Che il filosofare sia
l’attività più elevata per l’uomo, che esso sia scienza, che questa abbia per
oggetto le realtà prime costituisce per Aristotele non un dato immediato ma il
risultato di un processo dimostrativo. La prima tappa di questo processo
evidenzia il primato del «conoscere»; infatti, «tutti gli uomini per natura
tendono al sapere» (Met., I, 980 a).
Il sapere, inoltre, è ricercato per se stesso, indipendentemente dalla sua
utilità immediata. Dice Aristotele poco dopo: «Noi preferiamo la vista a tutte
le altre sensazioni (…) E il motivo sta nel fatto che questa sensazione, più di
ogni altra, ci fa acquistare conoscenza e ci presenta con immediatezza una
molteplicità di differenze».
Attraverso
esperienza e memoria, cioè l’accumulo delle conoscenze, l’uomo giunge
all’arte e alla scienza. Infatti, «mentre gli empirici sanno il puro dato di
fatto, ma non il perché di esso, invece gli altri conoscono il perché e la
causa» (ibidem - nella stessa opera -, 981 b 28). Il conoscere più
elevato è quello che ricerca le cause, ed in ciò consiste la conoscenza
scientifica. Fra le conoscenze scientifiche, quella che ricerca la causa e i
principi più elevati è indicata con il nome di «sapienza» (sophía), e sapienti o filosofi sono quanti posseggono tale scienza.
Suo fine non è l’utile, ma la stessa conoscenza. «Gli uomini hanno cominciato a
filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia (…). Ora, chi prova
un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere; ed è per questo che
anche colui che ama il mito è, in certo qual modo, filosofo: il mito infatti è
costituito da un insieme di cose che destano meraviglia» (ibidem - nella stessa
opera -, I, 2, 982, b 20).
Noi
«diciamo di conoscere una cosa quando riteniamo di conoscere la causa prima»,
cioè quella causa che non rinvia ad altro per la sua giustificazione. La
filosofia è dunque scienza che ha per oggetto la causa e i principi primi. Le
cause sono di quattro tipi: «formale», «materiale», «efficiente» e «finale». La
causa «formale» indica la sostanza o l’essenza che caratterizza una certa
realtà come quella specifica realtà e non come un’altra (ad esempio, l’anima
razionale per l’uomo). La causa «materiale» indica ciò di cui una cosa è fatta
(ad esempio, il bronzo per una statua). La causa «efficiente» è ciò da cui
deriva il movimento alle cose: il figlio è generato dal padre, la statua dallo
scultore, un’azione dalla decisione. La causa «finale» indica lo scopo o il
fine, ciò in vista di cui o in funzione di cui una cosa è o diviene; questo è
il «bene».
La dottrina è,
secondo Aristotele, corroborata dallo sviluppo della storia della filosofia. Ma
nei predecessori le cause sono state introdotte o in modo insufficiente e
parziale, o in modo scarsamente motivato: «la filosofia primitiva sembra che
balbetti su tutte le cose, essendo giovane e ai suoi primi passi (Met., I, 10).
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