di «Potenza». 
Che l'Embrione prodotto dal seme dell'uomo e dall'ovulo della donna sia Essere umano «in Potenza», ossia qualcosa che in condizioni normali ha la capacità di diventare un essere umano, è un principio accettato sia da coloro che sostengono, sia da coloro che negano che l'Embrione sia già un essere umano. 
I due opposti schieramenti si scontrano infatti in relazione a un ulteriore carattere della «Potenza». Gli uni (ad esempio i cattolici) intendono che l'Embrione sia un «esser già uomo», ma, appunto, un esserlo già «in Potenza». Gli altri intendono che l'Embrione, sebbene sia «in Potenza» un essere umano, sia tuttavia un «non esser ancora uomo». In questo secondo caso la sua soppressione non è omicidio; nel primo caso sì, è omicidio, e questo primo caso esprime la compiuta concezione aristotelica della «Potenza». Ma nel secondo caso ci si limita ad esprimere un dogma, o una tesi scientifica, che, appunto perché scientifica, non può essere più che un' «Ipotesi» sia pure altamente confermata. Ciò nonostante la Chiesa fa dipendere dalle «Ipotesi» della Scienza quella che dovrebbe essere la «Verità assoluta», cioè non ipotetica, del proprio insegnamento. 
In favore del carattere umano dell'Embrione suona invece il principio che il suo esser uomo «in Potenza» è il suo «esser già uomo», sebbene, appunto, «in Potenza». E se già un modo di esser uomo, la sua soppressione è un omicidio. Sennonché, quanti sostengono il carattere umano dell'Embrione, sostengono anche che il processo che conduce dall'Embrione all'uomo compiutamente esistente (uomo «in Atto», dice Aristotele) non è garantito, non è inevitabile, non ha un carattere deterministico, ossia tale da non ammettere deviazioni o alternative. 
Ancora una volta, è Aristotele a rilevare che ciò che è «in Potenza» è «in Potenza» gli «opposti». Questo vuol dire che, se l'Embrione può diventare un uomo «in Atto», allora, proprio perché lo può (e non lo diventa ineluttabilmente), proprio per questo può anche diventare «non-uomo», cioè qualcosa che uomo non è. E siamo al tratto decisivo del discorso. L' Embrione, si dice, è «in Potenza» un «esser già uomo». Ma, si è visto, proprio perché è «in Potenza» «uomo», l' Embrione è «in Potenza» anche «non-uomo». Pertanto è «in Potenza» anche un «esser già non uomo». È già uomo e, anche, è già non uomo
Nell'Embrione questi due «opposti» sono uniti necessariamente. Proprio per questo, l'Embrione non è un «esser uomo». Infatti, anche per coloro che pensano alla luce dell'idea di «Potenza», l'uomo autentico è «uomo», e non è insieme «non-uomo». Se un colore è insieme un rosso e un non-rosso, tale colore non è il color rosso. Analogamente, se l' Embrione è, «in Potenza», quell'esser già uomo che è necessariamente unito all'esser già non-uomo, ne viene che l'Embrione non è già un uomo, non è cioè quell'esser autenticamente uomo che rifiuta di unirsi all'esser non-uomo. 
Questo autentico esser uomo non è pertanto contenuto nell'unità potenziale dell'esser uomo e del non esser uomo: così come lo scapolo: l' uomo che non è unito a una donna, non è contenuto nell'ammogliato, cioè nell'uomo che invece è unito a una donna. Non essendo, l'uomo, contenuto nell'Embrione, non si può quindi dire che sopprimendo l'Embrione si uccide l' uomo. Sia pure inconsapevolmente, ad affermare che l'Embrione non è un essere umano, e che la sua soppressione a fini terapeutici o eugenetici non è omicidio, son dunque proprio coloro che dell' Embrione, alla luce dell' idea di «Potenza», intendono essere gli amici più fedeli.

