sabato 4 luglio 2015

PARADISO


Il termineParadiso indica un luogo utopico sereno e non soggetto al trascorrere del tempo, caratterizzato da pace e felicità. Nel contesto di numerose religioni si riferisce alla «vita eterna» beata dei defunti. Il “Paradiso” nel Cristianesimo è uno dei tre stati (Inferno, Purgatorio, Paradiso), due nel protestantesimo dove il Purgatorio non viene riconosciuto, in cui vive l'uomo dopo la morte. Il “Paradiso” dopo la morte è l'unione definitiva tra Dio e l'Uomo, come viene simbolicamente visto nella Bibbia (Cantico dei cantici, Apocalisse) ed è la più profonda delle aspirazioni dell'uomo, conducendolo definitivamente alla felicità (v. I Corinzi, XIII, 12 ; I Giovanni, III, 2 ). 

Nei libri dei “Maccabei”, libri deuterocanonici non inclusi nel canone ebraico, si esprime la certezza della «risurrezione dei morti» e della «vita eterna». La retribuzione sarà secondo le opere di ciascuno. Gesù Cristo ha presupposto molto chiaramente questo insegnamento in varie parabole e discorsi: Nel giudizio universale (Matteo 25,31-46). Al "buon ladrone" , come vedremo poi, (espressione meglio tradotta come "delinquente pentito") Gesù promette il regno usando questa stessa parola: «In verità ti dico: oggi sarai con me nel Paradiso» (Luca 23,39-43). 

Il termine appare anche in 2Cor 12,4: L'apostolo Paolo afferma di essere stato rapito in paradiso «e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare». L'Apocalisse 2,7 dice anche: «Al vincitore darò da mangiare dell'albero della vita, che sta nel paradiso di Dio». La congregazione dei testimoni di Geova ritiene invece che il “Paradiso” corrisponderà a un ripristino dell'Eden sulla Terra dopo la fine dei tempi

Ma cos'è il “Paradiso”? Come è fatto l'aldilà? Sono domande umane, antiche, a cui Papa Francesco dà una risposta: «Più che un luogo, si tratta di uno stato dell'anima, in cui le nostre attese più profonde saranno compiute e il nostro essere creature e figli di Dio giungerà alla piena maturazione». Quando avverrà questo "passaggio finale"? Il Papa ricorda che questa domanda è stata già rivolta dai discepoli a Gesù. «Ignoriamo il tempo in cui avranno fine la Terra e l'umanità e non sappiamo il modo in cui sarà trasformato l'universo. Sappiamo però dalla Rivelazione che Dio prepara una nuova abitazione in una Terra Nuova, in cui abita la giustizia e in cui la felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri di pace che salgano da cuore degli uomini». In “Paradiso” «saremo finalmente rivestiti della gioia della pace e dell’amore di Dio in modo completo, senza più alcun limite. È bello pensare che tutti noi ci ritroveremo in Cielo, tutti! È bello e rafforza l’anima». «Tutto il Creato sarà liberato ed entrerà nella gloria dei figli di Dio». Anche gli animali. «La Sacra Scrittura - osserva ancora il Papa - ci insegna che il compimento di questo disegno meraviglioso non può non interessare anche tutto ciò che ci circonda e che è uscito dal pensiero e dal cuore di Dio. L'apostolo Paolo lo afferma in modo esplicito, quando dice che anche la stessa Creazione, tutto il Creato, sarà liberato dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà e nella gloria dei figli di Dio». 

Ritorniamo , infine, al “Buon ladrone: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno!». «In verità ti dico: Oggi sarai con me in Paradiso» (Luca 23, 42-43). Chi non conosce questo estremo dialogo tra Gesù in croce e uno dei due “malfattori” (e non “ladroni”, come di solito si dice?) È solo l’evangelista Luca a narrarlo, ed è probabile che di scena siano due “rivoluzionari” contro il potere romano. 

Erano forse due “zeloti”,così denominati per il loro zelo in difesa della libertà ebraica, mentre i romani li bollavano come sicari, a causa del corto pugnale, in latino "sica", con il quale perpetravano i loro attentati contro le truppe imperiali. Perché abbiamo posto tra i passi difficili dei Vangeli queste parole così limpide e dolci, testimonianza di un ultimo atto d’amore di Cristo? Per parlare di una realtà a cui il credente aspira come meta ultima, il “Paradiso”, ma che, a sorpresa, è pochissimo evocata nella Bibbia. 

