Per Benedetto Croce il Liberalismo Morale e Politico
non coincide col Liberalismo Economico: non ha legame di piena solidarietà col
Capitalismo o Sistema economico della libera concorrenza, e può ben ammettere
svariati modi di ordinamento della proprietà e della produzione della ricchezza.
Nel pensiero di Croce la distinzione tra quelle due forme di Liberalismo non e'
secondaria, perché esprime la fondamentale distinzione Crociana tra il momento
Vitale, Economico e quello Morale dell' agire umano , che non stanno sullo
stesso piano . Non possono infatti esistere due principi supremi della vita
sociale, e al Liberalismo Morale spetta di diritto di assoggettare quello Economico,
non certo annullandolo, ma dandogli uno scopo diverso e superiore a quello
dell' utilità e del vantaggio individuale.
Il Liberalismo Morale approva i
benefici apportati dal Capitalismo, ma li rifiuta se impediscono la critica
dell' esistente e cristallizzano il divenire storico in una forma sociale determinata
che presuma di porsi al di sopra della storia e della critica.
Ma facendo della
Morale lo scopo dell' Economia, Croce non rifiuta semplicemente le degenerazioni
del Capitalismo, ma il Capitalismo stesso. Per lui, quando il Capitalismo
diventa legge suprema della vita sociale, si trasforma da Legittimo Principio
Economico in Illegittima Teoria Etica, in Morale Edonistica e Utilitaristica.
Non vede che, quando lo scopo supremo dell' attività economica diventa il Bene
Morale, essa potrà essere tutto fuorché Capitalismo. Non vede che il Capitalismo
e' tale solo in quanto sottomette a sé ogni Etica. E come la Morale tanto meno
esiste quanto più viene praticata in vista di un migliore e più razionale
perseguimento del Profitto, così il Capitalismo tanto meno si conserva quanto
più le sue opere si piegano , come vorrebbe Croce , a strumenti di elevazione
umana.
Anche il laico Croce chiede al Capitalismo quello che oggi gli chiede la
Chiesa: di rinunciare a se stesso per il Bene Comune della Società .
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