Scritta in greco raffinato, la prima lettera di Pietro è
probabilmente composta a Roma, menzionata come Babilonia (5,13), secondo un uso
caro all’Apocalisse, e destinata ai cristiani perseguitati dell’Asia Minore. Lo
scritto, più che direttamente all’apostolo Pietro, viene attribuito dagli
studiosi alla tradizione petrina e si dirige alla seconda generazione dei
cristiani. Essi sono quelli che amano Cristo, pur senza averlo visto e ora,
senza vederlo, credono in lui (1,8).
Alcuni hanno individuato nella lettera i toni di un’omelia per il battesimo cristiano o
addirittura lo schema della liturgia battesimale così come veniva celebrata a
Roma, oltre a citazioni di inni e di professione di fede. Siamo, dunque, in
presenza di uno specchio del Cristianesimo delle origini, quale era proclamato
e vissuto nel cuore dell’impero romano, nella consapevolezza di essere
“pellegrini” verso un altro regno (1,17) e di essere una “fraternità” sparsa
nel mondo (5,9).
Al centro dello scritto domina la figura di Cristo, che è raffigurato come l’agnello sacrificale
senza macchia, il cui sangue è versato per il nostro riscatto; egli è la pietra
vivente scartata dagli uomini, ma scelta da Dio come fondamento per la sua
Chiesa; egli è il Servo sofferente del Signore cantato dal profeta Isaia
(capitolo 53) ed è il pastore delle nostre anime. Accanto a Cristo appare la
Chiesa, che è rappresentata con due simboli a prima vista contrapposti.
Da un lato, essa viene descritta
come una casa, una famiglia, un tempio. Su di essa si abbatte «l’incendio» della persecuzione (4,12):
necessaria è, allora, la costanza, consapevoli di essere «la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che
Dio si è acquistato» (2,9). Dall’altro lato, la Chiesa è nomade, è “fuori
casa” (come si dice letteralmente in 1,17 e 2,11), è pellegrina verso la
pienezza della vita, nella patria celeste della perfetta comunione con Dio.
Nota Finale
Questa prima lettera delle due attribuite a Pietro è sicuramente autentica, data la grande
somiglianza nella forma e nei contenuti con la catechesi dell’apostolo, nota
attraverso il libro degli Atti e il vangelo di Marco. Viene spedita
probabilmente da Roma (chiamata nel testo “Babilonia”), qualche anno prima
della morte di Pietro, che la tradizione più attendibile colloca nel 64 o nel
67 d.C., sotto Nerone. I destinatari sono le comunità cristiane di alcune
regioni della zona centrale e settentrionale dell’Asia Minore (odierna
Turchia). La finalità è il conforto e il sostegno dei fedeli che stanno
passando in mezzo al “fuoco” della prova, anche se forse non si tratta ancora
delle vere e proprie persecuzioni ufficiali. Qualche studioso considera questa
lettera una omelia battesimale, nella quale viene dapprima riaffermata la
dignità del battezzato e poi sviluppata una catechesi sugli impegni della vita
cristiana, soprattutto come partecipazione alla storia di dolore e di gloria
del Cristo morto e risorto.