Partiamo dal vocabolo: è la resa greca (parádeisos) e poi italiana (“Paradiso”) di un arcaico termine iranico che designava un giardino recintato (pairideza). Questo vocabolo, divenuto in ebraico "pardes", indicava un parco o un giardino ricco di vegetazione: è ciò che si ha nei soli tre passi antico testamentari ove compare (Cantico 4,3; Qohelet 2,5; Neemia 2,8). 

Il termine non è presente nei capitoli 2 e 3 della Genesi ove si descrive l’Eden (2,8), che noi siamo soliti chiamare “Paradiso terrestre” e che invece nel testo biblico è denominato come “giardino”. E nel Nuovo Testamento? Anche qui si ha una sorpresa: il "parádeisos/paradiso" è presente solo tre volte,ma ha perso il suo valore vegetale di base e si è trasformato in un simbolo dell’aldilà, dell’oltrevita, del “Regno di Dio”, come appare nel primo passo ove è introdotto, quello di Luca sopra citato. 

Il malfattore implora di essere ricordato nel “Regno” in cui Gesù sta per entrare e Cristo gli risponde parlando del “Paradiso” ove lo accoglierà. Il secondo testo è nell’epistolario paolino quando l’apostolo descrive una sua esperienza mistica: «So che un uomo, in Cristo, quattordici anni fa... fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunciare» (2Corinzi 12,2-4). 

Infine, nell’Apocalisse a chi è fedele nella prova della persecuzione Cristo promette che gli «darà da mangiare dell’albero della vita, che sta nel paradiso di Dio» (Apocalisse 2,7). Quindi, nonostante la popolarità e la ricchezza dei colori e delle immagini usate dalla tradizione, il “Paradiso” vale più per il suo contenuto che per le sue rappresentazioni. La meta finale del giusto è, infatti, la comunione con Dio, l’«essere sempre col Signore», come dice san Paolo (1Tessalonicesi 4,17), in un’intimità di vita con lui, mentre l’ “Inferno” è una lontananza, un’assenza, un distacco da questo abbraccio vitale. 


In conclusione:

Il "Paradiso" è la gloriosa corte in cui abitano schiere celesti circondati da una ineffabile luce. Lassù i Serafini e le anime che amano, appartenenti allo stesso coro, divampano incessantemente in Dio. Fiamme ardenti avvolgono i Serafini e la loro compagnia rendendoli luminosi. E in tutta la schiera celeste fluisce la dolcezza divina. Nell'unione contemplativa di Dio le anime troveranno appagamento ed eterna beatitudine, una ricompensa infinita per aver percorso sulla terra la via non facile indicata dal Divino Maestro. Troveranno applicazione le Sue parole: «Venite a me, miei diletti, prendete possesso del regno eterno che vi è stato preparato dall'inizio del mondo». Qui è la patria dei giusti, qui è la quiete assoluta, qui c'è il giubilo del cuore, qui vi è la lode insondabile che dura per sempre. 

Il "Paradiso" è l'espansione della luce di Dio che attira a Sé coloro che da Lui provengono e che sono rimasti sempre nel suo santo sguardo. È la terra promessa dei Martiri, di tutti quelli che, credendo, hanno vissuto la loro vita per potervi abitare un giorno. È il punto d'arrivo della perfezione dei figli di Dio. È lo sguardo dove Dio concepisce i suoi pensieri creativi. È l'oasi di tutta la creazione degli esseri viventi e ragionevoli. È la fonte da dove provengono la ragione e la natura della vita. 

Il "Paradiso" è il luogo della suprema beatitudine nel quale l'umanità di Cristo Gesù, la Vergine Santissima, gli Angeli e i Santi dimorano insieme godendo della visione grandiosa di Dio e del suo possesso. È la delizia di un cuore immerso in un oceano d'amore, nell'amore stesso della Santissima Trinità! È la vita in perfezione, dove vi è la presenza di tutto ciò che vi è di più puro, di più innocente, di più dolce, di più santo! «Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo cosi come egli è». (1 Gv 3,2). 

Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più morte, né lutto, né grido, né pena esisterà più, perché il primo mondo è sparito. E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco Io faccio nuove tutte le cose»... A chi ha sete io darò gratuitamente del fonte dell'acqua della vita. Il vincitore erediterà queste cose: Io gli sarò Dio ed egli mi sarà figlio (Ap. 21-4).







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