Al di là delle intenzioni di chi accetta il concetto aristotelico di «Potenza», tale concetto costringe a negare che l'Embrione sia un essere umano, sia pure potenziale; Che tale costrizione sussiste perché il concetto stesso di «Potenza» è contraddittorio, assurdo. La tesi è tutt' altro che familiare (ovvio che di primo acchito non la si capisca e la si rifiuti) e ha vaste implicazioni, perché il pensiero filosofico greco è il terreno in cui cresce l'intera storia dell'Occidente (Cristianesimo incluso) e al centro del terreno appartiene appunto la riflessione di Aristotele sul «Senso» della «Potenza»
Una gigantesca incoerenza guida dunque la nostra civiltà, che tuttavia, per essere potente, non ha bisogno né della verità, né della coerenza. Tutto questo molti non l' hanno capito. L' equivoco maggiore si è prodotto tuttavia a proposito dell'espressione «Esser-già-uomo» «in Potenza». 
Per Aristotele, ciò che è uomo «in Potenza» è già un «uomo», ma, appunto, lo è «in Potenza». Viene replicato, richiamando l'insegnamento della Chiesa, che l'Embrione è Uomo «in Atto» sin dal momento della fecondazione dell'ovulo della donna. Tuttavia la Chiesa riconosce che l'Embrione non parla, non ragiona, non costruisce case, ecc. Ossia riconosce che l'Embrione è, «in Potenza», uomo Adulto. Ma che altro vuol dire l' espressione «Essere-già-uomo» «in Potenza» se non, appunto, che l'Embrione è «in Potenza» un adulto, cioè un essere che ha sviluppato le sue facoltà umane? 
Secondo Aristotele l'essere «in Potenza» «uomo» non significa non essere ancora un uomo (come invece accade, sul piano filogenetico nell'interpretazione evoluzionistica del concetto di «Uomo-in-Potenza», ma significa «esser già uomo» (che tuttavia che deve ancora sviluppare, cioè rendere attuali le proprie potenzialità) E ogni «Potenza», dice Aristotele, è insieme «Potenza» di ambedue i contrari. Ogni «Potenza»: non solo ciò che ha «in Potenza» proprietà accidentali opposte, ma anche ciò che, non esistendo ancora, può diventare come non diventare una sostanza. Ma è a questo punto che incomincia l'argomento decisivo. 
L' uomo che è «in Potenza» adulto è già un «uomo» ma è anche già un «non-uomo», perché, secondo Aristotele, invece di svilupparsi potrebbe morire (e non perché possa diventare un gatto o una locomotiva). Un essere «in Potenza», e cioè un che di contraddittorio, di impossibile, di assurdo. Lo è l' Embrione, ma lo è qualsiasi essere «in Potenza». Il concetto di «Potenza» è un grandioso costrutto teorico della follia. 
Il divenire del mondo (Vedi pubbl. Febbr.-Marzo 2014 Tecnica e Senso greco della cosa-Il Divenire evidenza suprema) deve essere reinterpretato al di fuori della categoria della «Potenza». Ma, intanto, gli amici della «Potenza» e dell'Embrione debbono riconoscere che, proprio perché è qualcosa di contraddittorio, l'Embrione non può essere né può diventare quell'esser uomo che per costoro è invece un ente incontraddittorio (questo discorso non va confuso, come invece lo è stato, con la banale ed errata critica al concetto di «Potenza», per la quale sarebbe contraddittorio essere «in Potenza» «uomo», e non esserlo «in atto»), e debbono riconoscere che la soppressione dell'Embrione non è omicidio. 
Si aggiunga che per Aristotele lo sperma deve esser deposto in altro, cioè nell'utero della donna, e che solo allora esso sarà l'uomo «in Potenza». Un ente unitario che sia uomo «in Potenza», e che non può essere sperma e ovulo separati, ci deve pur essere da qualche parte, perché altrimenti non potrebbe mai realizzarsi l'uomo «in Atto». 
Su San Tommaso la chiesa fonda buona parte del proprio pensiero filosofico-teologico. Ma egli ritiene che per Aristotele «esser uomo» «in Potenza» significhi essere «animale» «in Atto», e condivide pienamente questa tesi: Nel tempo il feto è animale prima di essere uomo (prius tempore est fetus animal quam homo) e pertanto il corpo umano... che precede temporalmente l'anima... non è umano «in Atto», ma solo «in Potenza» (Summa contra gentiles, II, capp. 86-89). Su questi punti la chiesa ha preso le distanze da Tommaso; ma si tratterebbe di vedere con quanta coerenza. 

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