venerdì 19 settembre 2014

L'EMBRIONE: IPOTESI E VERITA' (CAP.1)



Usare gli Embrioni umani per i trapianti? Per alcuni è lecito, per altri no. Per i primi, se l' «Embrione» non ha ancora mezzo mese di vita, il suo uso non è omicidio. Per i secondi l' «Embrione» ha natura umana sin dall'inizio e quindi la sua distruzione è un omicidio vero e proprio. Tuttavia, entrambi i contendenti hanno in comune un principio che può esser fatto risalire ad Aristotele (Vedi pubbl. Aprile 2014 - Dio Motore Immobile , causa incausata ) e per il quale l' «Embrione», se è lasciato vivere in un certo ambiente, innanzitutto il grembo materno (Vedi Pubbl. Marzo 2013 Il Nato di Donna), finisce col diventare un essere umano: è in «Potenza» un Uomo. Ma mantenendosi (più o meno consapevolmente) all'interno di questa prospettiva, sbagliano coloro per i quali l' «Embrione» sarebbe qualcosa di indifferenziato nei suoi primi giorni di vita, e sarebbe indifferenziato perché, messo in ambienti diversi, potrebbe diventare molte cose diverse dall'esser uomo. È come se dicessero: un uomo vivente è indifferenziato perché se invece di lasciarlo a casa sua lo mettiamo sul fuoco egli diventa cenere, o se, vivo come si ritrova, lo mettiamo sotto terra diventa polvere, o se lo infiliamo nella bocca di un cannone diventa proiettile. 
L'errore consiste nel credere, insieme, che se lo si lascia in pace a casa sua l' «Embrione» finisce col mostrare il suo esser uomo, e nel credere anche che distruggendo l' «Embrione» nei suoi primissimi giorni di vita non si compia omicidio. Chi ragiona così si dà torto da solo. Sino a che si rimane all'interno di quel principio aristotelico, per altro largamente condiviso, la distruzione dell' «Embrione» è indubitabilmente omicidio. Se non che il problema è tutt'altro che chiuso. Perché anche coloro che difendono la vita dell' «Embrione», e ritengono che la sua distruzione sia omicidio, sono a loro volta afflitti da una straordinaria incoerenza. Affermano infatti che in certi casi l'omicidio è lecito. Per quanto paradossale possa apparire è difficile sostenere che si tratti di un'invenzione arbitraria o di un sofisma. 
Ad esempio la dottrina cattolica afferma la liceità della guerra giusta. Ma sino a che non si inventeranno guerre in cui non muore nessuno, credere che la guerra giusta sia lecita significa credere che sia lecito far morire degli esseri umani, che presumibilmente sono innocenti come gli «Embrioni» e che come gli «Embrioni» non possono evitare di essere sacrificati per il vantaggio di altri. 
È vero che lo scopo della guerra giusta non è di uccidere i combattenti innocenti ma di difendersi dall'aggressore ingiusto; tuttavia anche l'uso degli «Embrioni» umani per rendere possibili i trapianti non ha come scopo l'uccisione degli «Embrioni» ma la sopravvivenza dei malati sui quali viene operato il trapianto. Secondo esempio, che complica ulteriormente il problema. Quanti rifiutano, in nome della condanna dell'omicidio, l' uso dell' «Embrione» nei trapianti, ammettono generalmente la liceità della circolazione automobilistica e delle attività in cui il lavoro è oggettivamente pericoloso. Ma, anche qui, affermare la liceità dell'attuale traffico automobilistico e dell'attuale modo di lavorare significa affermare la liceità di comportamenti sociali che uccidono persone presumibilmente innocenti. E anche in questo caso l'analogia sussiste, perché come lo scopo dei trapianti non è l' uccisione dell' «Embrione», ma la vita dei malati, così lo scopo della circolazione automobilistica e dei lavori pericolosi non sono gli eccidi e i funerali, ma la sopravvivenza del gruppo sociale che, appunto per sopravvivere, ritiene indispensabile l'esistenza della circolazione automobilistica e dei lavori oggettivamente pericolosi. 
Una società che tiene aperte le strade e le fabbriche e che pratica la guerra giusta non si serve forse della morte di qualche essere umano per farne vivere altri, così come nei trapianti ci si serve della morte di certi esseri umani allo stato embrionale per far vivere altri esseri umani più sviluppati? È stato infine osservato che una legislazione come quella italiana, in cui si ammette l' «Aborto», sarebbe del tutto incoerente se vietasse l' uso degli «Embrioni» nei trapianti, visto che anche la vita degli «Embrioni» oggi disponibili è destinata a finire da sola entro breve tempo. 
Si tratta però, questa volta, di una incoerenza che non riguarda la Chiesa cattolica. Sia perché, sulla base di quello che abbiamo chiamato principio aristotelico e che sta al fondo di entrambi gli schieramenti contrapposti, la distruzione di un «Embrione» umano è omicidio sino a un istante prima della sua morte naturale; e non essendo riuscita a far porre fuori legge l' «Aborto» tenta di riuscirvi almeno relativamente alla distruzione degli «Embrioni» umani. 
La Chiesa sa che quella che così si ottiene è una legislazione incoerente, ma preferisce percorrere la strada del minor male. Da parte sua una legislazione come quella italiana può tuttavia uscire da questa incoerenza rendendo legittima, oltre all' «Aborto», anche l'utilizzazione terapeutica degli «Embrioni» umani. Tutto questo, per mostrare come il problema sia molto meno semplice di quanto credano coloro che già lo ritengono complesso.

