Nel processo conoscitivo, esplicato dall’anima, dopo la “percezione” e la “rappresentazione” abbiamo il “pensiero”.
Questo, a differenza della fantasia che, pur essendo distinta da sensazione e
riflessione, può sussistere senza di esse, non può esistere senza la
sensazione. La sensazione è il tramite obbligato del pensiero.
Per quanto riguarda l’atto
intellettivo, questo è analogo all’atto percettivo, sebbene esso sia in
rapporto con forme intelligibili le quali devono essere assimilate
dall’intelletto analogamente a quanto avviene per la forma sensibile in
rapporto alla percezione. Ma «questa parte dell’anima (…) deve essere impassibile,
in quanto recettiva della forma e tale e quale essa è in potenza, ma non essa
stessa forma (…). Necessariamente, quindi, l’intelletto poiché tutto pensa, è
privo di mescolanza – come dice Anassagora – al fine di dominare, vale a dire di
conoscere: infatti, il manifestarsi in lui di ciò che gli è estraneo, impedisce
ed ostacola, si che non ha nessun altra natura se non questa di essere potenza.
Quindi, la parte dell’anima chiamata intelletto (dico intelletto ciò con cui
l’anima riflette e concepisce), prima di pensare non è in atto alcuna realtà.
Per questo non è neppure logico che sia mescolato al corpo, perché diverrebbe
una qualità determinata, o freddo o caldo, oppure avrebbe un organo, come la
facoltà sensitiva: ora non ne ha alcuno»
(De
Anima, III, 4).
L’anima pertanto, in questa sua parte noetica (“Noûs” =intelletto) è luogo delle forme,
in quanto possiede la capacità di ricevere tutte le forme. Proprio in quanto
l’intelletto è «potenza», cioè capacità di conoscere le forme, occorre un
intelletto in «atto» che possa attualizzare questa potenzialità.
Questo
intelletto «attivo», immortale, eterno, incorruttibile, separato dalla materia,
è sempre e soltanto in «atto», cioè per agire non deve passare dalla «potenza
all’atto» come l’intelletto «possibile» o «passivo».
Nota finale: Con
l’introduzione dell’intelletto «attivo» riemerge nella gnoseologia aristotelica
non solo il platonismo ma anche il problema dell’immortalità dell’anima che
verrà lungamente dibattuto nei secoli successivi.
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