La scienza non può spiegare che cos' è l' Uomo. Nonostante le innovazioni della cosiddetta via italiana, i cattolici vogliono che la ricerca scientifica stabilisca in modo più approfondito che nel processo non si pervenga alla produzione e alla distruzione di «Embrioni». I laici si son mostrati più disposti a credere che la Scienza abbia già messo in chiaro, con quella via, che alla distruzione non si perviene. Che non si distrugga l' Uomo! Ammoniscono i cattolici. L' «Embrione» è già un essere umano ! E chi ha l' autorità di dire che cos' è l' uomo? Ma la scienza, naturalmente! Nemmeno i cattolici ne dubitano, figuriamoci i laici. Ma ci si è chiesti che cosa è oggi la Scienza? 
La Scienza ha rinunciato da tempo a mostrare la «Verità» del mondo , la «Verità» in senso forte. È un «Sapere ipotetico». Se però lo si usa, si ottengono risultati straordinari. Certo, è un Sapere Potente. Ma non crede più di essere vero per il fatto di essere Potente. Da un momento all'altro la sua «Potenza» potrebbe cessare. Laici e cattolici non riescono a scorgere che alla Scienza capita oggi quel che un tempo è capitato alla Bibbia. 
A un certo punto ci si è convinti che la Bibbia non dice come va in cielo, ma come si va in cielo. Oggi il cielo è diventato il Mondo e il Benessere mondano. Ma se la Scienza è «Potenza» e non sa che farsene della «Verità», non si dovrà affermare che anche la Scienza più sofisticata non dice più come va in cielo , cioè che cosa siano in verità il Mondo e l' Uomo, ma come si va in cielo, cioè come si fa a star meglio su questa terra? E invece ora per farsi dire che cos' è l' Uomo tutti corrono dalla Scienza , cioè da un Sapere che non ha «Verità» e formula soltanto «Ipotesi» provvisoriamente potenti. 
Quando la Scienza risponderà nel modo più esauriente, la sua risposta sarà soltanto un' «Ipotesi». E le anime pie se ne staranno lì tutte contente e soddisfatte, rassicurate dalla Scienza. Ma uno che fosse in pericolo e a cui la Scienza in persona dicesse: Ecco, la mia «ipotesi» è che tu, forse, ti salverai, se ne starebbe lì tutto contento? Sì, è nella tendenza del nostro tempo che anche l'anima religiosa si inchini alla Scienza. Ma se questa tendenza è inevitabile, se le nobili forme del passato sono in qualche modo destinate a perdere il decoro, si tratta pur sempre di una penosa genuflessione. 

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